Sembrava che davanti al giudice per le indagini preliminari Gianstefano Frigerio avesse negato tutto. Invece l’ex parlamentare Dc e Fi, arrestato nell’ambito dell’inchiesta milanese sulla presunta “cupola” degli appalti, durante l’interrogatorio del 12 maggio scorso davanti al gip, ha ammesso di aver preso soldi dall’imprenditore Enrico Maltauro giustificandoli però come regalie. Proprio il costruttore veneto era stato il primo ad ammettere di aver pagato le bustarelle davanti al giudice. Per poi proseguire la ricostruzione dei fatti davanti a i pm di Milano Claudio Gittardi e Antonio D’Alessio di mercoledì scorso, 14 maggio.
L’imprenditore non aveva parlato di regali, ma di versamenti, fatti a Frigerio e agli altri uomini della “squadra”, perché era l’unico modo per poter lavorare. L’indagato ha ricostruito il “sistema” delle mazzette e verrà probabilmente riconvocato dagli inquirenti nei prossimi giorni. I soldi, che erano presunte regalie per Frigerio, vengono definiti invece “sostegno elettorale” dall’ex senatore forzista Luigi Grillo. Insomma, con nomi diversi da quelli con sui vengono definiti dal codice penale, due indagati considerati al vertice della cupola ammettono di aver intascato il denaro.
A Grillo dal gip è stata contestata la telefonata intercettata del 24 dicembre 2013. Si tratta di una conversazione, come si legge negli atti dell’indagine, tra l’ex senatore e l’imprenditore, dalla quale si evince “apparentemente solo uno scambio convenzionale di auguri” ma che invece “è estremamente significativa e dimostra (…) – annota la Guardia di finanza in una informativa – l’avvenuta ricezione da parte di Grillo della sua quota parte del denaro precedentemente versato da Maltauro a Cattozzo. Grillo infatti, si legge nella annotazione delle Fiamme Gialle, in quella conversazione “facendo riferimento con l’interlocutore al fatto di avere incontrato Cattozzo (…) ringrazia con grande enfasi Maltauro”, prospettandogli “un prossimo incontro subito dopo Capodanno per proseguire ‘nell’azione’ con ciò rinviando alla prosecuzione dell’attività svolta in favore dell’imprenditore nel corso degli ultimi mesi”. “Ti ringrazio di cuore di tutto – sono le parole intercettate di Grillo – ho visto Sergio tutto bene ti ringrazio molto… ci vediamo subito dopo Capodanno e così proseguiamo nell’azione”.
Ammissioni, intanto, sono arrivate anche da Sergio Cattozzo, ex esponente dell’Udc ligure che si è definito “lobbista all’americana”, a cui sono stati trovati anche post-it con la presunta ‘contabilità della stecche’ e un vero e proprio archivio di documenti e agende dalle quali emerge la sua rete di contatti e di appuntamenti.
Ieri, inoltre, ha ammesso di aver truccato le gare d’appalto anche l’ex manager dell’Expo, Angelo Paris, e di averlo fatto, sbagliando, per vantaggi di carriera e protezioni politiche. Negano le accuse, invece, l’ex funzionario Pci Primo Greganti e l’ex senatore Pdl Luigi Grillo. Che, secondo Frigerio, poteva contare su Cattozzo come su un “segretario”. Un ruolo confermato dallo stesso Maltauro che ha raccontato che gli fu presentato da Grillo come il suo stretto collaboratore e segretario. Dalle indagini, inoltre, è emerso che Cattozzo era l’uomo di fiducia di Grillo per tenere i rapporti e i contatti con le imprese a cui dovevano essere assegnate, secondo l’accusa, le gare d’appalto truccate in cambio di mazzette. Un’attività, secondo le indagini, che Cattozzo avrebbe portato avanti anche quando Grillo era senatore e sedeva in Parlamento. Per cui il gip di Milano Fabio Antezza ha respinto la richiesta di arresti domiciliari.
Ieri il giudice aveva respinto anche la richiesta di scarcerazione che era stata presentata dalla difesa di Frigerio, sottolineando che persistono “eccezionali esigenze cautelari” e che l’ex parlamentare non ha mostrato alcun segno di “resipiscenza”. Intanto, da quanto si è saputo, l’udienza davanti al Tribunale del Riesame per discutere l’appello dei pm contro il rigetto da parte del gip di 12 richieste d’arresto dovrebbe tenersi non prima di giugno.
Intanto la Procura di Milano ha comunicato al Senato che Primo Greganti non è stato pedinato, ma risulta agli una intercettazione di una sua telefonata del 19 febbraio scorso in cui l’ex compagno G riferisce a Cattozzo “adesso ho finito una riunione al Senato”, e che la posizione dell’utenza di Greganti risulta nei pressi di Palazzo Madama”.