“Disponibili a discutere di tutto, anche di bilanci, purché la si finisca di additarci a pubblica vergogna. Il sindacato non gestisce fondi pubblici. La smetta il Presidente Renzi di essere ambiguo al riguardo”. Così i sindacati del pubblico impiego Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Fpl e Uil-Pa, Rossana Dettori, Giovanni Faverin, Giovanni Torluccio e Benedetto Attili, aprono al confronto con il governo. “Il sindacato funziona con le quote degli iscritti rendicontate ogni anno sulla base dello statuto e delle norme civilistiche, come ogni altra associazione di diritto privato a cui volontariamente i lavoratori si associano”, dicono ad una sola voce Cgil, Cisl e Uil includendo il punto 44 all’interno della riforma della pubblica amministrazione inviata al premier in risposta alla lettera che lo stesso presidente del Consiglio aveva inviato ai dipendenti pubblici. “Le risorse che derivano da attività che il sindacato svolge in favore dei cittadini sono esercitate da apposite strutture societarie che rendicontano sulla base della normativa di riferimento i corrispettivi per i servizi resi (caf, patronati etc)”, conclude la nota.

Disponibili al confronto dunque, sulla mobilità, dicono Cgil, Cisl e Uil del pubblico impiego che propongono “una ricognizione sui fabbisogni e sulle professionalità necessarie” partendo dalle leggi esistenti perché “a nulla sono serviti i tagli lineari al personale”. L’obiettivo, infatti, deve deve essere quello di far coincidere la nuova domanda di servizi con la capacità di offerta, tempestiva ed efficiente. Ma, sottolineano, “da anni attendiamo l’individuazione della tabelle di equiparazione tra i livelli di inquadramento nei diversi comparti”. E la “riforma” dei sindacati apre anche sulla semplificazione e una maggiore flessibilità delle regole sul turn over, fermo restando il vincolo sulle risorse per tutte le amministrazioni. “Sbloccare immediatamente il turn-over. Bisogna assumere e semplificare: per esempio abrogando il sistema delle doppie autorizzazioni a partire dalle stabilizzazioni dei precari e dalle assunzioni dei vincitori di concorso”, dicono proponendo un confronto anche sulla riduzione del monte ore dei permessi sindacali nel pubblico impiego. “Discutiamone: l’80% dei lavoratori ha partecipato alle elezioni dei propri rappresentanti e nel pubblico impiego le regole funzionano”.

E poi via alla “centrale unica per gli acquisti” non solo per tutte le forze di polizia come pensa il governo ma per tutta la pubblica amministrazione. “Basta appalti opachi, basta infiltrazioni criminali e pratiche illegali”, spiegano ancora Cgil, Cisl e Uil che concordano anche su un nuovo ruolo di controllo della Ragioneria generale dello Stato sui profili di spesa da ampliare anche alla Corte dei Conti. Poi il 45esimo punto della riforma da aggiungere ai 44 indicati dal premier e dal ministro Marianna Madia con relativo hashtag, “#Renzi rinnova il mio contratto”. “Sicuri di poter chiedere sforzi e uno scatto di modernità a un pubblico impiego impoverito e demotivato da cinque anni di blocco? Senza la riapertura della contrattazione nessuna vera riforma è possibile. Non si tratta solo di sanare una situazione di ingiustizia ormai evidente. Il contratto è uno strumento di governo dei processi di riforma”, sostengono Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Fpl e Uil-Pa. Le proposte, “quarantacinque idee per andare oltre gli spot pubblicitari e le consultazioni mediatiche” già online, saranno discusse nelle assemblee già convocate in tutta Italia per il 23 maggio.  “Più che una sfida, lanciamo un’opportunità: aprire una fase di riforma partecipata”, è l’idea di base.

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