Si dovrà attendere giovedì per capire qual è l'orientamento del Csm sullo scontro tra toghe che si sta consumando da quasi due mesi. Nuove audizioni sono state chieste alla I Commissione del Consiglio superiore della magistratura da parte di Antonello Racanelli (Magistratura Indipendente). Ma sembra improbabile che il Consiglio riapra l'istruttoria
Si dovrà attendere giovedì per capire qual è l’orientamento del Csm sullo scontro tra toghe che si sta consumando in Procura a Milano. Nuove audizioni sono state chieste alla I Commissione del Consiglio superiore della magistratura da parte di Antonello Racanelli (Magistratura Indipendente). Il consigliere ritiene che debbano essere ascoltati il procuratore aggiunto di Milano Alberto Nobili, i due pm dell’inchiesta Expo Claudio Gittardi e Antonio D’Alessio, i responsabili dei reparti della Gdf coinvolti nella vicenda del doppio pedinamento e il pm del caso Sallusti. Intanto un componente laico, Ettore Adalberto Albertoni, ex presidente del consiglio regionale lombardo (Lega), si è dimesso.
Secondo Alfredo Robledo, l’aggiunto che contesta al procuratore capo Edmondo Bruti Liberati l’assegnazione di alcuni importanti fascicoli – Nobili non avrebbe rinunciato a coordinare l’inchiesta Ruby perché non sarebbe stato mai interpellato. Inoltre in una nota delle Fiamme Gialle viene smentito che ci sia stato un caso di doppio pedinamento durante l’indagine Expo come sostenuto da Bruti. Il pm del caso Sallusti, invece, dovrebbe spiegare le modalità per cui il fascicolo fu di fatto avocato da Bruti e il cui atteggiamento scatenò una sorta di rivolta a Palazzo di Giustizia. Per quanto riguarda il fascicolo Expo proprio Robledo aveva sollevato il problema della competenza della Dda guidata Ilda Boccassini, rivendicando quella esclusiva del suo pool che si occupa dei reati contro la pubblica amministrazione (il fascicolo è in coassegnazione ai due Dipartimenti). Mentre Bruti ha imputato al suo aggiunto di aver determinato un intralcio all’inchiesta. L’ultima richiesta istruttoria riguarda invece un episodio ormai datato, su cui Robledo ha richiamato l’attenzione nel suo esposto al Csm: i contrasti che ci furono alla procura di Milano sulla richiesta di concedere la detenzione domiciliare al direttore Il Giornale Alessandro Sallusti, che era stato condannato alla reclusione per diffamazione e che non aveva fatto nessuna istanza per scontare la pena a casa. Per poter presentare questa richiesta Bruti avocò il fascicolo al pm titolare De Iorio, che Racanelli ha chiesto ora di ascoltare.
Sembra improbabile che il Csm riapra l’istruttoria, piuttosto, come sollecitato da più parti, c’è premura di chiudere il caso e arrivare alla decisione finale. È estremamente difficile che le nuove richieste di audizioni vengano accolte, visto che tutti gli altri componenti della Commissione – ad eccezione del relatore che si è riservato di esprimersi giovedì prossimo – hanno già manifestato il loro parere contrario, ritenendo che il Csm abbia già in mano tutto quello che gli serve per decidere sul caso Milano. Nel pomeriggio si riunirà anche l’altra Commissione che sta seguendo la vicenda, la Settima. Ed è già scontato che Racanelli ribadirà in quella sede le sue richieste istruttorie.
Albertoni si è dimesso a sorpresa dalla Settima commissione del Csm (organizzazione degli uffici), che si sta occupando dello scontro alla procura di Milano, perché le due commissioni che si stanno occupando dello scontro la Settima e la Prima (trasferimenti d’ufficio), non hanno accolto la richiesta dell’aggiunto di essere riascoltato. Albertoni spiega nella raccomandata a mano consegnata al vicepresidente Michele Vietti e agli altri componenti della Commissione di avere avuto garanzie che la seduta del 15 maggio scorso sarebbe durata circa mezz’ora e che le decisioni sarebbero state prese successivamente. Così non è stato e da qui la decisione di dimettersi perché “è venuto meno il leale e doveroso rispetto che deve essere garantito a tutti i consiglieri in qualsiasi sede del Csm”. “C’è stato un fraintendimento a cui penso si rimedierà” dice all’Ansa uno dei componenti della Settima Commissione, Vittorio Borraccetti. Nessun commento invece dalla presidente della Commissione.
Intanto un altro particolare dello scontro è emerso nelle ultime ore. Dopo l’esposto di Robledo al Csm contro il capo del suo ufficio Edmondo Bruti Liberati, uno dei pm titolari dell’indagine sull’Expo, il pm Claudio Gittardi, chiese al gip di accelerare la decisione sulle richieste di custodia cautelare presentate dalla procura. La circostanza – cui aveva fatto cenno Ilda Boccassini nella sua audizione davanti al Csm del 12 maggio scorso – emerge ora con chiarezza dagli atti dell’inchiesta.
Intanto mercoledì sarà giornata di nomine domani al Consiglio superiore della magistratura. Il plenum dovrà indicare i nuovi capi di tre importanti procure: Torino, Firenze e Bari. Sulle scelte da compiere la Commissione per gli incarichi direttivi si è spaccata e ha indicato più nomi per gli incarichi da conferire. Da tempo però si parla di un accordo complessivo tra le principali correnti, che ora però sarebbe stato messo in forse dall’esito la settimana scorsa della nomina del nuovo segretario generale del Csm, che avrebbe visto saltare l’intesa che era stata raggiunta.
Per Torino il favorito è Armando Spataro, già procuratore aggiunto a Milano e pm del processo per il sequestro di Abu Omar. Il suo concorrente è Francesco Enrico Saluzzo, procuratore di Novara. Partita a due anche a Firenze, dove la sfida è tra Giuseppe Creazzo, procuratore di Palmi, e Alfredo Morvillo, procuratore di Termini Imerese e cognato di Giovanni Falcone. Più complicata la scelta del nuovo procuratore di Bari, dove i candidati in lizza sono tre: Giuseppe Volpe , sostituto procuratore generale in Cassazione; Fausto Zuccarelli, procuratore aggiunto a Napoli ed ex componente del Csm e Pasquale Drago, il pm che svolge il ruolo di reggente dell’ufficio da quando Antonio Laudati è stato trasferito a Roma dopo lo scandalo escort.