Via libera all’accordo intergovernativo che dà vita al fondo salva-banche europeo così come previsto dall’Unione bancaria: i rappresentanti di 26 Stati membri (Svezia e Gran Bretagna sono fuori) hanno firmato mercoledì l’accordo sul “trasferimento e la mutualizzazione dei contributi al fondo unico”. L’accordo completa la regolamentazione recentemente adottata dal Parlamento Ue che crea il meccanismo unico di risoluzione (SRM). “Il SRM ha lo scopo di assicurare il fallimento ordinato delle banche senza ricorrere ai soldi dei contribuenti”, si legge nel comunicato del Consiglio.
Si farà infatti ricorso sistematico al ‘bail-in‘, cioè contributo dei privati come azionisti e obbligazionisti, in linea con la direttiva su risanamento e risoluzione adottata all’inizio di maggio (BRRD), e sarà poi possibile il ricorso al fondo comune (SRF). In base all’accordo intergovernativo (IGA) il fondo sarà costituito in otto anni, raggiungendo almeno l’1% del totale dei depositi coperti di tutti gli istituti di credito autorizzati in tutti gli Stati membri partecipanti. La stima per il fondo è che arrivi a 55 miliardi. Ogni Stato raccoglierà la sua parte con una tassa sulle banche e la trasferirà al fondo comune, che inizialmente sarà costituito da compartimenti nazionali che poi durante gli otto anni si fonderanno.
Questa mutualizzazione dei compartimenti nazionali sarà del 40% il primo anno e del 20% il secondo, e il contributo proseguirà poi in modo progressivo fino a riempire tutto il fondo. Il contributo di ogni singola banca sarà aggiustato in proporzione al profilo di rischio. Nel periodo di transizione, cioè fino a che il fondo non sarà pienamente operativo, in caso di necessità si farà ricorso ad un finanziamento ponte che verrà dagli Stati, sostenuti da contributi delle banche, o dal fondo salva-Stati Esm “usato con le regole correnti” cioè prestando agli Stati. Trasferimenti temporanei tra compartimenti nazionali saranno anche possibili.