In Italia la gru cenerina non nidifica più, e insieme a lei in tempi recenti si sono estinti la quaglia tridattila, il gobbo rugginoso, il rinolofo di Blasius, lo storione e lo storione ladano, mentre il grifone e l’orso bruno sono in serio pericolo. A stabilire lo stato di salute della fauna italiana è la lista rossa dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn), rilanciata da Legambiente alla vigilia della Giornata mondiale della biodiversità.
A livello mondiale, la Iucn definisce “minacciate” un terzo delle 63mila specie prese in esame. In pericolo ci sono 41% degli anfibi, il 33% delle barriere coralline, il 25% dei mammiferi, il 13% degli uccelli e il 30% di conifere. In Europa la situazione più grave è nell’area mediterranea, dove sono considerate a rischio il 21% delle specie valutate in Spagna, il 15% in Portogallo e il 14% in Grecia. In Italia su 672 specie di vertebrati esaminate 6 sono estinte, 161 gravemente minacciate di estinzione e 49 in pericolo.
I danni per la perdita della biodiversità da qui al 2050 sono stimabili secondo l’Ocse tra i 2 e i 5 trilioni di dollari all’anno, ricorda la direttrice generale di Legambiente, Rossella Muroni, secondo cui “la biodiversità può e deve essere una leva su cui puntare per rilanciare l’economia del Paese”.