Simone Bonannini, amministratore delegato dell'operatore di settore Interoute: "Mi sarei aspettato che i rappresentanti dei principali schieramenti politici in campo si fossero confrontati (o scontrati, come facciamo di solito in Italia) su un argomento che impatta enormemente sullo sviluppo e sulla crescita economica del nostro Paese. E invece il nulla"
Egregio Direttore,
chi le scrive è spinto dal silenzio assordante di questa campagna elettorale in merito ad un tema che invece dovrebbe essere al centro dell’agenda politica, in Italia e in Europa: la next generation network (NGN), ossia la rete in fibra ottica.
Da cittadino italiano, da professionista del settore, da utente digitale come altri milioni di italiani, mi sarei aspettato che i rappresentanti dei principali schieramenti politici in campo si fossero confrontati (o scontrati, come facciamo di solito in Italia) su un argomento che impatta enormemente sullo sviluppo e sulla crescita economica del nostro Paese. E invece il nulla, il silenzio assoluto.
Il Presidente del Consiglio Renzi, nel programma elettorale per le Primarie 2012, aveva indicato una via molto precisa in merito alla banda larga (si veda il punto 5, c, 3 del suo programma). Lo aveva messo nero su bianco quando ancora doveva convincere l’elettorato del PD a scegliere la sua visione politica di discontinuità rispetto al sistema. Oggi, a 2 anni di distanza, e dopo essere diventato segretario del PD e Presidente del Consiglio, purtroppo noto con dispiacere che sull’argomento ci è tornato, ma solo in misura parziale.
Forse la banda larga non è considerata strategica per il nostro Paese. Ma chi, come me, lavora nel settore da molti anni, sa bene che il ritorno economico e i benefici per il sistema Paese potrebbero essere veramente notevoli. Stiamo parlando del nostro futuro di Paese civile. Perché un Paese senza un’ infrastruttura in fibra ottica, in un mondo sempre più digitale, non ha prospettiva.
Sembra che negli anni il dibattito politico su questo tema si sia concentrato più su attacchi sterili alla controparte di turno, che su una posizione condivisa e strategica. Quando parliamo di banda larga e NGN non si intende, questo per fugare ogni dubbio, la tanto chiacchierata Agenda Digitale, quanto piuttosto quell’infrastruttura che dovrebbe renderla possibile, e far raggiungere quindi gli obiettivi da essa previsti. Sperare di implementare velocemente l’Agenda Digitale (come tutti sembrano voler fare) senza un vero progetto che porti la rete in fibra ottica a casa di tutti sarebbe come promettere treni futuristici a tutti i pendolari (abituati a ben altri mezzi di trasporto) senza preoccuparsi di costruire le rotaie. Questo è lo stesso paradosso, ormai da anni, che frena la diffusione della vera NGN in Italia.
Sa cosa significa in termini concreti? Che l’Italia è oggi l’ultimo dei Paesi in Europa – su 28 – in termini di diffusione della rete in fibra, confinato alla periferia meno attraente della competitività. E pensare che abbiamo dato i natali a Meucci e Marconi e le nostre compagnie di telecomunicazioni primeggiavano nel mondo fino a 15 anni fa!
Credo e voglio sperare che sia giunto il momento, per il nostro Paese, di agire e non perdere questa enorme occasione, lo dobbiamo fare per tutti gli italiani che non hanno paura di rimboccarsi le maniche e lavorare sodo, per quelli che non hanno paura di fare, di osare, di innovare con modelli alternativi.
E la soluzione c’è, Renzi l’aveva pure indicata! Ed essendomi familiare l’ho sostenuta da subito. La soluzione è la realizzazione di una rete in fibra ottica capillare messa a disposizione di tutti gli operatori di telecomunicazioni a parità di condizioni tecniche ed economiche e di proprietà di un soggetto esclusivamente pubblico senza fine di lucro e non scalabile. E’ l’unico vero modello in grado di garantire il libero mercato ed evitare la formazione di pericolosi monopoli privati esteri, lasciando in mano allo Stato ed ai cittadini una infrastruttura unica e di enorme valore strategico.
Il progetto è sostenibile e facilmente finanziabile senza creare alcun debito. Si potrebbero far partire i cantieri in pochissimo tempo, un progetto che porterebbe lavoro e favorirebbe la crescita del nostro Pil (stimabile in 1,5 punti percentuali).
Serve solo il coraggio di fare scelte nette che di sicuro scontenteranno alcuni interessi e rendite di posizione ormai ingiustificate, ma favoriranno lo sviluppo e la competitività della nostra Italia.
Sarebbe bello passare dal dire al fare e organizzare un incontro aperto a politici, associazioni ed aziende per confrontarsi su questo tema, in maniera costruttiva. Sono pronto a dare il mio contributo, per dimostrare – con numeri alla mano – che possiamo, se vogliamo, cambiare il passo a questo Paese e tornare ad essere l’Italia di una volta ma con in mano il proprio futuro perché il nostro domani passa dalla banda larga.
Simone Bonannini*
* Amministratore delegato di Interoute, filiale italiana dell’omonimo gruppo, provider internazionale di servizi per le telecomunicazioni, proprietario e operatore della più grande piattaforma di servizi cloud in Europa. Ingegnere in telecomunicazioni laureato all’Università di Pisa, Bonannini è stato valutatore nel progetto “e-ten” della Commissione Europea sul tema dello sviluppo di progetti di telecomunicazione comunitari.
Ha iniziato la sua carriera nel 1997 in Marconi S.p.A nel team di sviluppo del sistema di trasmissione ATM, per poi passare successivamente nell’equipe di direzione generale di TIM occupandosi di tematiche relative all’interconnessione.All’inizio degli anni 2000, durante il boom del mercato delle tlc, prende parte allo start-up di Nodalis S.p.A. come direttore tecnico, portando a compimento progetti legati alle reti di commutazione.