Qui a Londra i seggi sono aperti dalle 7 di stamattina e chiuderanno alle 22 di stasera (23 ora italiana). Si vota prima, perché gli inglesi votano sempre di giovedì (è come guidare a sinistra, non perdono occasione per marcare la differenza con il resto del continente). Il più euroscettico dei paesi d’Europa, stando ai sondaggi dell’ultim’ora, diventerà ancora più euroscettico. Secondo gli ultimi dati diffusi ieri da YouGov, l’Ukip è il primo partito nel Regno Unito, con il 27% (erano al 17% nel 2009). Seguito a ruota dai Laburisti al 26% (erano al 16%), con i Conservatori terzi al 22 % (erano al 28%). I verdi sarebbero al 10% (dal 9) e i LibDem al quinto posto, con il 9% (erano al 14%). Un terremoto, che penalizza principalmente i partiti al governo, la coalizione del premier Cameron, formata da conservatorie e liberal democratici.
Sono sondaggi, quindi vai a sapere quanto attendibili. E per di più nell’ultimo mese ne sono usciti di ogni tipo, ognuno che negava e ribaltava i risultati del precedente. Quindi prendiamo questi numeri per quello che sono: l’ultima previsione della vigilia e niente più. Si vota per le europee (73 deputati) e per il rinnovo di 161 amministrazioni locali (4mila consiglieri). Alle europee si vota con il proporzionale e questo cambia molto le cose, perché non penalizza i partiti di media grandezza. Vediamo cosa succese a livello locale, dove invece il maggioritario premia il primo partito e penalizza i partiti di media grandezza.
Ma queste sono questioni di lana caprina, ai fini del nostro discorso. Al di là dei numeri una cosa si può dire: lo sguardo di tutti in Inghilterra è puntato proprio sul risultato dell’Ukip (United Kingdom Independence Party), il partito indipendentsita guidato da Nigel Farage, finora considerato un gruppuscolo di guastatori, vagamente razzista, molto antieuropeo, nazionalista, più a destra dei conservatori (vuole la flat tax, cioè abbassare le tasse ai ricchi) che ha due nemici giurati: la burocrazia di Bruxelles e l’immigrazione.
In Italia hanno sempre paragonato l’Ukip alla Lega. Finché non è arrivato il M5S e Grillo ha manifestato qualche interesse per Farage ai tempi dell’insediamento di Mario Monti, il tecnocrate dei tecnocrati che entrambi detestavano. Gli fece anche un’intervista sul blog.
Quindi oggi pomeriggio il mio vicino di casa James, che dai tempi del Bunga Bunga mi punzecchia sempre sulle questioni di politica italiana, ha già dato il suo verdetto: se vince Ukip in Gran Bretagna vuol dire che anche Grillo vince in Italia. Non è possibile collegare le due cose, come non ha senso mettere sulla stessa barca Marine Le Pen, Farage e Grillo, che invece vengono dipinti un po’ ovunque non solo come i grandi bau bau di questo voto (cosa che effettivamente sono), ma come una grande alleanza anti europea e populista, una specie di internazionale dello spread, che porterà peste e devastazione in tutto il continente.
A mio parere il M5S è una cosa completamente diversa, tipicamente italiano in tutto (pregi e difetti) e non ha niente a che vedere con l’Ukip e tantomeno con Le Pen.
In attesa di parlare di cose più serie, e quindi sui risultati e non sui sondaggi, fate anche voi il giochino che ho consigliato al mio amico James. In inglese di dice “Spot the differences”: trova le differenze.
Io vi dico le prime tre:
– Ukip e Le Pen hanno un’anima di destra, Grillo e Casaleggio vengono da sinistra.
– Nigel Farage è eurodeputato dal 1999 (poi rieletto nel 2004, poi ancora nel 2009. Questo sarà il suo quarto mandato: una specie di Andreotti),
– Nigel Farage indossa cravatte con i fagiani e giacche di tweed, Grillo il piumino con il cappuccio.
Adesso andate avanti voi.