La sfida si fa serrata e l’attesa per il risultato finale ha ormai soppiantato qualsiasi analisi politica sulle elezioni europee del 25 maggio. È chiaro che domenica sera gli unici numeri che i cronisti, i commentatori e tutto il mondo politico, compreso Grillo, guarderanno sarà la percentuale di Matteo Renzi e quella di Beppe Grillo. Ci sarà stato il sorpasso? E se no, di quanti punti il Pd sarà sopra il M5S? E di quanti Renzi avrà superato Bersani? Il gioco delle elezioni, da sempre, è questo. Al contrario, il dato più interessante, quello che misura quante persone, realmente, saranno uscite di casa per andare a sostenere questo o quel partito politico, interessa pochissimo. E invece continua a essere il dato più interessante per sapere cosa sta succedendo intorno a noi, quali sono i movimenti reali e, soprattutto, quale sia il rapporto tra la società e la politica. Domenica sera i numeri che andrebbero contati con attenzione sono almeno due: quante persone credono davvero che l’Europa, cioè la politica del nostro tempo, sia così importante da recarsi alle urne e quante persone si distribuiranno tra le varie offerte politiche.
Se c’è un limite da parte di coloro che contestano l’attuale Unione europea non è la giustezza delle critiche ma, semmai, di non avere valide alternative. I cosiddetti populisti, in cui al momento si può può collocare anche Grillo anche se la definizione è troppo limitata, di fatto propongono di ritornare allo stato nazionale con conseguenze poco auspicabili. La sinistra alla Tsipras, invece, ha alcune idee giuste ma pecca di coraggio e soprattutto, in paesi come la Francia, la Spagna e anche in Italia, non recide il cordone che la lega ancora alla sinistra socialdemocratica che candida Martin Schulz. Analogo problema hanno i Verdi, forza comunque importante a livello europee, spesso interessante, ma molto compromessa con i governi dei vari paesi, caratteristica che li ha condotti alla quasi scomparsa in Italia.
In questo scenario, verificare quale sia realmente il “fascino” europeo e come si collocano, in carne e ossa, gli abitanti di questo continente, dovrebbe essere la questione chiave. La ripartizione percentuale tra i vari movimenti e partiti politici, è ovviamente importante ai fini della distribuzione dei seggi e quindi del peso reale che si avrà nel prossimo parlamento. Ma se si vorrà capire davvero quanto il M5S si è radicato nel Paese o quanto Renzi abbia saputo superare, nel mondo del centrosinistra, lo choc provocato dalle Politiche del 2013 o, ancora, quale punto abbia toccato la parabola discente di Berlusconi, occorre contare i voti, contare i numeri assoluti. La fotografia più importante del 25 maggio sarà quella.