Il Corriere della Sera non basta più alla famiglia Agnelli che ora vorrebbe crescere anche nel blasonato settimanale economico-finanziario inglese The Economist. “Non escludiamo di aumentare la quota in The Economist se ci saranno le condizioni. E’ stato un bellissimo investimento e siamo molto soddisfatti”, ha detto John Elkann nelle vesti di presidente e ad della holding di famiglia, Exor, a margine dell’assemblea dei soci che si è riunita giovedì. Attualmente la quota detenuta dalla cassaforte nel gruppo che edita il settimanale è del 4,7% per un controvalore di 37,8 milioni di euro. “E’ un investimento molto piccolo, visto che abbiamo un attivo di circa 10 miliardi”, ha aggiunto sottolineando che il gruppo editoriale “sta andando molto bene, i ricavi dell’Economist sono aumentati a 350 milioni di sterline, mentre i profitti sono saliti dai 58 milioni del 2010, quando abbiamo investito, ai 68 milioni di oggi”.
Altrettanto non si può dire per l’editrice del Corriere della Sera, Rcs, che proprio in queste settimane ha aperto l’ennesimo tavolo con le banche creditrici. Eppure secondo l’erede di Gianni Agnelli, “non c’è, a mia conoscenza, esigenza di capitale per Rcs”. E ancora, “siamo storicamente un socio di Rcs come Fiat e abbiamo sottoscritto l’aumento di capitale per un importo superiore alla nostra quota perché era l’unico modo per evitare il fallimento e oggi Rcs è una società che sta in piedi”. Al punto che avrebbe ridotto al silenzio anche il principale detrattore delle ultime scelte dell’editrice, Diego Della Valle. “Non ho avuto nessun incontro con Della Valle – ha detto Elkann a tal proposito – è una persona pratica, che guarda al sodo, evidentemente si è reso conto che le sue preoccupazioni erano infondate e che il valore del suo investimento in Rcs è molto aumentato”.
E sempre a proposito di investimenti e ricapitalizzazioni, benché l’ultimo piano industriale della Fiat non preveda alcun intervento finanziario da parte dei soci, Elkann conferma che “in caso di necessità Exor è comunque pronta a fare la sua parte”. Non solo. “Vorremo fare uno o due grandi investimenti in modo da avere accanto a Fca, Cnh Industrial e Cushman & Wakefiled un altro fratellino o una sorellina che siano società simili, che hanno le radici in Europa o in America ma che operano nel mondo. Non abbiamo fretta stiamo a guardare, aspettiamo che l’occasione giusta si presenti”. Quanto ai campi d’azione, Elkann ha precisato di pensare a “settori che assorbano meno capitale di Fca e Cnh Industrial” e, in particolare, “più ai servizi”.