Il gruppo editore del Corriere della Sera ha avviato un negoziato per migliorare i termini economici del finanziamento da 575 milioni concesso nel maggio scorso da Intesa, Unicredit, Mediobanca, Ubi, Bnl e Bpm
Rcs ha avviato una trattativa con le banche per rivedere i termini del finanziamento da 575 milioni siglato un anno fa e dopo il quale prese il via l’aumento di capitale da 400 milioni. A confermarlo, dopo le anticipazioni del Sole 24 Ore, è stato l’ad Pietro Scott Jovane, spiegando che il negoziato è “puramente sulla struttura del debito e quindi sulla parte di costo“. Per migliorarlo, evidentemente. Mercoledì scorso, in sede di presentazione dei risultati trimestrali, il direttore finanziario Riccardo Taranto aveva detto di “non considerare nemmeno l’ipotesi” di una rottura dei covenant, cioè i “paletti” che deve rispettare in base agli accordi con le banche creditrici. Questi vincoli prevedono che a fine anno il gruppo che edita il Corriere della Sera abbia debiti totali inferiori o uguali a 470 milioni, mentre al 31 marzo erano già a quota 520. Evidentemente, però, Taranto ha dovuto prendere atto della necessità di fare qualcosa per aggiornare le condizioni discusse nel maggio scorso con Intesa Sanpaolo, Ubi, UniCredit, Bnp, Bpm e Mediobanca che concessero un prestito in pool di 600 milioni. Sullo sfondo, poi, c’è il vecchio patto di sindacato, ormai sciolto, con l’istituto guidato da Alberto Nagel, che ha già dimezzato la propria partecipazione dal 15% dell’estate scorsa all’attuale 8,7% circa e ha dichiarato a più riprese di voler valorizzare la quota. E anche Intesa, oggi al 5,1%, è intenzionata a scendere.
Jovane ha negato, parlando con l’Ansa, che sull’apertura del negoziato abbiano influito gli auspici in tal senso di Diego Della Valle, ormai secondo azionista del gruppo. “Noi lo stiamo facendo per la società”, ha puntualizzato. “E se va bene per la società va bene per Della Valle, Elkann, Unipol, Generali e Mediobanca…” Se poi sarà gradito anche al patron di Tod’s, “ben venga”. Escluso, poi, il ricorso a un nuovo aumento di capitale – o meglio, alla seconda tranche da 200 milioni prevista dal primo piano di ristrutturazione. E su questo punto, parlando a Torino a margine dell’assemblea di Exor (primo socio con il 20,5%), gli ha dato manforte John Elkann: “Non c’è assolutamente a mia conoscenza il bisogno di aumentare ancora il capitale di Rcs”, ha convenuto il rampollo di casa Agnelli.