Arriva per l’Italia una nuova doccia fredda sulla via del possibile recupero di competitività e di conseguente credibilità sullo scacchiere internazionale. Dalla Svizzera, e precisamente dalla classifica internazionale sulla competitività in sessanta paesi stilata ogni anno dall’Institute for Management Development (Imd) di Losanna, giunge la conferma che il Paese non riesce a risalire dalle retrovie dove è precipitato in questi anni.
Ebbene l’Italia, nel 2013, scivola al 46esimo posto su sessanta economie analizzate, perdendo due posizioni sullo scorso anno e addirittura sei rispetto al 2012. “La capacità competitiva dell’Italia sta fortemente diminuendo – ha detto a ilfattoquotidiano.it Salvatore Cantale, professore di Finanza a IMD: le cause sono molteplici, ma le variabili che hanno inciso di più sono riconducibili agli investimenti internazionali e al basso livello di crescita dell’occupazione. Anche se l’Italia sta tentando di costruire un’economia migliore in termini di crescita del Pil, gli altri Paesi lo stanno facendo più velocemente”.
Gli indicatori contemplati dalla prestigiosa business school (al primo posto nelle classifiche mondiali del Financial Times 2013) sono addirittura 326 e abbracciano quattro macro-aree: la dotazione infrastrutturale, le performance economiche, l’efficienza delle istituzioni e quelle del mondo degli affari. Gli Stati Uniti si mantengono ancora saldamente al primo posto grazie alla capacità di resistere dell’economia americana, con buoni numeri sull’occupazione e una posizione dominante nella tecnologia e nelle infrastrutture.
Non ci sono poi grandi cambiamenti tra i top ten: piccole economie come la Svizzera (2), Singapore (3) e Hong Kong (4) continuano a prosperare grazie alle esportazioni, alla loro efficienza e all’innovazione. Inoltre migliorano sostanzialmente i Paesi dell’Europa grazie ad una graduale ripresa economica. Entra infatti nella top ten la Danimarca (9), che si posiziona davanti alla Norvegia (10), ma dietro la Germania (6), la Svezia (5) e la Svizzera (2). Scendendo nella classifica, tengono Irlanda (15), Spagna (39) e Portogallo (43). Pessima, invece, la performance della Grecia che precipita addirittura al 57esimo posto. Il Giappone (21), poi, continua a salire in classifica, aiutato da una valuta debole che ha migliorato la sua competitività all’estero. Altrove, Asia, Malaysia (12) e Indonesia (37) guadagnano, mentre la Thailandia (29) risente dell’incertezza politica.
La maggior parte dei grandi mercati emergenti scivola nella classifica, a causa di una scarsa crescita economica, di investimenti esteri lenti e di infrastrutture inadeguate. La Cina (23) peggiora, in parte a causa delle preoccupazioni per il suo ambiente di lavoro, mentre l’India (44) e il Brasile (54) soffrono a causa di mercati del lavoro inefficienti e di una gestione aziendale inefficace. Turchia (40), Messico (41), Filippine (42) e Perù (50) acquisiscono posizioni.
Sulla scarsa competitività dell’Italia pesano sempre i medesimi nodi: credibilità istituzionale, infrastrutture, stabilità politica, regime di tassazione nazionale e locale, relazioni sindacali. Tra i quindici migliori fattori di competitività, emergono invece: le competenze della forza-lavoro, indicati dal 59,6% degli intervistati come il miglior elemento di competitività, davanti a istruzione scolastica (42,3%), cultura dell’innovazione (34,6%) e rispetto dell’ambiente (25%).
In merito al tema complessivo dell’efficienza delle istituzioni, deve fare riflettere il fatto che in materia di finanza pubblica e politiche fiscali occupiamo la 57esima posizione. La medesima attribuita dalla classifica sul tema delle infrastrutture di base. A conferma, infine, che il sistema di tassazione sulle attività economiche non ha eguali al mondo, la classifica ci assegna la sessantesima ed ultima piazza in merito al livello di tassazione sulle imprese.
Insomma la strada per la risalita è ancora lunga e complicata per l’Italia. Sembrano ancora dei miraggi i piani, fin troppe volte sentiti evocare dalla politica, per ridurre il carico di tasse e burocrazia a carico delle imprese. Due nodi, quello delle imposte e dei costi imposti da una amministrazione tanto farraginosa quanto elefantiaca che, se affrontati strutturalmente, farebbero risalire la fiducia degli imprenditori, mai così bassa negli ultimi trent’anni.
@albcrepaldi
Numeri & News
Ripresa e competitività, Italia a 46esimo posto in classifica mondiale. Tra India e Perù
Arriva per l’Italia una nuova doccia fredda sulla via del possibile recupero di competitività e di conseguente credibilità sullo scacchiere internazionale. Dalla Svizzera, e precisamente dalla classifica internazionale sulla competitività in sessanta paesi stilata ogni anno dall’Institute for Management Development (Imd) di Losanna, giunge la conferma che il Paese non riesce a risalire dalle retrovie dove è precipitato in questi anni.
Ebbene l’Italia, nel 2013, scivola al 46esimo posto su sessanta economie analizzate, perdendo due posizioni sullo scorso anno e addirittura sei rispetto al 2012. “La capacità competitiva dell’Italia sta fortemente diminuendo – ha detto a ilfattoquotidiano.it Salvatore Cantale, professore di Finanza a IMD: le cause sono molteplici, ma le variabili che hanno inciso di più sono riconducibili agli investimenti internazionali e al basso livello di crescita dell’occupazione. Anche se l’Italia sta tentando di costruire un’economia migliore in termini di crescita del Pil, gli altri Paesi lo stanno facendo più velocemente”.
Gli indicatori contemplati dalla prestigiosa business school (al primo posto nelle classifiche mondiali del Financial Times 2013) sono addirittura 326 e abbracciano quattro macro-aree: la dotazione infrastrutturale, le performance economiche, l’efficienza delle istituzioni e quelle del mondo degli affari. Gli Stati Uniti si mantengono ancora saldamente al primo posto grazie alla capacità di resistere dell’economia americana, con buoni numeri sull’occupazione e una posizione dominante nella tecnologia e nelle infrastrutture.
Non ci sono poi grandi cambiamenti tra i top ten: piccole economie come la Svizzera (2), Singapore (3) e Hong Kong (4) continuano a prosperare grazie alle esportazioni, alla loro efficienza e all’innovazione. Inoltre migliorano sostanzialmente i Paesi dell’Europa grazie ad una graduale ripresa economica. Entra infatti nella top ten la Danimarca (9), che si posiziona davanti alla Norvegia (10), ma dietro la Germania (6), la Svezia (5) e la Svizzera (2). Scendendo nella classifica, tengono Irlanda (15), Spagna (39) e Portogallo (43). Pessima, invece, la performance della Grecia che precipita addirittura al 57esimo posto. Il Giappone (21), poi, continua a salire in classifica, aiutato da una valuta debole che ha migliorato la sua competitività all’estero. Altrove, Asia, Malaysia (12) e Indonesia (37) guadagnano, mentre la Thailandia (29) risente dell’incertezza politica.
La maggior parte dei grandi mercati emergenti scivola nella classifica, a causa di una scarsa crescita economica, di investimenti esteri lenti e di infrastrutture inadeguate. La Cina (23) peggiora, in parte a causa delle preoccupazioni per il suo ambiente di lavoro, mentre l’India (44) e il Brasile (54) soffrono a causa di mercati del lavoro inefficienti e di una gestione aziendale inefficace. Turchia (40), Messico (41), Filippine (42) e Perù (50) acquisiscono posizioni.
Sulla scarsa competitività dell’Italia pesano sempre i medesimi nodi: credibilità istituzionale, infrastrutture, stabilità politica, regime di tassazione nazionale e locale, relazioni sindacali. Tra i quindici migliori fattori di competitività, emergono invece: le competenze della forza-lavoro, indicati dal 59,6% degli intervistati come il miglior elemento di competitività, davanti a istruzione scolastica (42,3%), cultura dell’innovazione (34,6%) e rispetto dell’ambiente (25%).
In merito al tema complessivo dell’efficienza delle istituzioni, deve fare riflettere il fatto che in materia di finanza pubblica e politiche fiscali occupiamo la 57esima posizione. La medesima attribuita dalla classifica sul tema delle infrastrutture di base. A conferma, infine, che il sistema di tassazione sulle attività economiche non ha eguali al mondo, la classifica ci assegna la sessantesima ed ultima piazza in merito al livello di tassazione sulle imprese.
Insomma la strada per la risalita è ancora lunga e complicata per l’Italia. Sembrano ancora dei miraggi i piani, fin troppe volte sentiti evocare dalla politica, per ridurre il carico di tasse e burocrazia a carico delle imprese. Due nodi, quello delle imposte e dei costi imposti da una amministrazione tanto farraginosa quanto elefantiaca che, se affrontati strutturalmente, farebbero risalire la fiducia degli imprenditori, mai così bassa negli ultimi trent’anni.
@albcrepaldi
Articolo Precedente
Imprese, nuove norme europee su aiuti di Stato per ricerca e innovazione
Articolo Successivo
Fincantieri, arriva una commessa miliardaria alla vigilia della quotazione
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Politica
Salvini assolto, ma attacca: “Processo costato milioni”. I penalisti: “Toghe hanno tratti eversivi”. L’Anm si difende: la sentenza dimostra l’autonomia dei giudici
Da Il Fatto Quotidiano in Edicola
“Da Mani pulite a Valpreda: le carte dei vecchi processi a rischio. Ho scritto a Nordio, ma non risponde”
Mondo
Strage a Magdeburgo, tra i 5 morti un bambino di 9 anni: oltre 200 i feriti. La polizia: “L’attentatore era nel mirino già un anno fa”
(Adnkronos) - Un Napoli a due facce batte il Genoa nell’anticipo del 17° turno di Serie A e si riprende la vetta della classifica almeno per una notte. A Marassi la squadra di Conte parte bene, soffre nella ripresa e liquida 2-1 la pratica rossoblù, grazie alle reti di Anguissa e Rrahmani. Gli azzurri volano a 39 punti e superano almeno per il momento l’Atalanta, ferma a quota 38 e impegnata domenica contro l’Empoli.
Il Napoli parte forte e mette subito le cose in chiaro. Gli azzurri bussano già al 5’ alla porta di Leali, con Lukaku che di testa centra la traversa. Poi, intorno al quarto d’ora, è un altro colpo di testa a regalare il vantaggio agli uomini di Conte: Neres crossa, Anguissa brucia Frendrup e salta più in alto di tutti per l’1-0. Partita sbloccata, con Conte che esulta e se la ride in panchina insieme allo staff. Passano altri 8 minuti e il tecnico salentino esulta ancora per il raddoppio, firmato da Rrahmani: Lobotka crossa, il difensore stacca di testa e infila Leali. Due a zero all’intervallo. La squadra di Vieira torna in campo con un altro piglio: dopo pochi secondi, Pinamonti si fa vedere dalle parti di Meret con un bel tiro a giro dal limite, che chiama il portiere al gran colpo di reni, e poi accorcia le distanze al 51’. Palla perfetta di Vitinha e piattone in rete. La partita cambia qui: il Genoa prende coraggio e si affaccia spesso oltre la trequarti, mentre il Napoli ha da difendere ma trova spazi per lanciare le frecce in contropiede. A un quarto d'ora dalla fine, Conte si gioca i cambi davanti e butta dentro la coppia Simeone-Kvaratskhelia al posto di Lukaku e Neres. È una mossa che riaccende gli azzurri, che tornano pericolosi con i guizzi del georgiano. Il pericolo più grande degli ultimi minuti arriva però da Balotelli (entrato a una manciata di minuti dal novantesimo al posto di Miretti). Il cross dalla sinistra pesca in area l'attaccante, ma sulla deviazione è fondamentale l'intervento di Meret, che devia il pallone sul palo. Sospiro di sollievo per Conte, che soffre un po' e porta a casa tre punti d'oro. Per qualche ora, guarderà tutti dall'alto.
(Adnkronos) - Un Napoli a due facce batte il Genoa nell’anticipo del 17° turno di Serie A e si riprende la vetta della classifica almeno per una notte. A Marassi la squadra di Conte parte bene, soffre nella ripresa e liquida 2-1 la pratica rossoblù, grazie alle reti di Anguissa e Rrahmani. Gli azzurri volano a 39 punti e superano almeno per il momento l’Atalanta, ferma a quota 38 e impegnata domenica contro l’Empoli.
Il Napoli parte forte e mette subito le cose in chiaro. Gli azzurri bussano già al 5’ alla porta di Leali, con Lukaku che di testa centra la traversa. Poi, intorno al quarto d’ora, è un altro colpo di testa a regalare il vantaggio agli uomini di Conte: Neres crossa, Anguissa brucia Frendrup e salta più in alto di tutti per l’1-0. Partita sbloccata, con Conte che esulta e se la ride in panchina insieme allo staff. Passano altri 8 minuti e il tecnico salentino esulta ancora per il raddoppio, firmato da Rrahmani: Lobotka crossa, il difensore stacca di testa e infila Leali. Due a zero all’intervallo. La squadra di Vieira torna in campo con un altro piglio: dopo pochi secondi, Pinamonti si fa vedere dalle parti di Meret con un bel tiro a giro dal limite, che chiama il portiere al gran colpo di reni, e poi accorcia le distanze al 51’. Palla perfetta di Vitinha e piattone in rete. La partita cambia qui: il Genoa prende coraggio e si affaccia spesso oltre la trequarti, mentre il Napoli ha da difendere ma trova spazi per lanciare le frecce in contropiede. A un quarto d'ora dalla fine, Conte si gioca i cambi davanti e butta dentro la coppia Simeone-Kvaratskhelia al posto di Lukaku e Neres. È una mossa che riaccende gli azzurri, che tornano pericolosi con i guizzi del georgiano. Il pericolo più grande degli ultimi minuti arriva però da Balotelli (entrato a una manciata di minuti dal novantesimo al posto di Miretti). Il cross dalla sinistra pesca in area l'attaccante, ma sulla deviazione è fondamentale l'intervento di Meret, che devia il pallone sul palo. Sospiro di sollievo per Conte, che soffre un po' e porta a casa tre punti d'oro. Per qualche ora, guarderà tutti dall'alto.
(Adnkronos) - Un bel Napoli batte il Genoa nell’anticipo del 17° turno di Serie A e si riprende la vetta della classifica almeno per una notte. A Marassi la squadra di Conte liquida 2-1 la pratica rossoblù, grazie alle reti di Anguissa e Rrahmani. Gli azzurri volano a 39 punti e superano almeno per il momento l’Atalanta, ferma a quota 38 e impegnata domenica contro l’Empoli.
Il Napoli parte forte e mette subito le cose in chiaro. Gli azzurri bussano già al 5’ alla porta di Leali, con Lukaku che di testa centra la traversa. Poi, intorno al quarto d’ora, è un altro colpo di testa a regalare il vantaggio agli uomini di Conte: Neres crossa, Anguissa brucia Frendrup e salta più in alto di tutti per l’1-0. Partita sbloccata, con Conte che esulta e se la ride in panchina insieme allo staff. Passano altri 8 minuti e il tecnico salentino esulta ancora per il raddoppio, firmato da Rrahmani: Lobotka crossa, il difensore stacca di testa e infila Leali. Due a zero all’intervallo. La squadra di Vieira torna in campo con un altro piglio: dopo pochi secondi, Pinamonti si fa vedere dalle parti di Meret con un bel tiro a giro dal limite, che chiama il portiere al gran colpo di reni, e poi accorcia le distanze al 51’. Palla perfetta di Vitinha e piattone in rete. La partita cambia qui: il Genoa prende coraggio e si affaccia spesso oltre la trequarti, mentre il Napoli ha da difendere ma trova spazi per lanciare le frecce in contropiede. A un quarto d'ora dalla fine, Conte si gioca i cambi davanti e butta dentro la coppia Simeone-Kvaratskhelia al posto di Lukaku e Neres. È una mossa che riaccende gli azzurri, che tornano pericolosi con i guizzi del georgiano. Il pericolo più grande degli ultimi minuti arriva però da Balotelli (entrato a una manciata di minuti dal novantesimo al posto di Miretti). Il cross dalla sinistra pesca in area l'attaccante, ma sulla deviazione è fondamentale l'intervento di Meret, che devia il pallone sul palo. Sospiro di sollievo per Conte, che soffre un po' e porta a casa tre punti d'oro. Per qualche ora, guarderà tutti dall'alto.
(Adnkronos) - Un bel Napoli batte il Genoa nell’anticipo del 17° turno di Serie A e si riprende la vetta della classifica almeno per una notte. A Marassi la squadra di Conte liquida 2-1 la pratica rossoblù, grazie alle reti di Anguissa e Rrahmani. Gli azzurri volano a 39 punti e superano almeno per il momento l’Atalanta, ferma a quota 38 e impegnata domenica contro l’Empoli.
Il Napoli parte forte e mette subito le cose in chiaro. Gli azzurri bussano già al 5’ alla porta di Leali, con Lukaku che di testa centra la traversa. Poi, intorno al quarto d’ora, è un altro colpo di testa a regalare il vantaggio agli uomini di Conte: Neres crossa, Anguissa brucia Frendrup e salta più in alto di tutti per l’1-0. Partita sbloccata, con Conte che esulta e se la ride in panchina insieme allo staff. Passano altri 8 minuti e il tecnico salentino esulta ancora per il raddoppio, firmato da Rrahmani: Lobotka crossa, il difensore stacca di testa e infila Leali. Due a zero all’intervallo. La squadra di Vieira torna in campo con un altro piglio: dopo pochi secondi, Pinamonti si fa vedere dalle parti di Meret con un bel tiro a giro dal limite, che chiama il portiere al gran colpo di reni, e poi accorcia le distanze al 51’. Palla perfetta di Vitinha e piattone in rete. La partita cambia qui: il Genoa prende coraggio e si affaccia spesso oltre la trequarti, mentre il Napoli ha da difendere ma trova spazi per lanciare le frecce in contropiede. A un quarto d'ora dalla fine, Conte si gioca i cambi davanti e butta dentro la coppia Simeone-Kvaratskhelia al posto di Lukaku e Neres. È una mossa che riaccende gli azzurri, che tornano pericolosi con i guizzi del georgiano. Il pericolo più grande degli ultimi minuti arriva però da Balotelli (entrato a una manciata di minuti dal novantesimo al posto di Miretti). Il cross dalla sinistra pesca in area l'attaccante, ma sulla deviazione è fondamentale l'intervento di Meret, che devia il pallone sul palo. Sospiro di sollievo per Conte, che soffre un po' e porta a casa i tre punti. Per qualche ora, guarderà tutti dall'alto.
Roma, 21 dic (Adnkronos) - Il concerto di Natale alla Camera "Morricone dirige Morricone", registrato questo pomeriggio nell'Aula di Montecitorio, sarà in onda su Rai 1, a cura di Rai Parlamento, lunedì 23 dicembre alle 15.30. Alla stessa ora sarà trasmesso anche sulla webtv della Camera e sul canale satellitare. Lo rende noto la Camera.
L'evento è introdotto dal Presidente Lorenzo Fontana. Il Maestro Andrea Morricone esegue molte delle celebri composizioni del padre Ennio. Il programma, introdotto dall'Inno italiano, abbraccia i brani più famosi, da "Gli Intoccabili" a "The Mission". A interpretare le musiche sono: l'orchestra Roma Sinfonietta, con la direzione del Maestro Andrea Morricone e il Coro Claudio Casini dell'Università di Roma Tor Vergata diretto dal Maestro Stefano Cucci. La direzione artistica è a cura di Luigi Lanzillotta.
Roma, 21 dic (Adnkronos) - “Le dimissioni del capo del Dap Giovanni Russo sono il segno evidente del fallimento delle politiche del governo sul carcere a fronte delle tragiche condizioni in cui versano". Lo dice Riccardo Magi.
"Sovraffollamento, suicidi, abusi, condizioni disumane indegne per un Paese europeo. Ed evidentemente sono anche il frutto del fatto che la linea portata avanti dal sottosegretario Delmastro Delle Vedove non ha favorito una visione e un approccio ai problemi del carcere compatibili con la Costituzione. Nordio riferisca in aula al più presto in aula e spieghi se sulle carceri vuole cambiare rotta o proseguire su questa linea disastrosa”, conclude il segretario di Più Europa.
Roma, 21 dic (Adnkronos) - "Le dimissioni di Giovanni Russo dal vertice del Dap sono una conferma del fallimento di una politica carceraria di questo Ministero, di questo Governo". Lo dicono la responsabile Giustizia Pd Debora Serracchiani, il capogruppo dem in Bicamerale Antimafia Walter Verini e i due capigruppo dem delle commissioni Giustizia Senato e Camera Alfredo Bazoli e Federico Gianassi.
"Questi due anni hanno aggravato una situazione difficile, con il dramma dei suicidi dei detenuti, con un sovraffollamento disumano, con condizioni difficilissime anche per il lavoro della Polizia Penitenziaria. E con risposte inesistenti e ciniche da parte di Ministro e Sottosegretari. Anche le condizioni di lavoro del Dap sono state rese certamente più difficili. Chiameremo Nordio a riferire alle Camere sulla gravità ulteriore della situazione", aggiungono.