La Procura di Milano è sconvolta dalla denuncia di un Aggiunto, Robledo, contro il suo capo, Bruti Liberati: non mi voleva affidare i reati contro la Pubblica amministrazione, mi ha blandito, minacciato, emarginato, violato le procedure di assegnazione. È vero? Il Csm traccheggia, difende Bruti, impedisce un’approfondita istruttoria. Lo dice un suo componente, Racanelli. È vero? Lo stesso Racanelli, nel corso di un plenum cui partecipa il ministro della Giustizia, chiede che questi proceda a un’ispezione; e spiega che è stato costretto a farlo perché il Csm voleva insabbiare tutto. Ha fatto bene?
1) È nota la frase di Bruti: “Ricordati che sei stato nominato aggiunto per un solo voto, di Magistratura democratica. Avrei potuto dire a uno dei miei al Csm che Robledo mi rompeva i coglioni e di andare a fare la pipì, così sarebbe stata nominata la Gatto che poi avremmo sbattuto all’esecuzione”. Bruti non ha negato di aver detto queste parole. Il corriere.it del 14/3 riferisce che – al Csm che gliene chiedeva conto – avrebbe sorriso e sostenuto che si trattava di humour inglese. Supponendo che la frase sia stata effettivamente pronunciata, le conclusioni sono obbligate. Bruti ritiene normale che le decisioni del Csm dipendano dagli schieramenti correntizi. Bruti ritiene normale che, nei contrasti interni all’ufficio, non si debba ricorrere al Csm, ma ricordare a chi gli si oppone il suo ruolo di correntocrate (in grado – evidentemente – di condizionarne la carriera). Bruti ritiene normale ghettizzare i magistrati a lui sgraditi “sbattendoli” in uffici valutati di secondo piano (Nunzia Gatto, poi divenuta Aggiunto, si occupa effettivamente di esecuzione). Ora, è vero che l’ultima versione dell’ordinamento giudiziario (legge Castelli–Mastella, due nomi, una garanzia), ha rafforzato molto i poteri del Procuratore capo; ed è vero che Bruti avrebbe potuto destinare al dipartimento che gli fosse sembrato opportuno Robledo (e Gatto). Ma ciò con un provvedimento motivato, passibile di ricorso al Csm. Minacce e ritorsioni non fanno parte delle prerogative di un magistrato.
2) Le mancate assegnazioni di importanti indagini a Robledo si prestano a considerazioni meno perentorie. L’indagine Expo, affidata a Boccassini. Vero che i reati per cui si procede sono quelli contro la Pa (corruzione). Ma sono anche vere altre circostanze. La prima informativa giunta alla Procura di Milano segnalava un’associazione a delinquere di stampo mafioso funzionale a commettere corruzioni. Competenza della Dda, Boccassini. E però il Gip non ha ritenuto sufficienti le prove con riferimento a questo reato. Il fascicolo doveva essere trasferito a Robledo? Parrebbe di no: sia perché le indagini sul 416 bis proseguono; sia perché, quando un magistrato comincia un procedimento, la cosa peggiore che si può fare è toglierglielo e affidarlo a un altro; giorni e giorni di lavoro buttato. E poi Bruti ha inserito, nel pool che si occupa dell’indagine Expo, un Sostituto appartenente al dipartimento di Robledo, D’Alessio.
Il Ruby bis, le false testimonianze a favore di Berlusconi. Vero, la falsa testimonianza è un reato contro la Pa. Ma è prassi costante in ogni Procura che di questo tipo di indagini si occupino i Pm che hanno trattato il procedimento principale. Per una ragione di efficienza: conoscono bene gli atti, sanno già quali prove dimostrano la falsa testimonianza, non ha senso che qualcun altro ricominci tutto da capo. E il processo Ruby era stato trattato da Boccassini.
Ma non doveva esserlo, dice Robledo: l’accusa più grave era quella di concussione, di competenza del dipartimento della Pa. Ma, anche in questo caso, l’indagine era cominciata per tutt’altro: la telefonata di Berlusconi al questore e tutto quello che ne seguì avvennero a procedimento iniziato da tempo. Sarebbe stato dissennato sostituire i Pm a indagine praticamente conclusa.
Però il veto all’iscrizione di Podestà, che ordina di raccogliere firme false per le liste Pdl alle regionali 2010, perché potrebbe creare problemi al Pdl, se vero, è inaccettabile. Se vero… Robledo dice che, dopo l’iscrizione (cui egli aveva proceduto contravvenendo all’ordine del capo) Bruti gli avrebbe detto “allora non ci siamo capiti”. Sta di fatto che, in una lettera successiva, Bruti evidenzia il suo disappunto: “Hai proceduto a stretto giro (come prevede la legge ndr), senza adottare la cautela dell’iscrizione con nome di fantasia, che ti avevo indicato come opportuna”. E Robledo nega di aver ricevuto tale suggerimento.
E, quanto alla mancata iscrizione e assegnazione del processo ESA-Gamberale per turbativa d’asta, Bruti l’ammette: “Me ne sono dimenticato”. Da procedimento disciplinare: è rimasta nel cassetto per più di 3 mesi. Per molto meno (ritardi nel deposito delle sentenze e mancate iscrizioni per fatti da quattro soldi) decine di magistrati sono stati condannati.
Insomma luci e ombre. Il Csm dovrebbe accertare le une e le altre; è quello che dice l’art. 105 della Costituzione.
3) Ma Racanelli dice che non lo fa. Riferisce di volontà “politica” di insabbiare tutto; di rigetto di richieste di audizione dei magistrati che possono fornire informazioni sulla vicenda; di nuovo e sconcertante strumento di accertamento dei fatti: un contraddittorio cartaceo a distanza. E se qualcuno volesse fare qualche domanda? È per questo che si rivolge al ministro.
4) Ha fatto malissimo, tuonano le correnti. Il Csm è organo sovrano, indipendente dalla politica. Vero. Solo che questi stessi correntizzati e correntocrati, tutti uniti, invocarono e approvarono le ispezioni ministeriali a De Magistris e alla Procura di Salerno. L’indignazione a corrente alternata è poco credibile. E comunque, se è vero che al Csm c’è la “volontà politica” di insabbiare, che altro resta?
Come si dice, il difetto sta nel manico. Bisogna mandare al Csm gente che non abbia nulla a che fare con le correnti. Quello che si sta tentando adesso, con il sorteggio. A tacer d’altro, senza le correnti, Bruti forse nemmeno ci sarebbe arrivato alla Procura di Milano.
Il Fatto Quotidiano, 22 maggio 2014