A Rivarolo Canavese (Torino) Martino Zucco Chinà era assessore quando cadde l'ex sindaco e ora europarlamentare Bertot. Ora corre per diventare primo cittadino, ma dice no al protocollo dell'associazione antimafia
Un aspirante sindaco si scaglia contro i funzionari del ministero dell’Interno che hanno commissariato il suo Comune per le infiltrazioni della ‘ndrangheta. Succede a Rivarolo Canavese (Torino) e lui è Martino Zucco Chinà, candidato della lista civica di centrodestra “Riparolium” ed ex assessore della giunta dell’europarlamentare di Forza Italia Fabrizio Bertot, amministrazione sciolta nel 2012. Gli uomini della prefettura “in sei mesi di controllo degli uffici non sono riusciti a tirare fuori un solo documento che fosse anomalo dal punto di vista politico e amministrativo”, mentre “in due anni di commissariamento non c’è stata la capacità dei commissari di individuare qualcosa di irregolare sulle pratiche precedenti”. Frasi pronunciate durante un presidio di Libera “Luigi Ioculano” di Cuorgné.
In quell’occasione l’associazione antimafia presentava la piattaforma elettorale L6 con sei proposte ai candidati sindaci in tema di legalità, trasparenza ed educazione. A differenza degli altri candidati (tre hanno accettato tutte le proposte, uno non ha sottoscritto due punti), Zucco Chinà non ha accolto le richieste: “Non sottoscriverò nessun punto – ha detto nel corso della serata – Spetta ai candidati e al loro impegno. Non possiamo delegare, non possiamo sottoscrivere il nostro compito con un’associazione. Ne va della credibilità delle istituzioni”. Ha pure aggiunto: “Noi ci candidiamo in virtù di una cultura dell’onestà che deve caratterizzare il politico, mentre la legalità è un tecnicismo per burocrati. Noi, proprio in virtù di questi tecnicismi, siamo stati sciolti a livello di consiglio comunale”, ha detto tra gli applausi dei suoi sostenitori.
Al candidato non è piaciuta in particolare la proposta di non presentare alle elezioni i politici legati alla amministrazione sciolta, di cui lui era un componente: “In merito alla richiesta di non candidare sindaci e assessori e quant’altro della vecchia amministrazione avete fatto bene voi di Libera a riportare uno stralcio del decreto di scioglimento, perché è uno stralcio kafkiano, non dimostra nulla, solo parole di burocrati”. Secondo Zucco Chinà questi “burocrati” non avrebbero rilevato nessun’irregolarità: “Se erano anomale le nostre modalità procedurali dobbiamo commissariare i commissari adesso?”. Eppure nelle 220 pagine della relazione conclusiva, i funzionari della prefettura di Torino hanno riepilogato collegamenti tra l’ex sindaco Bertot, il segretario comunale Antonino Battaglia (condannato in primo grado per voto di scambio semplice) ed esponenti della ‘ndrangheta, così come sono stati documentati le concessioni edili assegnate a ditte vicine alla criminalità e anomalie nei lavori pubblici. Quei provvedimenti “ci hanno offeso e hanno limitato l’autonomia del nostro Comune in questi due anni di sofferenza”, ha aggiunto Zucco Chinà. Il presidio “Ioculano” ha reagito affermando che questa è la prima volta Libera che presenta una piattaforma ai candidati di un Comune commissariato per mafia ed è la prima volta che uno dei candidati non sottoscrive alcun punto.