Un colpo di scena prima di lasciare il palco che ha calcato per dieci anni: il municipio di Cesano Boscone, il paese dell’hinterland di Milano dove Silvio Berlusconi sconta la pena ai servizi sociali. Il 25 maggio l’amministrazione si rinnova. E Vincenzo D’Avanzo, il sindaco Pd uscente, lascia scrivendo una lettera indirizzata al presidente della Commissione antimafia del Comune di Milano David Gentili. Lancia un appello chiedendo a Gentili di “non perdere di vista Cesano Boscone” e di fare “più attenzione che in passato”.

Che a Cesano Boscone fosse arrivata la ‘ndrangheta lo racconta l’indagine Parco Sud, del 2010. Quattro anni dopo, scrive D’Avanzo, le pressioni ci sono ancora: “Una realtà come Cesano Boscone è tutt’altro che facile – scrive nella lettera -. Perché ci sono imprenditori che decidono ancora oggi di non operare in determinati settori, aspettando il momento in cui si allenterà la morsa della legalità. Eppure c’è un silenzio sconfortante da parte degli investigatori e dell’autorità inquirente. Paradossalmente ancora più “assordanti” sono quelli di una politica troppo distratta e di un tessuto sociale indifferente”. Sentito da ilfattoquotidiano.it, D’Avanzo non fa i nomi: “Non devo, questa è un’indicazione generale”. Il sindaco ricorda che “cinque anni fa alle ultime elezioni, io ero riuscito a tenere fuori questi persone dalla stanza dei bottoni”. Personaggi legata alla ‘ndrangheta “e ad altre organizzazioni con interessi criminali”, dice.

Racconta l’inchiesta Parco Sud che a Cesano stava Alfredo Iorio, presidente dell’immobiliare Kreiamo spa. Ha patteggiato una pena da un anno e sei mesi di carcere per associazione mafiosa. Il suo nome è riconducibile “al centro di interessi dei Barbaro/Papalia“, si legge nell’ordinanza firmata dal gip Giuseppe Gennari. La storia della Kreiamo ricompare nella lettera: uomini legati all’azienda non avrebbero mai lasciato Cesano. D’Avanzo ricorda di aver dovuto rinunciare al suo assessore Francesco Francica, perché dal 9 luglio 2007 al 28 ottobre 2010 fu presidente del collegio dei revisori di quell’azienda. Però, scrive, ci sono persone “che hanno collaborato con quella società sul piano tecnico e rivestono ancora oggi importanti ruoli nell’amministrazione comunale”. Di nuovo, nessun nome.

Perché pubblicare questa lettera così a ridosso del voto? D’Avanzo risponde che la colpa è di un servizio de La 7 che avrebbero “leso la sua dignità”. Rivangando una storia del 2011, quando il nome di D’Avanzo comparve in un’informativa della Dia, dove si parlava dei suoi contatti con Iorio, patron della Kreiamo. “Era un operatore del territorio come tutti gli altri”, ribadisce D’Avanzo. Il primo a criticarlo fu proprio David Gentili che sottolineò le responsabilità politiche del sindaco. Che oggi invece gli chiede udienza. “Non voglio che questa polemica scappi a ridosso del voto – risponde Gentili – L’impressione che ho da questa lettera è che se li sa, D’Avanzo deve fare i nomi”. Capitolo chiuso. Della vicenda si riparlerà dopo il voto del 25.

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