Calcio e politica vanno da sempre a braccetto in tutto il mondo. Ma il binomio ha trovato la sua massima espressione in Bolivia, dove il presidente della Repubblica Evo Morales ha deciso di diventare anche calciatore. E non per una partita di beneficenza o in qualche categoria minore, ma da vero professionista: nella stagione 2014/2015 giocherà infatti tra le fila dello Sport Boys, squadra di Warnes, del dipartimento di Santa Cruz, che milita nella massima serie del campionato locale. L’annuncio è stato dato dalla dirigenza del club, fra lo stupore di giornalisti e tifosi nel corso di un’affollatissima conferenza stampa. Non c’è trucco né finzione: il presidente Mario Cronenbold ha comunicato lo stipendio del presidente (percepirà 215 dollari al mese, il minimo sindacale) e ha anche mostrato il suo tesserino, per dimostrare l’affiliazione già avvenuta presso la Federazione boliviana.
A settembre, dunque, Evo Morales farà il suo esordio nella Liga a 54 anni suonati. I dirigenti hanno spiegato anche le condizioni dell’accordo firmato fra le parti: il capo di Stato, che scenderà in campo con la maglia numero dieci, giocherà “almeno due o tre partite, scelte compatibilmente ai suoi impegni istituzionali, per almeno venti minuti ciascuna”. Una trovata davvero imprevedibile, che promette però di far felici tutti. Il club, innanzitutto: forse sul piano tecnico lo Sport Boys pagherà qualcosa con l’ingresso in campo di un 54enne non calciatore; ma dal punto di vista del marketing, degli introiti commerciali e degli incassi da gara, le casse societarie avranno sicuro beneficio. E anche il presidente avrà il suo tornaconto: le sue esibizioni sono previste a partire da settembre, in autunno. Proprio in contemporanea con le prossime elezioni presidenziali: il 5 ottobre la Bolivia tornerà alle urne per scegliere il suo capo di Stato, e Morales ha intenzione di fare campagna elettorale sui campi di calcio.
Lo stesso Cronenbold ha parlato esplicitamente di “mossa elettorale”. La riconferma del presidente in carica è data per probabile, ma non più scontata come in passato: Morales di recente è sceso nei sondaggi per la prima volta al di sotto del 50%, e per ricandidarsi ha anche dovuto aggirare il vincolo di tre mandati consecutivi (grazie ad un’interpretazione favorevole del Tribunale costituzionale secondo cui il primo, quello dal 2006 al 2010, non è da considerare perché avvenuto sotto la precedente costituzione). La sue performance da calciatore potrebbero risultare persino decisive nella rielezione. L’opposizione, infatti, è già in allarme, ben poco entusiasta di vedere l’onnipresente Morales all’opera anche sul campo di gioco. E anche Alex Contreras, braccio destro del presidente, avvisa: “Potrebbe essere controproducente, nel calcio contano i risultati e se la squadra dovesse perdere i tifosi daranno colpa al presidente”. D’altra parte, visti i precedenti non c’è neanche troppo da stupirsi della scelta di Morales. Tifoso e appassionato, con un passato da calciatore a livello giovanile, il presidente boliviano era già salito agli onori della cronaca nel 2006 per essersi rotto il naso in un’amichevole in uno scontro con un portiere.
E poi nel 2007, quando aveva improvvisato una partita sulle Ande, ad un’altitudine superiore ai 5mila metri: un’iniziativa di protesta contro la decisione della Fifa di vietare partite ufficiali oltre quota 3000 metri, penalizzando così la Bolivia, la cui capitale La Paz si trova a 3600 metri circa sopra il livello del mare. Né può sorprendere l’utilizzo del calcio a fini elettorali. Soprattutto in Italia, dove i successi del Milan hanno costituito parte determinante dell’epopea berlusconiana. O se si pensa alle polemiche degli ultimi giorni, quando Matteo Renzi ha dovuto rinunciare a giocare la Partita del cuore per ragioni di par condicio. Da Gianni Rivera a Romario (deputato in Brasile fra le file del partito socialista), fino ad arrivare a George Weah (candidato alle presidenziali in Liberia nel 2005), sono tanti i calciatori che hanno sfruttato la propria popolarità sportiva per buttarsi in politica. Fin’ora, però, nessuno aveva fatto il contrario. Ma Evo Morales è sempre stato abituato a stupire. E Il suo esordio nella Liga boliviana rappresenterà solo l’ennesimo capitolo della sua carriera di presidente-calciatore.