Patuelli sul caso del suo vice Berneschi finito agli arresti: "Non decade dalla carica: non c'è una sentenza”. Guzzetti stizzito: "Non l'ho mai protetto, è grande abbastanza per farlo da solo”. Ma la lista degli inguaiati ai vertici delle due potenti associazioni si allunga ogni giorno
Il gotha dei banchieri italiani fa fronte comune sul caso di Giovanni Berneschi, il vice presidente sia dell’Associazione Bancaria Italiana (Abi) che dall’Associazione di Fondazioni e Casse di risparmio (Acri) che, in quanto ex presidente di Banca Carige, è stato arrestato giovedì mattina per truffa ai danni dell’istituto genovese. Nonostante la grave misura cautelare avvenuta un anno dopo l’addio forzato ai vertici della banca genovese, i banchieri si spalleggiano e nessuno pensa di chiedere un passo indietro a Berneschi dalle lobby più potenti della categoria. Anzi. Il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli fa muro contro muro spiegando come il suo secondo non decada dalla carica “perché non c’è una sentenza”. Inoltre, aggiunge il successore di Giuseppe Mussari, “gli effetti dell’arresto hanno una ripercussione in automatico nell’Associazione”, in quanto Berneschi “non parteciperà alle riunioni perché è arrestato”. Senza contare che “l’Abi vedrà per intero rinnovati i propri vertici” a luglio.
Del resto, ai vertici dell’Abi, Berneschi non è l’unico banchiere ad avere guai giudiziari. Non più tardi di una settimana fa tra gli indagati dai pm bergamaschi per il caso Ubi Banca è comparso anche il nome di un altro vicepresidente dell’associazione, Emilio Zanetti, ex presidente Ubi e numero uno dell’Associazione Nazionale fra le Banche popolari. Un fascicolo, quello di Ubi, in cui i giudici hanno ipotizzato responsabilità anche a carico del presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa, Giovanni Bazoli, anche lui finito tra gli indagati, conservando il ruolo di consigliere e membro del comitato esecutivo dell’Abi, oltre alla poltrona di presidente di Intesa SanPaolo con la benedizione dell’azionista Giuseppe Guzzetti inossidabile numero uno della Fondazione Cariplo oltre che dell’Acri.
A tal proposito, se due su cinque degli attuali vicepresidenti dell’Abi più un consigliere hanno problemi con la giustizia, non se la passa meglio l’Associazione delle Fondazioni. LO sa bene il presidente Guzzetti vista la risposta stizzita ai giornalisti che, a margine di un convegno, gli hanno chiesto se ritiene siano opportune le dimissioni del suo vice Berneschi, che è anche presidente della Cassa di risparmio di Carrara: “Si dia lei una risposta. E’ una domanda questa?”, ha detto aggiungendo che “oggi sono qui a parlare di giovani” e precisando di non “aver mai protetto Berneschi” perché “è grande abbastanza per farlo da solo”.
Sostegno anche dagli altri esponenti del settore. Come il numero uni di Unicredit, Federico Ghizzoni, per il quale le dimissioni appartengono alla sfera delle “valutazioni personali”. Solo l’amministratore delegato di Intesa SanPaolo, Carlo Messina, già alle prese con i guai di Bazoli, si lascia sfuggire un commento amaro: “Come Abi, abbiamo un buon track record”. Un precedente non da poco, rileva Messina, ricordando come “all’Abi abbiamo avuto a lungo un presidente che ha avuto problemi giudiziari”. Il riferimento dell’ad di Intesa è all’ex numero uno del Monte dei Paschi di Siena, Giuseppe Mussari, rimasto ai vertici della potente associazione bancaria godendo fino all’ultimo della stima più totale di colleghi e politici tanto da spingersi a un passo dal secondo mandato anche quando il sospetto sul suo operato era ben più di un’ombra, per poi essere scaricato solo quando proprio non c’era più niente da fare, il 22 gennaio 2013.