Ventidue anni fa veniva tragicamente ucciso Giovanni Falcone. Persero la vita insieme a lui la moglie e tre agenti della scorta. Tante sono state negli anni le vittime delle mafie. Ad ogni ricorrenza le istituzioni si ricordano di celebrare le povere vittime e tutti si riempiono la bocca di grandi ideali e di buoni propositi. Ma la mafia uccide ogni giorno. E uccide non solo facendo veri morti ammazzati: uccide dall’interno le istituzioni e la società.

Per molti la mafia continua ad essere associata alla sola Sicilia e alla lupara. Ma è ora che il problema venga affrontato nella sua globalità. Le mafie, ossia l’associazione criminale legata da un vincolo associativo, sono ormai fortemente radicate in tutti i territori. E hanno avvelenato i pozzi della politica e delle istituzioni.

Sono riuscite ad espandersi e a creare una sorta di Mafia bianca. Quella invisibile. Quella che sembra non esistere. La mentalità mafiosa è un modo di gestire anche la cosa pubblica. Sempre più attuale e sempre più appurata. Basta vedere le condanne definitive a Dell’Utri e a pezzi importanti della politica e della società.

Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e tanti altri sono morti proprio perché non solo andarono a colpire e indagare sui soliti e conosciuti mafiosi ma proprio perché seguivano il percorso dei soldi che l’associazione criminale metteva in circolo. Soldi che coinvolgevano politici, partiti, forze e massoneria deviata. Insomma pezzi concreti della nostra società.

Se ci facciamo caso la mafia e il suo sistema sono molto vicino a noi. Non c’è bisogno di andare in Sicilia. Siamo abituati dai film ad immaginarci i mafiosi solo se parlano il bel dialetto siciliano. Io la mafia l’ho trovata e vista in Sardegna. Un imprenditore mafioso (condannato a 10 anni per mafia) lavorava da 8 anni nel mio Paese. E quando segnalai la mia preoccupazione al Ministro dell’Interno per tutta risposta l’intera amministrazione comunale mi denunciò per aver sporcato l’immagine del Paese.

Quando ci sono queste giornate la mia memoria si riaccende intensamente. Mi fa ripensare a quelle frasi profonde di Paolo Borsellino e Giovanni Falcone che io avevo ripetuto sulla mia pagina Facebook due anni. Scrissi: chi a paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola. Anche questa bellissima frase venne usata nella querela fattami dall’amministrazione. Ecco questo è il dramma.

Non capire l’importanza di denunciare a testa alta ogni ingiustizia ed ogni tentativo di infiltrazione mafiosa. Il tentativo costante di isolare coloro che chiedono giustizia e trasparenza. Di coloro che combattono sul campo senza timore e senza piegarsi alle connivenze imposte e ai compromessi criminali. Non si può fare finta di nulla e girarsi dall’altra parte. Ogni nostra indifferenza verso il crimine, verso il sistema clientelare e verso tutte le porcherie fintamente politiche non fa altro che alimentare il sistema mafioso e il loro potere sul territorio. Ti fanno sentire un visionario e un perdente solo perché non ti adegui al sistema.

Ma la forza dei sani e inalienabili valori vince e vincerà sempre. Non dobbiamo mai arrenderci e mollare. Tante persone sono morte per noi e per lasciarci un buon esempio da seguire. Non lasciamoci uccidere ogni giorno dalla Mafia.

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