Morì schiacciato dalle travi del capannone dell’azienda Ursa di Stellata di Bondeno sotto il quale stava lavorando il 20 maggio del 2012: Tarik Naouch, il giovane operaio di 29 anni, di origini marocchine, fu una delle tante vittime del terremoto di due anni fa. A Ferrara è ripresa l’udienza preliminare davanti al gup Piera Tassoni (la sua famiglia si è costituita parte civile) in cui sono accusati – pur indirettamente – della morte di Tarik, quattro persone, per le quali la procura (pm Nicola Proto) ha chiesto il rinvio a giudizio. L’udienza è stata aggiornata al 5 giugno, quando il giudice deciderà se si dovrà celebrare il processo.

Sotto accusa ci sono il progettista della struttura Pierantonio Cerini di Arezzo; il direttore dei lavori e presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Ferrara Franco Mantero; il costruttore Simonello Marchesini della Stimet di Arezzo e il collaudatore dell’opera, l’ingegnere Mauro Monti, dirigente della Provincia di Ferrara. Tutti imputati di omicidio colposo, per colpa generica perché, a vario titolo, sarebbero responsabili di carenze nella progettazione e costruzione della struttura che crollò uccidendo Tarik. Mentre da sempre i loro legali e consulenti sottolineano come non vi fossero obblighi giuridici, fino al 2005, nel Ferrarese che non era zona sismica, di applicare norme di sicurezza contro i terremoti.

L’udienza di oggi, durata oltre 3 ore, ha visto in aula il confronto-scontro tra ingegneri e progettisti delle difese e il consulente della procura, l’ingegnere Comastri che con un pool di 5 tecnici ha eseguito la perizia della procura sul crollo Ursa e degli altri capannoni in cui morirono altri tre operai nel Ferrarese (Ceramiche S.Agostino e Tecopress).

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