Mentre Renzi promette, Grillo urla e Berlusconi insulta, nella capitale d’Europa si stanno compiendo le mosse decisive che porteranno alla nomina di chi siederà sulle poltrone che davvero contano a Bruxelles: Commissione europea, Parlamento europeo, Consiglio europeo, alto rappresentante della Politica estera e Commissario Ue agli Affari monetari. Nel toto nomi mancano gli italiani, con l’unica eccezione di Gianni Pittella (Pd), che ambisce alle presidenza dell’Europarlamento, ma non sarà facile.
Un tedesco (o quasi) alla Commissione europea
La Germania – dove le liste per le Europee sono state chiuse quasi un anno fa – è sicuramente la protagonista della corsa al Berlaymont (l’edificio principale della Commissione) visto che uno dei due candidati favoriti è tedesco, Martin Schulz, e l’altro, il lussemburghese Jean-Claude Juncker, ha ricevuto l’endorsement direttamente dalla cancelliera Angela Merkel. Nessun italiano nemmeno tra gli altri quattro candidato ufficiali: Guy Verhofstadt (liberali), Alexis Tsipras (sinistra), Ska Keller e José Bové (verdi). E se il nuovo presidente della Commissione non sarà tra questi – eventualità che scatenerà uno scontro tra istituzioni Ue – i possibili outsider sono la direttrice del Fmi Christine Lagarde (francese), la premier danese Helle Thornig-Schmidt e il premier finlandese Jyrki Katainen.
Consiglio europeo in mano al Nord Europa
Si tratta della figura che presiede i summit europei tra i capi di stato e di Governo, insomma un ruolo molto delicato visto che le decisioni che contano in Europa vengono prese in queste lunghe nottate a porte chiuse. Per il dopo Van Rompuy (belga) – la cui carica scadrà a fine 2014 – a Bruxelles si fa il nome di Juncker qualora questo non dovesse finire alla Commissione europea, ovvero in caso di vittoria socialista alle elezioni europee o di scelta di un outsider. In passato si era ventilata l’ipotesi Mario Monti, possibilità evaporata con la sua “salita” nella politica italiana (Monti oggi è a capo del gruppo internazionale sulle risorse proprie dell’Ue). Tra gli altri nomi papabili, troviamo il premier polacco Donald Tusk e il premier svedese Fredrik Reinfeldt.
Parlamento europeo, tutto dipende dalle elezioni
Questa, come le altre cariche, dipenderà da chi verrà nominato presidente della Commissione europea, e quindi dal risultato delle elezioni (oggi in vantaggio i popolari di 16 seggi). All’interno delle istituzioni si parla di un’opzione Guy Verhofstadt, belga e leader dei liberali, il quale potrebbe essere appoggiato da socialisti e popolari per far fronte comune contro gli euroscettici che i sondaggi danno a circa 130 deputati su 751 totali. Si tratta di una carica che dura due anni e mezzo e che, di solito, vede l’alternanza tra i due principali partiti europei (socialisti e popolari). Da quando si vota per le elezioni europee (1979) l’Italia non ha mai avuto un presidente dell’europarlamento. Mario Mauro ci andò molto vicino nel 2009, ma la sponsorizzazione di Silvio Berlusconi non gli fu certo utile. Oggi esiste una possibilità per Gianni Pittella, eurodeputato Pd alla sua terza legislatura e attualmente vice presidente dell’Aula. Nonostante il suo inglese non propriamente british, Pittella gode di una buona reputazione in Europa, ma questo potrebbe non bastare per essere nominato.
Gli altri posti chiave
Dopo la non brillante esperienza di Catherine Ashton alla Politica estera, difficilmente il Regno Unito potrà riottenere il posto – d’altronde il loro sogno proibito resta il Mercato interno. Questo portafogli (oggi francese) è uno dei più ghiotti insieme a quello all’Energia (tedesco) e Affari Monetari (finlandese). Proprio la poltrona di Olli Rehn (finlandese) – candidato al Parlamento europeo – fa gola a molti, vista la crisi economica e i sempre maggiori poteri dell’Ue sui bilanci nazionali. Tra i nomi che circolano, l’attuale ministro dell’Economia e delle Finanze francese Pierre Moscovici e il finlandese Jyrki Katainen.
Incognita Italia
Non si sa ancora nulla sul Commissario europeo che proporrà l’Italia – ne spetta uno a ciascun Paese membro. Due i nomi più gettonati anche se non si tratta di nulla di ufficiale: Enrico Letta e Massimo D’Alema. Quest’ultimo era stato già in lizza nel 2009 per il posto di alto rappresentante alla Politica estera, ma gli fu preferita l’evanescente lady Ashton.