Il loro nome negli ultimi tempi compare sui giornali più per i legami pericolosi con banche finite sotto inchiesta per mala gestione che per la loro attività primaria. Eppure le fondazioni bancarie che fanno riferimento all’Acri di Giuseppe Guzzetti (vicepresidente l’ex numero uno di Banca Carige Giovanni Berneschi, finito ai domiciliari giovedì scorso) dovrebbero essere innanzitutto gli enti per eccellenza deputati a finanziare attività senza scopo di lucro e di rilevante utilità sociale. Ma, anche da questo punto di vista, gli enti pubblico-privati nati a fine anni novanta con la legge Amato-Carli – relatore l’ex senatore Luigi Grillo tornato recentemente alla ribalta per il caso Expo -per sostituire lo Stato in capo alle banche pubbliche e perseguire finalità “di interesse pubblico e di utilità sociale” (grazie ai dividendi incassati dagli istituti controllati o partecipati) hanno sempre avuto un ordine di priorità un po’ diverso da quello del cittadino medio. E il contrasto diventa stridente in una fase di pesante crisi che vede oltre 1 milione di famiglie (i dati arrivano dall’Istat) non percepire alcun reddito da lavoro. Tant’è: nella rosa dei loro venti possibili settori di intervento, che spaziano dall’assistenza agli anziani alla sicurezza alimentare, passando per l’istruzione e la salute pubblica, le fondazioni continuano a privilegiare l’arte e i beni culturali. Un patrimonio ricchissimo che ha indubbiamente grande bisogno di fondi per la conservazione, il restauro e la valorizzazione. Resta il fatto, però, che a scapito delle primarie necessità sociali non tutelate, la scelta degli enti è quella di destinarvi oltre il 30% delle risorse – circa 1 miliardo ogni anno – a disposizione del sistema delle 88 fondazioni italiane. Che in pancia, va ricordato, hanno ancora partecipazioni in 15 banche e il 18% del capitale della Cassa depositi e prestiti (Cdp), la società pubblica che gestisce il risparmio postale.

I dati riassuntivi (relativi al 2012) raccolti dall’Acri, l’associazione che le raccoglie tutte e alla cui guida siede, da 14 anni, il sempreverde Guzzetti strenuo difensore delle sistema delle fondazioni, raccontano di un attivo complessivo di 51 miliardi – costituito per il 96% da attività finanziarie – e di erogazioni per 305,3 milioni ad Arte, attività e beni culturali, per 144,8 milioni a Educazione, istruzione e formazione e per 124 milioni all’Assistenza sociale. Seguono Ricerca (a cui sono stati destinati 118,5 milioni) e, al quinto posto,Volontariato, filantropia e beneficenza (117,3 milioni). Escludendo il caso eclatante della Fondazione Mps che non ha ancora pubblicato il bilancio 2013 e che negli ultimi anni ha abdicato al suo scopo sociale per non mollare la presa sulla disastrata banca senese, salvo poi delegare allo Stato il salvataggio dell’istituto, come impiegano le risorse i primi cinque enti italiani, cioè Cariplo (che ha in pancia il 4,9% di Intesa Sanpaolo, appena dato però in gestione a Quaestio capital management), Compagnia di San Paolo (che di Ca’ de Sass ha il 9,7%), Cassa di risparmio di Torino (azionista di Unicredit con il 2,5%), Cariverona (anch’essa socia di Unicredit, con il 3,5%) e Cariparo (proprietaria del 4,25% di Intesa Sanpaolo)? Nel 2013, tutte insieme hanno messo a disposizione dei territori 418 milioni di euro. Di questi denari 177 milioni sono andati alle attività con dirette ricadute sulle persone, dalla sanità al volontariato. Spulciando i bilanci non mancano però le sorprese. Ecco, nel dettaglio, come sono stati ripartiti i fondi.

DA CARIPLO 44 MILIONI A CULTURA, SPICCIOLI A OSPEDALI – La Fondazione Cariplo, presieduta da Guzzetti (al suo fianco Mariella Enoc e il numero uno di Confcommercio Carlo Sangalli), l’anno scorso ha registrato un avanzo di gestione di 209 milioni e deliberato la concessione di contributi a 1.047 progetti in tutte le province lombarde, per un controvalore totale 138,8 milioni. Ai quali vanno sommati 6 milioni di accantonamenti per i fondi regionali di volontariato. Si arriva così a quota 144,4 milioni, nettamente sotto la “media storica” che, tra il 1998 e il 2013, è stata di 180 milioni l’anno. La relazione sulla gestione indica che la fetta principale della torta, 44,1 milioni – comunque quasi il 10% in meno rispetto al 2012 – è stata devoluta ad arte e cultura: dal sostegno alle imprese culturali fondate da giovani, alle iniziative per “avvicinare nuovo pubblico”. Oltre 6 milioni sono stati destinati al bando “Valorizzare il patrimonio culturale attraverso la gestione integrata dei beni” e altrettanti a “Valorizzare le attività culturali come fattore di sviluppo delle aree urbane” (tra i beneficiari l’Associazione culturale Aprile – Esterni per il progetto Milano film network e Arci Milano per Spazio Mil_Carroponte).

Non mancano poi contributi “di carattere istituzionale”, concessi a pioggia – senza bando – alla Fondazione Teatro alla Scala (3,2 milioni) come al Piccolo Teatro (800mila euro), al Fondo ambiente italiano (250mila euro) come al Centro nazionale prevenzione e difesa sociale onlus (200mila euro). Seguono i Servizi alla persona, con 38 milioni, a cui vanno però aggiunti 19,8 milioni contabilizzati sotto la voce “filantropia e volontariato”. Nell’ambito dei servizi la fondazione milanese ha privilegiato assistenza sociale, attività internazionali e istruzione, a cui sono andati 21 milioni, housing sociale (6,15 milioni, di cui quasi 1 per il progetto Cenni di cambiamento di Polaris Investment, di cui la stessa Fondazione è socia), infrastrutture sociali (4 milioni) e inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati (3,2 milioni). Spiccioli, invece, a microcredito, ospedali e altri servizi sanitari.

E tra i destinatari di alcune specifiche “erogazioni istituzionali” spunta un nome recentemente salito agli onori delle cronache: l’Istituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone, struttura presso la quale Silvio Berlusconi sta svolgendo i servizi sociali in seguito alla condanna per frode fiscale, ha ricevuto 500mila euro. Il doppio rispetto al Banco alimentare. Al terzo posto per volume di erogazioni c’è poi, con 26,4 milioni, la ricerca scientifica (soprattutto medica, agronomica e sui nuovi materiali), la cui delega in cda è stata affidata a Catia Bastioli, ad di Novamont e neo presidente di Terna. In coda l’ambiente (10,5 milioni). Infine va sottolineato che Cariplo, nel 2013, ha centrato un tasso di rendimento del patrimonio netto del 10,09%, grazie a investimenti in azioni (40%), obbligazioni (altrettanto), valuta (13%) e “mission connected”, “che perseguono finalità coerenti con la missione istituzionale”. Tra questi, per esempio, quelli in Banca Prossima, in veicoli di private equity quali Clessidra, Mandarin e Equinox, in fondi infrastrutturali come F2i e di venture capital come Innogest e Next. Ma anche la quota in Cdp.

COMPAGNIA DI SAN PAOLO RIMANDATA IN TRASPARENZA  – La Compagnia di San Paolo, fresca di cambio al vertice – dopo l’addio di Sergio Chiamparino, candidato alla presidenza della regione Piemonte, la poltrona di presidente è stata occupata dal vice Luca Remmert, a lungo consigliere Unicredit – nel 2013 ha erogato al territorio 124 milioni, che salgono a quasi 130 se si tiene conto delle somme recuperate da stanziamenti di anni precedenti. Prima della crisi, nel 2007, la cifra ammontava a oltre 210 milioni. Altri tempi, anche in termini di risultati di bilancio: allora era in attivo per 467 milioni, ora solo per 176. L’ultimo esercizio a guida Chiamparino ha visto l’ente deliberare 781 stanziamenti. In testa le politiche sociali, con 47,3 milioni, seguite da ricerca e istruzione (41,7), patrimonio artistico (15,2), attività culturali (14,6) e sanità (5 milioni). Il bilancio, però, non dettaglia i singoli interventi e non riporta i destinatari. Tutte le informazioni in merito vengono di solito inserite nel rapporto annuale, che per il 2013 non è ancora disponibile. Per trovare qualche nome occorre scandagliare il sito web. E anche qui le informazioni sono parziali: il file con l’esito dei bandi dell’area politiche sociali, per esempio, è un lungo elenco di cooperative, associazioni, fondazioni, comuni e parrocchie “i cui progetti saranno oggetto di contributo”. Dentro – a dispetto della trasparenza – non c’è nemmeno un numero: “gli enti riceveranno comunicazione scritta riguardante l’ammontare deliberato”, informa la stringata nota.

L’ultimo progetto presentato punta a rivitalizzare – in collaborazione con il comune – gli antichi Quartieri militari della Torino settecentesca, trasformando entro il 2015 i palazzi di San Celso e San Daniele in un polo di ricerca sul Novecento. Oltre a erogare contributi, poi, l’istituto svolge anche attività di gestione diretta di progetti, attraverso una manciata di “enti strumentali” come l’Ufficio Pio, la Fondazione per la Scuola, il Collegio Carlo Alberto, l’Istituto superiore Mario Boella (ricerca nel settore ict) e la Human genetics foundation. Quanto agli investimenti, la compagnia vantava a fine 2013 un portafoglio di attività finanziarie del valore di 5,8 miliardi di euro, in recupero rispetto ai 5,2 del 2012 grazie a un rendimento che ha superato il 16 per cento. La partecipazione in Intesa pesa il 48%, gli investimenti mission-related (tra cui il fondo di social housing Immobiliare Abitare Sostenibile Piemonte) il 3 per cento.

CRT PUNTA SULL’ARTE. E LE FIAT PANDA – Sul territorio piemontese la Compagnia di San Paolo “convive” con la potente fondazione Cassa di risparmio di Torino, nota come Crt. Sui cui conti 2013, pur chiusi con un avanzo di 42 milioni, pesano non poco il sostegno – leggi sottoscrizione dell’aumento di capitale – prestato alla Unicredit di Federico Ghizzoni e i minori dividendi incassati. Tanto che, già quest’anno, la fondazione potrebbe decidere di scendere sotto il 2,5% nel capitale della banca. Si vedrà. Certo è che la prima conseguenza è stata un calo delle risorse destinate al territorio: 41 milioni, meno di un quarto rispetto a quanto erogato nell’anno record 2009. Di questi, ben 22 milioni sono andati a “progetti propri”, cioè realizzati direttamente da Crt o da terzi ma sulla base di linee guida comunicate attraverso bandi o inviti a presentare proposte. L’area Arte e cultura è saldamente al primo posto, con 17 milioni spalmati su 647 interventi: si va dal “progetto proprio” Not&sipari per la promozione di musica, teatro e danza (2,8 milioni) al supporto a 17 istituzioni del territorio come Castello di Rivoli, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Museo nazionale del cinema e Circolo dei lettori (4,8 milioni). Passando per gli 1,4 milioni a sostegno delle attività della Fondazione arte moderna e contemporanea, emanazione della stessa Crt. Solo 738mila euro, invece, a “iniziative e richieste del territorio”. Al secondo posto l’area Istruzione e ricerca, con 12,3 milioni per 143 interventi. Qui fanno la parte del leone – 4,8 milioni complessivi – il Master dei talenti (borse di studio per tirocini all’estero) e il progetto Diderot (corsi e conferenze per i ragazzi delle scuole primarie e secondarie), seguiti dalle borse di dottorato e ricerca e dai contratti per visiting professor stranieri offerti nell’ambito del progetto Lagrange (sullo studio dei sistemi complessi).

Buon ultimo il welfare, a cui sono stati destinati in tutto 10,7 milioni, divisi tra volontariato e filantropia (6,5, più 1,1 milioni andati ad alimentare il fondo speciale per il volontariato), salute pubblica (1,8) e “altri settori”. Con alcune curiosità, a voler essere maliziosi: 1,5 milioni sono andati al progetto Missione soccorso, che finanzia l’acquisto di autoambulanze – quasi sempre Fiat Ducato o Doblò, come emerge dalle immagini delle Giornate del soccorso – e al bando Safety vehicle, che assegna risorse da utilizzare per veicoli allestiti per le attività di protezione civile. “Fiat Panda o equivalenti”, specifica il regolamento diramato dalla fondazione, il cui presidente Antonio Maria Marocco, ex consigliere Unicredit, è stato nel cda della cassaforte degli Agnelli, Exor e siede ancora in quello dell’Editrice La Stampa – gruppo Fiat.

PER CARIVERONA DISAGIO AL PRIMO POSTO – Quanto a Cariverona, la fondazione presieduta da Paolo Biasi ha deciso l’anno scorso erogazioni per 61,5 milioni, di cui 17,2 a volontariato, filantropia e beneficenza. Su questi oltre 4 milioni sono stati concentrati sulla disabilità, 1,9 su azioni contro il disagio sociale (dormitori, centri accoglienza, un fondo di solidarietà per famiglie in difficoltà), 1,6 sui servizi per i minori in affido e altrettanto su progetti per i detenuti. Tutti gestiti da cooperative, comuni e diocesi del vicentino, del veronese e del bellunese. Altri 16 milioni sono andati a arte e beni culturali (di cui 4 per restauri), 14,3 a salute e medicina preventiva e riabilitativa (4,3 milioni per informatizzare le strutture sanitarie, 8,5 per l’acquisto di macchinari), 5,7 a istruzione e formazione (soprattutto dotazioni informatiche per le scuole, ma anche sostegno a corsi finalizzati all’inserimento nel mondo del lavoro), 4,5 all’assistenza agli anziani (sia a domicilio sia in strutture residenziali) e 2,4 alla ricerca. I fondi vengono assegnati attraverso bandi o per iniziative sollecitate direttamente dall’ente.

DA CARIPARO 13 MILIONI ALLE “CATEGORIE DEBOLI” – Infine la Fondazione Cassa di risparmio di Padova e Rovigo ha approvato nel corso del 2013 l’assegnazione di 54 milioni di euro – a fronte di un avanzo di 55,6 milioni. Le somme maggiori (13,4 milioni) sono andate in questo caso all’assistenza e tutela delle categorie deboli. In particolare 3 milioni sono finiti in un fondo straordinario di solidarietà a favore dei disoccupati e 250mila euro a un progetto di sostegno per chi si prende cura dei malati di Alzheimer. Oltre 11 milioni hanno invece finanziato la ricerca scientifica, 10,9 arte e cultura (dalla mostra su Pietro Bembo a Padova agli archivi storici della regione), 8,5 progetti legati all’istruzione (il Polo universitario di Rovigo ha per esempio ricevuto 4 milioni per le attività didattiche) e 6,5 sono stati destinati a salute e ambiente. Sport, protezione civile, sicurezza alimentare e agricoltura si sono divisi la fetta più piccola, circa 3 milioni.

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