“Grazie alla politica Silvio ha ottenuto ciò che sognava: l’affetto gratuito di milioni di persone, uno sterminato esercito di uomini e donne che lo adorano fedelmente da due decenni in cambio di illusioni. In realtà, in cambio di nulla. Ma, nonostante ciò, continuano a idolatrarlo. La politica lo fa sentire amato, vivo: è la sua condanna, ma è anche la nostra”. Così, dopo vent’anni di silenzio parla Vittorio Dotti, legale, parlamentare e soprattutto per 16 anni uomo ombra di Silvio Berlusconi, autore del libro L’avvocato del diavolo (edito da Chiarelettere), insieme ad Andrea Sceresini, che ricostruisce un rapporto umano, professionale, politico durato tre lustri. Dal 1980, quando il milanese Dotti approdò alla corte di Arcore introdotto dal comune amico Marcello Dell’Utri, di cui era stato compagno di università, al 1996, quando le accuse contro il Cavaliere di Stefania Ariosto, fidanzata di Dotti stesso, costarono al legale l’amicizia con B., il posto nelle liste di Forza Italia e il lavoro come avvocato della Fininvest. Le dichiarazioni della Ariosto, nota come testimone Omega, aprirono infatti la stagione dei processi Mondadori e Sme. Su quella stagione, come sugli anni del successo che la precedettero, Dotti, capogruppo di Forza Italia nel primo governo del Cavaliere prima dell’epurazione in diretta del 1996, ha sempre taciuto. Ma oggi Dotti racconta quegli anni parlando di “illusione berlusconiana”, intendendo quella rivoluzione liberale che Berlusconi cercò di far credere agli italiani. “E chi è rimasto orfano di quel sogno – dice Dotti – non vota più Berlusconi, ma vota Grillo” di Fabio Abati