I macachi dello stabulario di Modena vanno liberati. Lo chiedono le associazioni animaliste, riunite alle 14 di sabato 24 maggio davanti al Policlinico dell’Università di Modena, a qualche centinaio di metri dalle gabbie contenenti i 15 esemplari di primati. Su di loro i docenti/scienziati dell’ateneo modenese sperimentano, fin dal 2005, ricerche che riguardano gli aspetti cognitivi e motori di una parte del cervello dell’animale, e che si concludono con la sua soppressione. Il sit-in indetto autonomamente da Linda Guerra, una ex volontaria Lav, su una pagina Facebook ha fatto il giro del web e ha quindi coinvolto gli ex compagni della stessa Lega AntiVivisezione di Modena che aderisce all’iniziativa assieme a forze partitiche del territorio come Sinistra Ecologia e Libertà.
La vicenda dello stabulario di Modena è singolare, proprio perché dai laboratori di via Del Pozzo il 1 agosto 2012 è stato ‘liberato’, previo accordo con i responsabili della ricerca, un giovanissimo macaco, poi ribattezzato Yuri, che oggi vive libero nel Centro di recupero di Fauna Esotica di Monte Adone in provincia di Bologna. “Ai primi di marzo 2014 è entrata in vigore la nuova legge che regola la vivisezione, che vieta l’allevamento di animali come cani, gatti e scimmie, da usare nei cosiddetti esperimenti scientifici – spiega Yuri Bautta della Lav Modena, che in prima persona ha condotto la trattativa per liberare il macaco nel 2012 – Questo significa che le università potranno fare vivisezione sui macachi, però non potranno allevarli e dovranno quindi acquistarli, magari da altri paesi come l’Olanda”. A ciò si aggiunge però un altro particolare: quando Bautta durante i primi mesi del 2012 riuscì ad ottenere la liberazione del macaco Yuri, contrattò direttamente con il responsabile della sperimentazione, il dottor Bon, la firma a nome dell’intero stabulario di un documento scritto dove si impegnava a non sostituire quell’animale con l’acquisizione di nuovi primati.
“Così i vivisettori dell’università di Modena – continua Bautta – si trovano tra due fuochi: non solo, come succede negli altri atenei, non potranno più allevare macachi, ma non potranno nemmeno acquistarne, proprio a causa dell’accordo che loro stessi hanno firmato con Lav”. La legge antivivisezione di marzo 2014 ha però sbloccato l’impasse creatasi con il cambio al vertice della ricerca sui macachi, dal professor Bon alla professoressa Cristina Lucchetti. “Da un lato – spiega Bautta – abbiamo cercato di contattare, invano, l’assessore comunale all’ambiente, Simona Arletti. Poi, viste le elezioni e le ferie che incombono, abbiamo velocizzato le nostre iniziative fino alla creazione spontanea del sit-in. Ricordiamoci che dentro alla stabulario questi animali vengono torturati per una ricerca che riguarda il cervello umano e di cui non si sa nemmeno se si otterrà qualcosa”.
Lav Modena ha anche lanciato un appello al neorettore dell’ateneo di Modena e Reggio attraverso Michela Kuan: “Speriamo voglia far innalzare la ricerca modenese perché questa diventi competitiva con il contesto europeo, che sempre più si rivolge a metodi di ricerca senza animali, unendo scienza ed etica e salvando la vita a queste meravigliose creature che tanto ci assomigliano, ma che non hanno diritti”. Il tema della vivisezione in Italia è salito agli onori della cronaca molto di recente dopo la battuta di Beppe Grillo sul cane Dudù di Silvio Berlusconi. “La questione animalista è trasversale perché appartiene all’etica – conclude Bautta – I Verdi avevano nel passato provato a portare avanti istanze animaliste e ambientaliste ma poi si sono collocati in una parte politica precisa e sono saltati. Per le Europee molti animalisti sono nel caos. Il paradosso più grande è nel Pd nella circoscrizione Nord-Est dove sono candidati sia un paladino delle battaglie animaliste a Bruxelles, ex Idv, come Andrea Zanoni e una deputata storica come Alessandra Moretti, appena dichiaratasi favorevole alla caccia”.