Quando ieri i vertici Ilva/Italsider sono stati condannati per l’amianto, ho avvertito dentro di me la fiducia che ce la potremo fare anche nel nuovo processo Ilva. Se riusciremo a disinnescare i pericoli contenuti nel disegno di legge sui reati ambientali, la giustizia farà il suo corso.
Nel quadro desolante di questi anni sono stati i cittadini a riempire il vuoto delle istituzioni e a sostituirsi alla loro ignavia che a volte è sconfinata nella complicità con gli inquinatori.
Nel 2008, mentre la Regione non aveva portato in Procura alcun dato utile ad avviare le indagini, PeaceLink forniva i primi dati della contaminazione della catena alimentare. Da lì è partita l’inchiesta che sta per trasformarsi nel più grande processo nazionale per disastro ambientale.
Gli attivisti di PeaceLink e dell’AIL (Associazione Italiana Leucemie) di Taranto decisero di incontrarsi con gli allevatori e di passare all’azione. Nacque così la decisione degli allevatori di diventare nostri alleati.
La Procura sostituì i primi periti (due dei quali sono stati indagati) e ne nominò degli altri che giunsero alle stesse conclusioni della perizia firmata dal dottor Stefano Raccanelli e presentata in tribunale da Vincenzo Fornaro.