Ore 17,58 siamo tutti in piedi quando un boato ci ricorda l’ora esatta dell’attentato e ci riempie gli occhi di lacrime. Nella Scuola di Polizia di Peschiera del Garda, ricordare la strage di Capaci che è costata la vita a Giovanni Falcone, alla moglie Francesca Morvillo e ai tre agenti di scorta Rocco Di Cillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani è stato come riaprire l’ennesima ferita che dilania il nostro Paese. Sulla sinistra quel che rimane della Quarto Savona Quindici, la macchina su cui viaggiavano i tre agenti di scorta, nel cielo cinque lanterne bianche che si sono alzate con il risuonare dei nomi delle vittime pronunciate in coro dagli allievi del 189° corso di polizia.
“Quando si sceglie un marito poliziotto, devi avere lo stesso coraggio” afferma sul palco Tina Montinaro Martinez, moglie del caposcorta di Giovanni Falcone. “Antonio aveva deciso di scortare Falcone a 24 anni, era giovane ma consapevole del pericolo, tanto da dirmi che “il giorno che succederà dovrai venire a prendermi col cucchiaino”. La cerimonia iniziata alle 16,30 è iniziata con la voce di Antonio Montinaro e con le sue parole registrate in un’intervista dieci giorni prima di morire: “Chiunque fa questa attività, ha la capacità di scegliere tra la paura e la vigliaccheria. La paura è qualche cosa che tutti abbiamo: chi ha paura sogna, chi ha paura ama, chi ha paura piange. È la vigliaccheria che non si capisce e non deve rientrare nell’ottica umana. Io come tutti gli uomini ho paura, ma non sono vigliacco”.
Gli allievi cantano in coro Pensa di Fabrizio Moro mentre ad aprire la serie di testimonianze è il direttore della scuola Gianpaolo Trevisi che ha voluto ribadire ai propri ragazzi che portare la divisa è anche ricordare ogni giorno gli eroi che hanno creduto in essa. Non bisogna demoralizzarsi mai,crederci sempre e quando c’è una piccola debolezza pensare a chi ha sacrificato la propria vita. Ad alleggerire il clima è Pif , Pierfrancesco Diliberto, che parla della sua esperienza dopo il film La mafia uccide solo d’estate, poi ricordando la strage afferma: “Bisogna vivere il 23 maggio come se fosse ogni giorno 23 maggio,ogni giorno. Perché purtroppo la mafia ti vince nel quotidiano; invece oggi è il 23 maggio, domani è il 23 maggio, dopodomani deve essere il 23 maggio. Quando mi chiedono nelle scuole:”Ma quelle morti sono servite?” Ho trovato la risposta solo recentemente ed è DIPENDE TUTTO DA NOI” .