E pensare che voleva comprarsi, nell’ordine, Corriere della Sera, Sole 24 Ore, un pezzo del gruppo Espresso, Il Fatto Quotidiano, il defunto Pubblico e – già che c’era – anche una fettina di Mediaset e Telecom Italia Media. Ora, invece, il giornale ha deciso di farselo in casa. La Proto Organization, creatura dell’ex sedicente finanziere e agente immobiliare dei vip Alessandro Proto, “cerca giornalisti per nuova avventura editoriale”. E, ironia della sorte, lo fa attraverso il canale TrovoLavoro del Corriere, di cui nell’ottobre 2012 sosteneva di aver acquisito il 2,7% – salvo, quattro mesi dopo, essere finito in manette per aver “divulgato false informazioni idonee ad alterare in maniera sensibile il prezzo delle azioni Rcs e Tod’s”, altra vittima (come Mediobanca, Unicredit, Generali, FonSai, Mps e chi più ne ha più ne metta) dei suoi presunti raid per conto di “investitori italiani e stranieri”.
Operazioni mai esistite, come emerso dalle indagini sfociate, il 14 febbraio 2013, nel suo arresto per manipolazione del mercato, ostacolo all’autorità di vigilanza e truffa. Solo quattro giorni prima il “finanziere” annunciava di voler comprare Il Fatto, mentre il giorno prima raccontava di essere a un passo dal rilevare Pubblico, il giornale fondato da Luca Telese che aveva chiuso i battenti a fine 2012.
A dire il vero formalmente lui, Proto – ancora ai domiciliari dopo aver patteggiato una condanna a 3 anni e 10 mesi e averne trascorsi due tra San Vittore e il carcere di Pavia – con la “nuova avventura” non c’entra. In marzo ha lasciato il timone della società, la cui sede principale è a Londra, al luganese Giovanni Manella. Ed è impegnato più che altro ad alimentare il gossip su un presunto flirt con Elisabetta Canalis (smentito alla fine da entrambi, con dovizia di reciproci insulti) e ad accreditarsi come ispiratore del personaggio di Christian Grey, il protagonista della trilogia pornosoft Cinquanta sfumature. Certo, prima di uscire di scena non ha resistito alla tentazione di inanellarne un’ultima: il 22 febbraio l’agenzia spagnola Efe batteva la notizia che il magnate messicano Carlos Slim e il suo “amico” Alessandro erano sul punto di rilevare la quota di maggioranza (19%) del New York Times. Un lancio che però ricorda i comunicati sulle presunte vendite miliardarie – con Proto come intermediario – di ville e manieri a vip nostrani e stranieri, da Justin Bieber a Lionel Messi passando per George Clooney.
Anche lasciando il fondatore fuori dal quadro, certo è che un’iniziativa editoriale – dieci, a proposito, sarebbero i posti a disposizione per i giornalisti che vogliano candidarsi – messa in campo dal gruppo è notevole. Tanto più che il nuovo general manager Manella, lungi dal prendere le distanze dalla precedente gestione, rivendica la decisione di mantenere il “brand” Proto “perché nel bene e nel male è molto conosciuto sia in Italia che all’estero e soprattutto perché, dopo un’analisi sulla società, abbiamo appurato che le dichiarazioni rilasciate antecedentemente non erano false, come scritto, ma più precisamente non corrette”.
Finora, però, non ha avuto riscontri la “correttezza” del primo comunicato di Manella. Che, il 13 marzo, informava: “Le voci circolate in queste ore sopra una nostra offerta a Telefonica per la partecipazione in DigitalPlus (la pay tv spagnola partecipata da Mediaset, ndr) sono confermate dal management della Proto Organization Enterprises Ltd”. Non solo: “la proposta a Telefonica è già stata valutata dalla CNMV (la Consob spagnola) e attendiamo solo una risposta da parte del nostro interlocutore”. Ciliegina sulla torta: “Non è escluso un asse con Mediaset”. L’8 maggio Telefonica, che di Digital Plus ha il 22%, ha lanciato un’offerta per salire al 56 per cento. E non risulta che Proto Organization sia della partita. Un altro segnale che l’uscita del fondatore non sembra aver cambiato molto le cose.