Il Belgio è diventato il terzo Paese creditore degli Usa. Gli ultimi dati diffusi da Washington mostrano che nelle casse del piccolo Stato europeo – 10 milioni di abitanti contro i 316 milioni degli Stati Uniti – ci sono infatti 381 miliardi di dollari di titoli del Tesoro americano, cifra che ne fa il terzo detentore di “Treasuries” dietro la Cina (1.272 miliardi) e il Giappone (1.201). Nel solo mese di marzo Bruxelles si è resa protagonista di un rally che ne ha fatto salire l’esposizione di 40 miliardi, più che compensando la fuga degli investitori russi (-26 miliardi). Un mistero, a prima vista. Poi l'”esecutore” è stato scoperto: il Financial Times ha avanzato l’ipotesi che ad acquistare i titoli sia stato il colosso dell’intermediazione finanziaria Euroclear, basato proprio nella capitale belga. E i responsabili della società, prima camera di compensazione obbligazionaria a livello mondiale con masse gestite per 24.200 miliardi di euro, hanno ammesso di essere tra gli acquirenti. Il giallo, però, è tutt’altro che chiarito: non si sa, infatti, chi sia il “mandante” dello shopping miliardario. I clienti della società includono più di 100 banche centrali e una cinquantina delle più grandi banche mondiali. Si è persino ipotizzato di acquisti da parte di grandi istituzioni europee e della stessa Federal Reserve, ma le voci non hanno trovato nessuna conferma.
L’unica sicurezza è dove sono finiti – almeno in parte – i soldi dei russi che nell’ultimo anno hanno venduto 53 miliardi di Treasuries: si sono trasformati in oro. Infatti Glencore, operatore nel settore dei metalli preziosi, ha riferito di ingenti acquisti di metallo giallo ad aprile da parte della banca centrale di Mosca. Si tratta di 900 mila once (ognuna equivale a 28,3 grammi) per un valore di 1,17 miliardi di dollari, il che porta il totale delle riserve auree russe a 34,3 milioni di once per un valore di 44,30 miliardi. Con questi acquisti il peso dell’oro sulle riserve russe sale quasi al 10% (non molto, comunque, se si pensa che l’oro conta per oltre il 65% delle riserve della Fed). Ma l’indicazione è chiara: tra bassi rendimenti e sanzioni economiche inflitte dagli Usa come ritorsione per la crisi ucraina, Mosca si sta disfando del debito di Washington(-53 miliardi in un anno) e preferisce solidi lingotti. Anche la Cina, del resto, è sempre più ‘fredda’ e ha smesso di comprare titoli. Se il potenziamento degli scambi in rubli e yuan annunciato venerdì scorso da Vladimir Putin al forum di San Pietroburgo si concretizzerà anche solo in parte, gli acquisti belgi non basteranno per evitare la salita dei rendimenti. E, con un debito pubblico vicino ai 17.500 miliardi di dollari di cui 5.949 in mani straniere, a Barack Obama ogni variazione dei tassi può costare molto cara.