Il Pp di Rajoy e il Psoe si confermano primo e secondo partito. Ma perdono terreno e il bipolarismo si indebolisce. Quarti classificati gli "indignati" di Podemos, movimento nato solo 4 mesi fa che oggi vale quasi l'8%
Debacle del bipolarimo? In Spagna Pp e Psoe contano cinque milioni di voti in meno. I due grandi partiti, i popolari al governo e i socialisti all’opposizione, perdono seggi. Chiuse le urne, a Madrid i primi risultati ufficiali delle elezioni europee arrivano intorno alle 23. Il Partito popular del premier Mariano Rajoy vince con il 26 per cento e 2 seggi sul Partito socialista, ma perde ben 8 seggi rispetto alle ultime elezioni e si ferma a 16. Dietro il Psoe, con il 23 per cento delle preferenze e 14 seggi conquistati. Meno 9 rispetto al 2009. Aumenta Izquierda Unida, che si piazza al terzo posto col 10 per cento di preferenze e 6 seggi conquistati. Ma la rivelazione arriva dal basso: Podemos, il nuovo movimento nato appena 4 mesi fa e guidato da Pablo Iglesias, politologo socialista indignato, vicino alle idee del greco Alexis Tsipras.
La partecipazione spagnola è stata del 45,58%, uno 0,68 in più rispetto all’ultima tornata del 2009, secondo i dati diffusi dal ministero degli Interni. Poca cosa, se non fosse per gli oltre otto punti percentuali registrati in Catalogna. A Barcellona vince l’indipententismo di Esquerra Republicana, con il 23,6 per cento, ottenendo due seggi a Strasburgo. Il terremoto c’è stato, ma finora le reazioni dei due grandi partiti sono stati parecchio diverse. Nella sede di calle Génova a Madrid, sede del partito popolare, lo stesso premier Mariano Rajoy ha annunicato la vittoria con tono trionfante. La candidata socialista Elena Valenciano ha invece parlato di una necessità di riflessione, senza però assumersi delle responsabilità sul risultato.
L’analisi del piccolo terremoto politico é stato posticipata a lunedì. Le direzioni di entrambi i partiti si riuniranno in mattinata per fare il punto sui risultati e cominciare a prendere delle decisioni per il futuro. Anche perchè il voto europeo è di certo una prima spia rispetto alle elezioni politiche del prossimo anno.
A Madrid però la sopresa si chiama Podemos: 1,2 milioni di preferenze, un 7,94 per cento di voti e 5 seggi conquistati in Europa. Pablo Iglesias, leader del partito, ha già fatto sapere che la Spagna “non vuole essere una colonia della Germania né della Troika”. Nata lo scorso 11 marzo, la formazione molto vicino ai movimenti del 15M è entrata con forza nel panorama politico, lanciando un preciso messaggio agli elettori “indignati”, con un duro discorso contro il bipolarismo rappresentato dal Pp e dal Psoe, entrambi tacciati come appartenenti alla “casta politica”. Bene anche i centristi di Unión Progreso y Democracia, guidati dalla deputata Rosa Díez, che conquistano 4 seggi con un 6,5 per cento di voti. In Catalogna invece Erc triplica i suoi voti, ottenendo un 23,6 per cento di preferenze e diventando la prima forza politica. Convergència i Unió, il partito dell’attuale presidente della Catalogna Artur Mas, diventa così la seconda forza politica con il 21,8% di voti.
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