Con il 27,3% l’Spd sale del 6,5% rispetto al 2009, e di un punto e mezzo rispetto alle elezioni parlamentari del 2013. Il partito di Angela Merkel diminuito di circa il 2%, fermandosi al 35,5% delle preferenze. Ma la vera sorpresa è il partito antieuro
Cala la Cdu di Angela Merkel e salgono i socialdemocratici trainati dalla campagna a sostegno di Martin Schulz, candidato alla Commissione europea. Ma i veri vincitori delle elezioni europee in Germania sono gli euroscettici di Alternative für Deutschland che toccano il 7%.
Il successo degli euroscettici – Lo scorso settembre, in occasione del voto per il Bundestag, l’AfD si era fermata al 4,7%, al di sotto quindi della soglia di sbarramento del 5%. Quello delle Europee è un risultato eccezionale per un partito nato solo a febbraio 2013 intorno all’idea di un’Unione Europea da riformare a partire dalla moneta unica e che ora tallona da vicino la Linke, ferma al 7,4%. “È primavera in Germania, alcuni fiori appassiscono, altri sbocciano”, ha affermato il fondatore AfD Bernd Lucke ai microfoni N24. Visibilmente soddisfatto del risultato, è convinto che la tappa delle europee sia solo la prima vittoria di un percorso in ascesa.
Chi sale – Con il 27,3% l’Spd sale del 6,5% rispetto al 2009, e di un punto e mezzo rispetto alle elezioni parlamentari del 2013. “Tutto grazie a Martin Schulz”, ha dichiarato il Presidente del partito Sigmar Gabriel. La soddisfazione è doppia. In questo modo Gabriel dimostra che anche la sua decisione di fare parte della Grosse Koalition a sostegno del terzo mandato di Angela Merkel non ha pesato negativamente sull’immagine dell’Spd. Dato il successo dei partiti popolari nel resto d’Europa sarà difficile vedere Schulz a capo di quella Commissione Europea, anche se lui stesso non perde le speranze e in collegamento televisivo con la Zdf ricorda come Berlusconi abbia dichiarato che non voterà il candidato dei popolari Juncker. “Bisogna parlare, non c’è ancora nulla di deciso”.
Buono il risultato dei Verdi, possibili alleati di governo dell’Spd alle elezioni del 2018, che con il 10,6% rialzano la testa dopo il pessimo 8,4% di settembre scorso (anche se, rispetto alle europee del 2009 perdono comunque l’1,5%). A festeggiare c’è anche l’Npd, il partito nazionalista tedesco. Senza soglia di sbarramento (quella del 3% per le elezioni europee è stata annullata dalla Corte di Cassazione di Karlsruhe) con il suo 1% si guadagna l’elezione di un suo parlamentare così come accade per i Pirati.
Chi scende – Sia che il termine di riferimento siano le passate elezioni europee del 2009 che le parlamentari del 2013, la Cdu è diminuita di circa il 2%, fermandosi al 35,5% delle preferenze. La formazione di Angela Merkel paga soprattutto lo scarso risultato della sua “sorella” bavarese, la Csu, in calo di ben 8 punti (dal 48,1% al 40% in Baviera). A differenza dagli ambiziosi slogan lanciati dalla Cdu durante la campagna elettorale La nostra voce in Europa, la Csu aveva cercato di intercettare anche il voto degli euroscettici. Come? Non poteva farlo mettendo direttamente in discussione la politica europea della Merkel, e così aveva deciso per una posizione da “siamo a favore dell’UE, ma…” che non ha convinto. E così Horst Seehofer, presidente della Baviera dal 2009 e maggiore sostenitore all’interno del partito di un atteggiamento di diffidenza verso l’Unione europea, è già al centro delle critiche: “Seehofer senza parole” titola la Faz sul proprio sito. Sul carro dei perdenti ci sale, e in malo modo, anche l’Fdp, il partito dei liberali, che perde ben il 7,6% dei voti rispetto al 2009, fermandosi al 3,4%. Ancora meno di quanto preso a settembre scorso (4,8%). Per lo storico partito (fu fondato nel 1948) più volte a sostegno dei governi Cdu, compreso il secondo di Angela Merkel, sembra arrivato il canto del cigno. A destra della Cdu sembra ormai esserci spazio solo per un altro partito e quel partito è Alternative für Deutschland.
Twitter @daddioandrea