Ancora donzelle da salvare

Ghosts’n Goblins (1985) inscena l’amore di un cavaliere (sir Arthur) per la principessa Ginevra (in origine: Prin Prin), rapita da un un potentissimo demone: per liberarla deve affrontare zombie, draghi, ciclopi e altri mostri. La principessa più famosa del genere è però Zelda (The Legend of Zelda, 1987; in Giappone uscì l’anno prima), esponente della razza degli Hylians, i simil-elfi, dal caratteristico abito verde e altrettanto tipico cappello a punta, che compongono per la gran parte la popolazione del suo regno; custode di una preziosa reliquia, il “triangolo d’oro” (o triforce ‘triforza’), Zelda deve impedire che dell’oggetto s’impadronisca il diabolico Ganon, principe dell’oscurità; costui la rapirà, e sarà il giovanissimo Link a doverla salvare.

In Prince of Persia (1989) un giovane straniero si adopera per salvare la figlia di un sultano tenuta in ostaggio da Jaffar, perfido visir, esperto di arti magiche; in Shining in the Darkness (1991), ambientato nel regno di Thornwood, con la solita principessa (Jessa) viene rapito anche Mortred, il più fedele cavaliere del re (Drake): a combattere mostri di ogni specie, all’interno di un labirinto infernale, è il figlio di Mortred. Altra principessa in pericolo è Luxy (Wondra), che il principe Paco (Talmit) deve sottrarre alle grinfie del malvagio Re Talpa (Mole King): il videogame è Marvel Land (1989). Ben più nota la principessa Sara(h), rapita dal cattivo di turno, il cavaliere Garland, in Final Fantasy (Giappone: 1987; Usa: 1990); la sua sorte è nelle mani di quattro “guerrieri della luce”, paladini annunciati del bene. Final Fantasy, per inciso, è anche il primo episodio di una fortunatissima saga. Come tante altre serie di quegli anni, s’intende: su tutte i Real Time Strategy games (RTS) come Command & Conquer – primo episodio: 1995 – e Warcraft e il suo plumbeo “universo” (serieinaugurata da Warcraft: Orcs & Humans, 1994).

In Golden Axe (1989), forse uno dei più bei videogame mai realizzati, a essere vittime di un rapimento, ordito da un tiranno (Detah Adder), sono il re della terra di Yuria e sua figlia. Tre gli eroi impegnati nella missione per salvarli: un’amazzone (Tyris Flare), un barbaro (Ax Battle) e un vichingo nano (Gilius Thunderhead). Si segue, tra aquile e tartarughe giganti, la scia fantasy di Conan il Barbaro (1982) e del suo palestratissimo Schwarzenegger; come aveva già fatto Rastan (1987), ma con esplicite citazioni anche da Rambo (1982). Più anonima la figura del vecchio combattente diStormlord (1989): ha il compito di liberare le fate prigioniere della regina Badh, che vuole impadronirsi del loro mondo. 

Da schermo a schermo: Rambo, James Bond, RoboCop 

In Rolling Thunder (1986) un agente segreto in stile James Bond, dal nome di Albatross, deve liberare, per conto dell’unità di spionaggio cui appartiene (Rolling Thunder), l’ennesima donna: Leila Blitz, un’agente caduta nelle mani di un’organizzazione segreta (Geldra). In  Sly Spy (1989) i riferimenti all’agente segreto inglese, nemici giurati compresi (Jaws e Odd Job), sono ben più evidenti, ma quando si parla di Bond in videogame è d’obbligo ricordare anche la parodia James Pond (1990). Il protagonista è un pesce mutante assoldato dall’intelligence inglese a protezione dei mari, avvelenati dalla multinazione del crimine capeggiata dal Doctor Maybe (“Dottor Forse”). Evidente qui l’allusione a Dr. No (1962),dal nome di un altro storico nemico di Bond. Il film, il primo della serie ricavata dai romanzi dell’inglese Fleming, sarebbe diventato da noi Agente 007 – Licenza di uccidere.

RoboCop. The Future of Law Enforcement (1987) è un’altra pellicola cult del periodo: ispirerà l’omonimo videogioco (coi suoi tanti sequel, fino a Robocop Versus the Terminator, 1993). Personaggio amatissimo di quegli anni era anche Rambo, già ricordato, tra versioni ufficiali e libere “ispirazioni” come Ikari Warriors (1986): il colonnello Ralf e il sottotenente Clark, nel loro tentativo di raggiungere il villaggio di Ikari, devono affrontare – oltre ai soldati a piedi – carri armati ed elicotteri. L’Atari, dopo il flop di E. T. the ExtraTerrestrial , ci aveva intanto riprovato con la trasposizione di un altro film di successo: Indiana Jones and the Temple of Doom (1985). Il risultato non fu un granché.

Ma sui fitti rapporti tra i videogame e l’immaginario filmico, negli anni fra il 1985 e il 1994 e nel quinquennio successivo, torneremo nel prossimo post. 

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