Dopo le europee, Marine Le Pen assapora la sua vittoria. Nel senso che spara su tutti (sinistra e destra) e chiede di indire nuove elezioni politiche: è il suo momento. Sull’altra barricata, invece, l’allarmismo impera, soprattutto da parte di François Hollande e compagnia, quasi a voler “colpevolizzare” un elettorato (spesso popolare e, nel passato, di sinistra) di aver osato votare il Front national. Al di là delle polemiche attuali e in vista delle presidenziali (e legislative, le due consultazioni sono praticamente contemporanee) del 2017, cosa potrà avvenire in Francia? Una delle possibilità è che la situazione attuale favorisca la destra “classica”, quella dell’Ump, il partito di centrodestra, nato dalla tradizione neogollista. Probabilità che appare però remota trattandosi di una formazione politica in fortissima crisi e sempre più screditata.

Marine Le Pen ha vinto ma non può diventare PresidenteIl Front national è diventato alle europee il primo partito di Francia: un risultato eccezionale, il 24,85% dei consensi. Ma una percentuale come questa non è sufficiente a chiedere ora di sciogliere il Parlamento. E neanche lo sarebbe per imporsi in un’elezione presidenziale o politica. Il sistema elettorale a doppio turno e con collegi uninominali rende difficile la vita al Front National: da sempre, quando passa il primo turno, il candidato del partito di estrema destra se ne trova di fronte un altro (che sia di destra o di sinistra) sul quale si concentrano i voti di tutti, del cosiddetto “fronte repubblicano”, come si diceva un tempo. E’ una situazione che potrebbe cambiare se l’Fn si alleasse con l’Ump, ma per il momento una prospettiva del genere resta un tabù. Così, la situazione per la Le Pen rimane bloccata.

Ump: partito in crisi destinato alla vittoria? – Cominciamo dai numeri: alle europee il partito di centrodestra ha preso il 20,8%, che è un risultato deludente rispetto al 2009 (quando Nicolas Sarkozy era Presidente e all’apice della sua popolarità) ma non un disastro. Non solo: bene è andato tutto sommato il centro (i democristiani dell’Udi e il MoDem), con quasi il 10% dei consensi. L’alleanza fra il centro e la destra in Francia è stata quasi sempre una costante. Se si realizzasse di nuovo, si arriverebbe a una quota tale da permettere, con il sistema elettorale vigente, ad assicurarsi sia il Presidente che la maggioranza all’Assemblea nazionale. L’Ump, però, sta vivendo la crisi più forte di tutta la sua storia. Proprio oggi il presidente (contestatissimo) Jean-François Copé ha annunciato che si dimetterà a metà giugno. Da mesi è in corso una battaglia interna fra lui e l’ex premier (più moderato) François Fillon. E poi, negli ultimi giorni, è scoppiato l’ennesimo scandalo che tocca pure Sarkozy, un brutto affare di fondi neri e fatture false, emesse per finanziare la campagna elettorale dell’ex presidente nel 2012, quella contro Hollande. Il ritorno di Sarkozy, che ha ancora un largo seguito, diventa quindi sempre più improbabile per i suoi problemi giudiziari. Mentre sale la stella di Alain Juppé, sindaco di Bordeaux, personaggio rassicurante ed espressione della vecchia scuola neogollista, della destra del buongoverno e dello Stato prima di tutto.

I socialisti ormai senza bussola – Hollande appare completamente spiazzato. E sta perdendo sempre più l’appoggio del suo partito, soprattutto dell’ala di sinistra. Fra l’altro il Presidente sta reagendo alla batosta strizzando l’occhiolino all’antieuropeismo della Le Pen. “L’Unione europea è diventata illeggibile”, ha dichiarato, aggiungendo che “deve ritirarsi là dove è necessaria”. Sono prese di posizione che potrebbero indebolire la posizione della Francia all’interno della Ue, lasciando margini più ampi al leader della sinistra europea che ora sale, ovvero Matteo Renzi. Nel 2012 Hollande e i socialisti vinsero grazie soprattutto alla caduta della popolarità di Sarkozy e nonostante il Ps, fino a due anni prima, fosse stato un partito fortemente diviso, a un certo momento addirittura a rischio di esplosione. Dopo la vittoria, la popolarità di Hollande era calata rapidamente, nonostante avesse cercato di rettificare certe politiche assai discutibili di Sarkozy, come la sua politica fiscale, favorevole ai ceti più abbienti. Il problema è anche che Hollande ha ereditato dal suo predecessore una situazione gravemente compromessa per le finanze pubbliche, con scarsi margini di manovra da quel punto di vista, soprattutto in una fase di crisi economica come quella attuale. I giovani e il ceto medio, che lo avevano votato nel 2012, alle europee hanno alimentato l’astensionismo e in parte sono addirittura saliti sul treno del Front national. Questo, nella fascia d’età al di sotto dei 35 anni, ha strappato il 30% dei consensi. La politica di sdoganamento dell’immagine razzista e intollerante del partito, portata avanti dalla Le Pen, le ha reso possibile di attirare una parte anche degli elettori cattolici praticanti. Domenica uno su cinque fra di loro ha votato per lei. Era stato appena il 9% a optare per il Front national nel 2009.

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