Se il Front National arriverà al potere in Francia, “organizzerò un referendum, per chiedere ai francesi se vogliono uscire dall’Unione europea“. Marine Le Pen, a 48 ore dalla vittoria alle elezioni europee che hanno portato il suo partito di estrema destra xenofoba, il Front National, a essere il primo di Francia con il 26 per cento dei voti, avanza subito le sue richieste, dopo aver già fatto pressione sul presidente Francois Hollande affinché lasci l’Eliseo. Un’istanza rimandata al mittente dal socialista che, nonostante la batosta alle amministrative prima, e alle europee poi, intende mantenere la barra, seppure incerta, del comando. 

Marine Le Pen non esclude nemmeno un’alleanza all’interno del Parlamento europeo tra i militanti del Front National, che conta 24 seggi, e quelli della formazione neonazista greca Alba Dorata: “Mi recherò a Bruxelles proprio per andare a incontrare un certo numero di responsabili politici”, ha detto a BfmTv, citando tra i partiti che incontrerà lo jobbik ungherese, il bulgaro ataka e “ovviamente Alba Dorata”. Escluso invece un incontro con il parlamentare neonazista tedesco Udo Voigt.

Intanto il terremoto politico in Francia investe anche il centrodestra dell’Ump. Scosso dalla batosta nelle elezioni europee, dagli scandali a ripetizione, dalle spaccature interne, il contestatissimo segretario, Jean-Francois Copé getta la spugna e annuncia le “dimissioni a partire dal 15 giugno”. La resa dei conti tra i neogollistisi è consumata questa mattina, nel corso di una riunione dell’ufficio politico del partito all’Assemblea nazionale. I tre ex primi ministri Alain Juppé, Jean-Pierre Raffarin e Francois Fillon garantiranno la direzione collegiale, per traghettare il partito fino al congresso straordinario convocato in autunno. Insieme a Copé, accusato di aver favorito ‘Bygmalion’ – una società di comunicazione ed eventi di due suoi fedelissimi amici, a cui avrebbe attribuito commesse milionarie, spesso con fatture gonfiate o fittizie – si è dimessa tutta la direzione dell’Ump. Dall’elezione di Copé, nel novembre 2012, l’Ump si è lacerato in una profonda crisi interna, spaccato tra la corrente del segretario dimissionario e quella più moderata dell’ex premier, Francois Fillon. Una situazione che stava diventando sempre più insostenibile è che è esplosa con l’imbarazzante risultato nelle elezioni europee, dove l’Ump ha ottenuto solo il 20,6% delle preferenze, facendosi strappare dall’estrema destra del Front National (24,9%) il ruolo di primo partito francese di opposizione.

Così, due giorni dopo il “terremoto”, lo “choc”, il “big bang” – le tre definizioni più gettonate in Francia per descrivere il 25 maggio – una sola sopravvissuta, Marine Le Pen, si aggira fra le macerie della politica d’Oltralpe. In briciole il Partito socialista di Hollande, sull’orlo del disfacimento il centrodestra dell’Ump. In serata, in un messaggio registrato all’Eliseo e mandato in onda su tutte le reti alle 20, il presidente Francois Hollande si è ancora una volta rivolto ai francesi che hanno votato contro di lui. Per ammettere la “verità dolorosa” dello scrutinio europeo e confermare che non “devierà” dalla strada che si è prefisso: “Riformare la Francia e riorientare l’Europa”. Verso la “crescita”, ha ribadito, e verso un arretramento di Bruxelles laddove l’Europa è meno necessaria. Un discorso fumoso e ripetitivo, insistente sull’amore per la Francia”, dopo il quale la maggior parte dei commentatori negli studi si chiedeva cosa avesse spinto Hollande a prendere la parola.

Trionfante, la leader del Front National non sbaglia un colpo dal 2011, da quando prese un partito di protestatari e nostalgici senza ambizioni politiche per trasformarlo in una macchina da guerra, complice una crisi economica senza precedenti. “E’ crollata una diga – ripete alle tv – è finita la demonizzazione. Adesso parliamo di politica, delle grandi scelte per la Francia”. Florian Philippot, numero due e luogotenente di Marina, alle 7 del mattino era già ai microfoni delle radio: “Quando si supera il 20% dei suffragi – ha spiegato con voce calma nonostante i festeggiamenti fino a notte fonda – si supera una tappa. Soprattutto quando lo si fa contro tutti i partiti”.

Un francese su quattro (i risultati definitivi sono 24,95%) è la quota che ormai vota Le Pen in Francia. Con picchi fra operai e giovani, un incredibile 33,61% nel nord-ovest e un distacco di quasi 5 punti dai primi inseguitori – l’Ump fu fondato nel 2002 proprio per sbarrare la strada alle ambizioni del Front national – e il doppio delle preferenze del partito al potere. Entrambi – Ps e Ump – sono a brandelli, Marine Le Pen ha spiegato alle schiere di inviati e davanti a mille telecamere che “per fare un risultato del genere si devono prendere voti a destra, ma anche a sinistra“. L’obiettivo ormai non più nascosto di Marine sono le presidenziali 2017, con un panorama dei partiti francesi che sarà forse definitivamente cambiato. E in cui lei, leader di un Front National che catalizza da solo tutto il malcontento dei francesi (l’estrema sinistra è quasi scomparsa) vuole giocarsi le sue carte come e meglio del padre, arrivando al ballottaggio.

In casa socialista si continua a mandare avanti Manuel Valls, che per un sondaggio delle ultime ore viene indicato come un buon candidato per le presidenziali del 2017 dal 49% dei francesi, semplicemente perché il titolare della ditta, Hollande, nello stesso sondaggio viene citato dall’11% degli intervistati. Dopo due anni la sua popolarità si è semplicemente dissolta, non è più neppure comparabile ai peggiori momenti dei suoi predecessori. Dopo una riunione di crisi all’Eliseo la mattina del 26 maggio, il discorso senza novità della serata. E oggi sarà a Bruxelles in una posizione sempre più scomoda, quella di presidente del paese ormai “pecora nera dell’Europa”. In casa le cose non vanno meglio, il Ps è lacerato, il fronte dei 40 che si sono astenuti sulla legge di stabilità finanziaria con i suoi 50 miliardi di sacrifici rischia di ampliarsi.

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