Sedicesima tappa del Giro d’Italia, la “tappa regina”, con il Passo Gavia e il Passo dello Stelvio. Insieme, cosa mai successa nella Corsa Rosa. E con un tempo da tregenda: freddo, ghiaccio e neve. Premessa necessaria per capire cosa è successo poi. In soldoni, che Nairo Quintana, il colombiano rivelazione dello scorso Tour de France, partito coi gradi del favorito e fin qui appannato, ha dato minuti a tutti i concorrenti, conquistato la maglia rosa e messo una serie ipoteca su questo Giro.
Il messaggio di Radio Corsa spiega che si tratta di un aiuto ai ciclisti. Ma da Twitter parte una comunicazione diversa: l’account ufficiale del Giro d’Italia parla di “neutralizzazione della discesa a causa della neve” (post che viene cancellato dopo un po’ di tempo; resta, invece, il retwitt di un analogo post della Tinkoff Saxo). Ed è questo il messaggio che passa in corsa.
I corridori rallentano, si avvicinano alle ammiraglie, cominciano a cambiarsi a coprirsi in vista della picchiata. In tutta calma. C’è persino chi richiama indietro alcuni fuggitivi. E mentre tutti, o quasi, si rilassano, Quintana si lancia insieme al suo compagno Izaguirre, al francese Rolland e al canadese Hesjedal, per quella che risulterà essere l’azione decisiva. Della tappa e forse di tutto il Giro.
Il disastro è fatto perché, con un vantaggio di due minuti accumulato in discesa, il colombiano diventa imprendibile in salita. E dietro monta la rabbia sulle altre ammiraglie. Difficile in questi casi capire chi abbia ragione e chi torto, se l’attaccante o gli inseguitori. Furbo il primo, ingenui i secondi. La comunicazione di Radio Corsa era sufficientemente chiara: la parola “neutralizzazione” dagli organizzatori pare non sia stata pronunciata (anche se alcuni team manager giurano il contrario). Ma l’espediente della “safety-moto”, un inedito assoluto per il ciclismo, andava spiegato meglio. In tanti hanno fatto evidentemente il parallelo con la Formula 1 (complice anche l’impiego di una bandiera rossa) e pensato che la moto non si potesse superare. Ma il ciclismo non è automobilismo. E il fraintendimento è stato reso irreparabile da quel post errato su Twitter. Terribilmente inutile e tardiva, poi, la comunicazione di errata corrige, arrivata un’ora dopo.
Comunicazione sbagliata: nessuna neutralizzazione della discesa dallo Stelvio. Scusateci per l’informazione sbagliata. Grazie. #giro
— Giro d’Italia (@giroditalia) 27 Maggio 2014
Quando i buoi (ovvero Quintana) erano ormai scappati dalla stalla (il gruppo maglia rosa).
Il resto ce l’ha messo il colombiano, con un’impresa straordinaria. Il risultato è una tappa epica, che verrà ricordata a lungo nella storia del Giro. Con distacchi d’altri tempi, nell’ordine di minuti e non secondi. Ma nell’epoca di Twitter e dei social network. Che a non saperli usare, fanno danni. Anche nel ciclismo.
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