“Da piccola amavo Malefica, era il mio personaggio Disney preferito. La temevo e l’amavo” ha dichiarato l'attrice e su questo dualismo ha cercato di impostare la propria recitazione, tentando di rendere il contrasto di sentimenti vissuto dalla protagonista. Esplorare i motivi che hanno indurito il cuore del personaggio, andare all'origine del senso di vendetta che prova nei confronti del genere umano, senza mai dimenticare il suo passato innocente
A Hollywood va di moda donare nuova vita alle fiabe classiche, rappresentandole non più soltanto in animazione, ma con attori e una struttura completamente diversa, cercando di intercettare un pubblico il più trasversale possibile. Storie dedicate non soltanto ai bambini, bensì film con sceneggiature “più adulte” e personaggi dal complesso retroscena esistenziale. Cappuccetto Rosso, Hansel e Gretel, Jack e la pianta di fagioli, tutti progetti discutibili sotto un punto di vista di etica narrativa ma in grado di smuovere un altissimo numero di spettatori in tutto il mondo, con risultati esorbitanti al botteghino. Basta pensare al deludente Alice in Wonderland di Tim Burton, capace di incassare oltre un miliardo di dollari o a Il Grande e Potente Oz di Sam Raimi, con oltre 235 milioni di dollari soltanto negli States, per capire quanto sia stata un’occasione irrinunciabile per la Disney mettere in piedi un film come Maleficent.
Remake de La bella addormentata nel bosco, pellicola di animazione del 1959, il film è incentrato su Malefica, uno tra i più famosi e iconici personaggi cattivi della casa del Topolino a fumetti. Un villain controverso, partorito dalla fantasia degli Studios, proprio in occasione della prima trasposizione cinematografica della fiaba, una tra le più rivisitate nella tradizione europea. Così, in occasione del cinquantacinquesimo compleanno della strega che lanciò l’incantesimo contro la giovane Aurora, la Disney ha deciso di mettere in scena una versione live action della storia, grazie alla quale i fan del personaggio avranno modo di scoprire nuovi dettagli, seguendo il racconto dal punto di vista dell’antagonista. Diretta da Robert Stromberg, al suo debutto da regista, Malefica ha il volto di Angelina Jolie, qui anche nelle vesti di produttrice esecutiva. Una giovane donna dalla bellezza algida e dal cuore puro, che con fierezza protegge la terra in cui vive, commettendo l’errore di affidare i propri sentimenti all’uomo che tradirà la sua fiducia, al punto da farla diventare il personaggio negativo universalmente conosciuto.
Era dal 2010 che la Jolie non calcava il grande schermo, dal The Tourist di Florian Henckel von Donnersmarck in cui recitava al fianco di Johnny Depp, ma in questo caso non c’è spazio per nessun altro, il film è lei. “Da piccola amavo Malefica, era il mio personaggio Disney preferito. La temevo e l’amavo” ha dichiarato l’attrice e su questo dualismo ha cercato di impostare la propria recitazione, tentando di rendere il contrasto di sentimenti vissuto dalla protagonista. Esplorare i motivi che hanno indurito il cuore della strega, andare all’origine del senso di vendetta che prova nei confronti del genere umano, senza mai dimenticare il suo passato innocente.
I presupposti per una rivisitazione all’altezza di una fiaba così celebrata c’erano tutti, ma inseguendo le tante, troppe direzioni che prende il film nel tentativo di accontentare la maggior parte degli spettatori, si è perso il senso originario della storia. Il risultato è un’opera che manca di unicità, in cui vengono accentrati senza senso diversi spunti in un unico personaggio che non rimane fedele a sé stesso, al punto da risultare una caricatura. Siamo distanti dall’elegante malvagità della Malefica del film d’animazione, da quel sarcasmo garbato che l’aveva resa una delle icone più amate della Disney. Se l’idea iniziale era quella di andare a raccontare la storia del personaggio, in una sorta di spin-off che arrivasse alle origini dell’antieroina, gli sceneggiatori, complice la produzione, sono arrivati a stravolgerne la vera natura, mortificandone gli intenti iniziali. Della fiaba del ’59 non rimane nemmeno l’ombra, mentre incombe lo spettro dell’imponente operazione di marketing che andrà a riempire i box-office di mezzo mondo, a scapito della creatività che progetti come questo oramai non contemplano più.