Asola, Gonzaga, Suzzara e tutti gli altri. Nell’en plein del centrosinistra mantovano all’ultima tornata elettorale c’è un segno meno. Arriva da Viadana: il sindaco Giorgio Penazzi si è dimesso. Il Comune, uno dei più grandi della provincia, sarà commissariato e l’anno prossimo tornerà alle urne. L’annuncio del primo cittadino arriva al termine di un lungo scontro politico, tutt’altro che edificante per il Partito Democratico. A distanza di un mese Penazzi, in carica dal 2011, è stato costretto a seguire le orme del suo assessore ai Servizi Sociali Carmine Tipaldi. La situazione era precipitata a gennaio, quando fu resa nota un’intercettazione della Dda contenuta nell’inchiesta Pandora contro le cosche al nord. “Ormai Viadana è nostra” si dicevano al telefono due uomini dei clan del Crotonese. La loro arroganza, ritengono i magistrati, era dovuta alla certezza della copertura da parte “del figlio di Santo”. Un nome che per gli inquirenti nasconde quello di Tipaldi. Il politico non è indagato, ma nel Mantovano sono in molti a ritenere che sia stato un errore affidare alle sue ditte gli appalti per la ricostruzione post terremoto.
Prima degli inquirenti la “pratica Tipaldi” era stata presa in esame dal suo partito, il Pd. Appena eletto il vicesegretario provinciale Luca Odini aveva fatte proprie le denunce di alcuni iscritti viadanesi e aveva redatto una bozza in cui si esprimevano preoccupazioni perché nel Comune “il partito non risulta esente dal rischio di avere tra i propri iscritti persone collegabili con ambienti ’ndranghetisti”.
Il documento fu subito ritirato per le proteste di parte della segreteria, ma ormai la miccia era innescata. A fine marzo il Pd decise di commissariare il circolo di Viadana, devastato dalle divisioni interne, e quello vicino di Cogozzo-Cicognara. “Soltanto così – disse la segretaria provinciale Antonella Forattini – potremo fare chiarezza e ripartire. Abbiamo tutti bisogno di un Pd senza ombre”.
Di quelle ce n’erano a volontà: nel frattempo era emerso che Tipaldi e un altro iscritto al Pd cittadino risultavano tra i soccorritori di un uomo ferito a colpi di pistola alla gamba. Nessuna accusa, ma ancora una volta circostanze e relazioni poco chiare. L’assessore ha resistito finché ha potuto. I margini di manovra si erano però fatti troppo stretti e ha dovuto lasciare, con inevitabile polemica verso il partito. Una caduta rumorosa che non poteva risparmiare il suo superiore: Giorgio Penazzi, rimasto solo a difendere Tipaldi fino all’ultimo e assicurare sulla sua innocenza. Il sindaco di Viadana si è dimesso prima che il consiglio comunale discutesse una mozione di sfiducia nei suoi confronti presentata da cinque esponenti del gruppo democratico, gli ex sodali. Per Penazzi a muovere i dissidenti e sancire la sua fine è stata “una visione personalistica della politica poco consapevole dei reali bisogni della città”.