I vertici del dipartimento amministrazione dei penitenziari dovevano essere confermati entro 90 giorni dall'insediamento del governo. Così non è stato: Tamburino e Pagano lasciano senza una parola
Nessuno ha più detto niente per tempo e così, nel silenzio delle stanze di Largo Luigi Daga, a Roma, il capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Giovanni Tamburino, e il suo vicario, Luigi Pagano, ieri hanno fatto le valigie e hanno tolto il disturbo. Del resto la legge sullo spoil system parla chiaro: gli incarichi apicali “cessano decorsi 90 giorni dal voto sulla fiducia al Governo”, a meno che non arrivi – per tempo – una riconfermata fiducia. E in questo caso da via Arenula non si è mosso nulla, né una conferma né un “grazie, arrivederci”.
Non hanno convinto, dunque, gli sforzi fatti da Tamburino e Pagano per decongestionare le carceri (si è passati da 66mila a poco più di 60mila detenuti) e ora l’amministrazione penitenziaria si trova senza una testa, nei giorni in cui da Strasburgo deve arrivare la decisione sulla sentenza Torreggiani, per la quale l’Italia rischia di dover pagare una salatissima multa. I vertici del Dap non piacevano neanche all’ex ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, che più di una volta li aveva bacchettati per lo scarso impegno proprio sul sovraffollamento carcerario. Evidentemente il nuovo ministro Andrea Orlando è rimasto dello stesso avviso.
A fare da reggente, nell’attesa che venga nominato un nuovo capo, è l’altro attuale vice, Francesco Cascini, che stamattina ha presenziato insieme con il sottosegretario alla Giustizia a un’iniziativa nel carcere romano di Rebibbia. Per la successione a Tamburino si va diffondendo il nome di Ettore Ferrara, già Capo del dipartimento dal 2007 al 2008.Chissà, invece, che non sia un modo per “depistare” il toto-nomine e tirare fuori un cilindro dal cappello del ministero. Forse proprio lo stesso Cascini, che – a differenza di Pagano – non si tirerebbe indietro. Fa sorridere – soprattutto gli addetti ai lavori – il commento di un poliziotto penitenziario: “Io stamattina non sapevo chi era il mio capo. Ma voi lo immaginate un carabiniere che anche solo per un giorno non sa chi è il comandante dell’Arma?”.
di Silvia D’Onghia e David Perluigi