Ogni regolamentazione che abbia un impatto su diritti costituzionali e, in particolare, sulla libertà di manifestazione del pensiero dovrebbe essere varata esclusivamente dal Parlamento ed essere sottratta alla competenza di qualsivoglia Autorità amministrativa.
E’ questo uno dei passaggi del rapporto che Frank La Rue, Relatore speciale dell’Onu per la promozione e libertà di manifestazione del pensiero, ha redatto all’esito della sua visita ufficiale nel nostro Paese e che è stato pubblicato nei giorni scorsi dalle Nazioni Unite.
Nessuna parafrasi ingessata nel consueto linguaggio istituzionale e nessun giro di parole da burocrate internazionale, il relatore speciale Onu, scrive, senza mezzi termini, di essere preoccupato della circostanza che la nostra Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni si sia spinta a dettare nuove regole per la tutela del diritto d’autore online.
La convinzione di Frank La Rue è che la disciplina internazionale in materia di diritti dell’uomo – tra i quali la libertà di manifestazione del pensiero rientra, naturalmente, a pieno titolo – avrebbe imposto che della materia oggetto del Regolamento Agcom entrato in vigore lo scorso 31 marzo si occupasse il Parlamento.
Una posizione nota e già espressa, in forma sintetica, dal relatore speciale Onu nel corso della sua visita ufficiale in Italia nel novembre dello scorso anno ma che, ora, è stata formalizzata con la pubblicazione della relazione e messa nero su bianco, su carta intestata delle Nazioni Unite tanto per fugare ogni dubbio sulla circostanza che si tratti di considerazioni in libertà, di un qualsiasi esperto internazionale come, qualcuno, ha già scritto e detto all’indomani delle dichiarazioni rese da La Rue, nel corso della sua visita.
Ma non basta.
Nella relazione, infatti, il relatore speciale delle Nazioni Unite, aggiunge che, in ogni caso, della decisione circa la rimozione di un qualsiasi contenuto dallo spazio pubblico telematico e, a maggior ragione, di ogni ordine di blocco all’accesso di interi siti Internet, dovrebbero occuparsi esclusivamente i giudici, valutando, caso per caso, se ed in che misura l’esigenza di garantire tutela ai diritti d’autore giustifichi il sacrificio della libertà di manifestazione del pensiero.
Sono parole e considerazioni pesanti quelle del Relatore Speciale dell’Onu che non possono essere lasciate cadere nel vuoto e che dovrebbero, al contrario, essere lette, rilette e ponderate con estrema attenzione da Parlamento e Governo.
Non è un mistero, infatti, che, in questa vicenda, l’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni abbia sempre dichiarato di agire in un ruolo di quasi-supplenza rispetto ad un Parlamento immobile.
Niente di strano – e sarebbe anzi doveroso specie dopo la presentazione del rapporto del relatore speciale all’assemblea generale delle Nazioni Unite – che Parlamento e Governo si “riappropriassero” della materia, dettando nuove regole e restituendo ai giudici il compito di amministrare giustizia almeno ogni qualvolta, farlo, significa bilanciare la sacrosanta tutela dei diritti d’autore con l’altrettanto fondamentale tutela della libertà di manifestazione del pensiero.
Guai a negare che, nei primi mesi di applicazione delle nuove regole, l’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni abbia utilizzato estrema cautela al timone dell’enforcement dei diritti d’autore ma, a leggere il rapporto del relatore speciale Onu, ci si convince una volta di più che, questo, non basta perché il problema è che norme come quelle contenute nel Regolamento pongono il nostro Paese al di fuori del sistema dei diritti umani.
I diritti dell’uomo – e quello alla libertà di informazione per primo – non possono restare affidati all’equilibrio ed al buon senso di un funzionario o di un Commissario di un’Autorità Amministrativa ma hanno bisogno di garanzie forti ed insuperabili “scolpite” in una norma di legge, interpretata ed applicata da un giudice.
Quella che rimbalza dagli uffici delle Nazioni Unite di Ginevra sembra – pur senza esserlo – una risposta ai festeggiamenti che, nei giorni scorsi, l’ambasciatore americano a Roma, John Phillips ha organizzato, nella sua residenza, proprio per salutare l’entrata in vigore del nuovo Regolamento Agcom, un provvedimento che, evidentemente, continua a dividere ed a far discutere.
L’Italia, grazie alle nuove regole, sarà anche uscita dalla wach list Usa dei Paesi ad alto rischio di pirateria ma rischia di entrare – come conferma il rapporto del relatore speciale Onu per la promozione e tutela della libertà di informazione – nella lista dei Paesi ad alto rischio salvaguardia diritti dell’uomo e del cittadino.
E’ una questione troppo delicata perché Parlamento e Governo restino a guardare.
Agcom e diritto d’autore a parte, Parlamento e Governo, dovrebbero far tesoro di quanto è scritto nella Relazione Onu anche a proposito di diffamazione, pluralismo dei media, conflitto di interessi, procedure di nomina delle Authority e del CdA della Rai e molto altro ancora.
Nota di trasparenza: assisto, come è noto, alcune delle associazioni che hanno impugnato il Regolamento Agcom sul diritto d’autore e, quindi, nonostante ogni sforzo di obiettività, quanto precede potrebbe risultare condizionato dal mio personale punto di vista.