Nel 1948, per scongiurare l’avvento dei comunisti, le forze cattoliche incitavano a una “santa crociata” affinché i Cosacchi non abbeverassero i loro cavalli nelle acquasantiere di San Pietro. Nel 1974 Amintore Fanfani apostrofava così i sostenitori del divorzio: “Volete il divorzio? Allora dovete sapere che dopo verrà l’aborto. E dopo ancora, il matrimonio tra omosessuali. E magari vostra moglie vi lascerà per scappare con la serva!”.
È l’assodata cantilena delle oligarchie: chiunque le metta in discussione viene descritto come portatore di calamità e terrore, di instabilità e miseria. A sentire sua eminenza Scalfari ‒ cioè il barometro del conformismo (soi-disant) “illuminato” ‒ se non ci si fosse allineati col moderatismo pidiista, si sarebbe andati incontro quantomeno a un’altra glaciazione. Oppure a nuove invasioni barbariche. Eppure, nel nostro caso, i barbari sono proprio coloro che hanno permesso all’imperatore di salire al Campidoglio. Sgomenti al solo pensiero che i barbari calassero su Roma, i pretoriani ‒ che pur congiuravano contro di lui ‒ hanno condotto l’imperatore al soglio.
Poi, però, non è arrivato nessuno. E i pretoriani e l’imperatore e i suoi amici, che fino a ieri agitavano la minaccia dei barbari, non san più da che parte voltarsi: “che si fa ora, senza l’alibi dei barbari?”.
“Che cosa aspettiamo così riuniti sulla piazza?
Stanno per arrivare i Barbari oggi.
Perché un tale marasma al Senato?
Perché i Senatori restano senza legiferare?
È che i barbari arrivano oggi.
Che leggi voterebbero i Senatori?
Quando verranno, i Barbari faranno la legge.
Perché il nostro Imperatore, levatosi sin dall’aurora,
siede su un baldacchino alle porte della città,
solenne e con la corona in testa?
È che i Barbari arrivano oggi.
L’Imperatore si appresta a ricevere il loro capo.
Egli ha perfino fatto preparare una pergamena
che gli concede appellazioni onorifiche e titoli.
Perché i nostri due consoli e i nostri pretori sfoggiano la loro rossa toga ricamata?
Perché si adornano di braccialetti d’ametista e di anelli scintillanti di brillanti?
Perché portano i loro bastoni preziosi e finemente cesellati?
È che i Barbari arrivano oggi e questi oggetti costosi abbagliano i Barbari.
Perché i nostri abili retori non perorano con la loro consueta eloquenza?
È che i Barbari arrivano oggi. Loro non apprezzano le belle frasi né i lunghi discorsi.
E perché, all’improvviso, questa inquietudine e questo sconvolgimento?
Come sono divenuti gravi i volti!
Perché le strade e le piazze si svuotano così in fretta
e perché rientrano tutti a casa con un’aria così triste?
È che è scesa la notte e i Barbari non arrivano.
E della gente è venuta dalle frontiere dicendo che non ci sono affatto Barbari…
E ora, che sarà di noi senza Barbari?
Loro erano una soluzione”.
(K. Kavafis)