Queste elezioni europee hanno avuto certamente un contenuto che ritengo più qualificante e positivo di altri. Esse hanno segnato la fine dell’eclisse della sinistra a livello continentale. Con la candidatura di Alexis Tsipras a presidente della Commissione si è formato uno schieramento presente in quasi tutti i Paesi europei che conta oggi almeno 42 esponenti nel Parlamento europeo, tre dei quali italiani.
Questo gruppo parlamentare dovrà ingaggiare una dura battaglia su due fronti. Da un lato battersi contro l’ammucchiata bipartisan fra Partito Popolare e Partito Socialista europeo, che si può supporre non sarà caratterizzata dall’abbandono dell’impostazione neoliberista che sta portando alla rovina l’Europa e ha determinato fra l’altro il naufragio di Hollande alle elezioni europee in Francia. Dall’altro sconfiggere, con un’alternativa popolare praticabile, le suggestioni neofasciste, razziste e nazionaliste dei cosiddetti euroscettici, da Farage a Le Pen junior, passando per ungheresi, Alba Dorata e monnezza.
Europa neoliberale e forze di destra si alimentano a vicenda, ma nessuna delle due rappresenta un’alternativa. O meglio l’alternativa, per i cittadini europei e se finire fucilati o impiccati. Non è una grande scelta come si vede. La ripresa della sinistra in Europa costituisce quindi l’elemento di fondo che caratterizza questo risultato elettorale, al di là del prevedibile aumento dei voti degli euroscettici in salsa varia.
In tal modo, la sinistra europea potrà riprendere a proprio titolo il proprio posto nel mondo in conformità alle migliori tradizioni storiche del nostro continente, dalla rivoluzione francese in poi. La sua natura è profondamente ugualitaria, in netto contrasto con le tendenze del capitalismo neoliberale ad approfondire le distanze e le discriminazioni sociali ed economiche. Profondamente pacifista, contro le guerre che la Nato vorrebbe scatenare nei confronti del resto del mondo per ribadire con la forza il declinante primato statunitense. Profondamente antirazzista contro antisemiti, islamofobi e odiatori dei diversi di ogni genere, specie particolarmente abietta che purtroppo tende a riproporsi in contesti di crisi come l’attuale, traendo la sua forza da un bacino di ignoranza ancora non interamente prosciugato. Profondamente internazionalista per la sua capacità di costituire una forza unitaria all’interno dell’Europa e fuori da essa, in rapporto con altre forze progressiste come in primo luogo la sinistra latinoamericana.
Ci saranno certamente ripercussioni anche sul piano nazionale. L’innegabile trionfo di Renzi ha premiato un partito che ha perso definitivamente ogni sia pure lontana, vaga e indiretta connotazione di sinistra, ma si è accompagnato a un astensionismo di massa (41% degli elettori) che segna una nuova drammatica tappa dell’allontanamento della gente dalla partecipazione politica. La battuta d’arresto del Movimento Cinque Stelle rappresenta, dal canto suo, la sterilità di una politica basata, nell’immagine pubblica, quasi esclusivamente sull’invettiva e delegata a due leader che dimostrano oggi la loro inadeguatezza.
Ai prossimi sviluppi della situazione italiana, che non tarderanno a proporsi presto, occorre prepararsi, tenendo conto del fatto che la lista Tsipras ha segnato l’avvio di un processo irreversibile di riunificazione della sinistra e degli esponenti dei movimenti sociali, verso uno schieramento consolidato a livello nazionale che sappia far valere il punto di vista oggi trascurato da tutti dei settori popolari, dei lavoratori privi di rappresentanza, dei giovani senza lavoro e di tutti coloro che non saranno soddisfatti da Renzi e che si vorranno opporre al suo tentativo di semplificazione autoritaria.
Questo raggruppamento deve aprire un dialogo sulle cose da fare con il Movimento Cinque Stelle e con ogni altra forza disponibile, a partire da proposte concrete come il reddito di cittadinanza, l’uscita dalla Nato, il rigetto dei trattati europei sul pareggio di bilancio, la lotta all’evasione fiscale e l’istituzione di un’imposta patrimoniale, il risanamento ambientale, la moralizzazione definitiva della sfera politica, la difesa della Costituzione repubblicana, la trasformazione dell’attuale Europa delle lobbies in Europa dei cittadini. Proposte dal cui accoglimento dipende la possibilità di un futuro per il nostro Paese e per l’Europa. Ovvero il vero rinnovamento e la vera rottamazione dei mali dell’Italia, non il falso movimento di Renzi che ripropone la Democrazia Cristiana del Terzo Millennio.