Ora che sono passate le elezioni, è il momento di tornare a occuparsi di cose serie. Tipo l’Expo di Milano. Qualcuno dovrà spiegare se Roberto Perotti ha torto o ha ragione. Perotti è un economista della Bocconi che su Lavoce. info ha pubblicato un ebook devastante dal titolo Perché l’Expo è un grande errore. Secondo i numeri ufficiali, l’evento del prossimo anno richiede un investimento di 3, 2 miliardi che determinerà una produzione totale aggiuntiva di 23, 6 miliardi, un aumento del Pil di 10,1 miliardi e 191 mila posti di lavoro.
Possibile? Perotti sostiene di no: questo approccio ignora il costo delle risorse (si devono alzare le tasse per trovare i 3, 2 miliardi base?), i costi-opportunità (quante altre cose più utili o redditizie si potrebbero fare con quei soldi?) e guarda solo gli effetti lordi (se 15 milioni di italiani vanno a Milano per due giorni, smetteranno di consumare nelle città di provenienza). Anche l’aumento degli occupati non distingue tra chi è in cassa integrazione, chi disoccupato e chi cambia lavoro.
Morale: le stime di impatto economico su cui si basa Expo sono come minimo troppo ottimistiche, ma si potrebbe anche dire, senza rischio di querela, volutamente gonfiate. E l’esposizione si avvia a essere l’ennesimo grande evento che delude le attese, aumenta il debito pubblico e diventa greppia di faccendieri e politici corrotti. Roberto Perotti è un consigliere economico di Renzi. Il premier ha letto il suo ebook? Ora che non deve più confrontarsi con i grillini anti-Expo, avrà tempo di studiare quei numeri e agire di conseguenza? Perotti è anche un professore della Bocconi che contesta in modo imbarazzante uno studio della Bocconi, coordinato dal potente Lanfranco Senn (a suo tempo ben visto da Letizia Moratti) su Expo. Perché una gloriosa università si è prestata a questa umiliazione? Se Perotti sbaglia, l’ateneo dovrebbe replicare. Se Perotti ha ragione dovrebbe spiegare agli studenti che pagano costose rette perché ha legittimato una simile mistificazione il cui conto sarà pagato da tutti gli italiani.
Twitter @stefanofeltri