Ringrazio i commentatori che hanno letto le mie analisi sul voto e le hanno capite. Ma ringrazio soprattutto quelli che non le hanno lette o non le hanno capite (sono abituati a pontificare sulla presunta “linea” del Fatto quotidiano senza mai aprirlo: informarsi e tenere collegato il cervello costa fatica). E dunque mi scagliano addosso quella che ritengono un’accusa infamante: e cioè di essere da sempre all’opposizione, sempre in minoranza, mai schierato con i partiti di potere e con i governi di turno, mai sul carro dei vincitori (che peraltro hanno portato l’Italia in queste meravigliose condizioni), il che secondo loro farebbe di me un menagramo perché le mie idee “non vincono le elezioni”.

Questi poveretti non sanno quant’è bello e nobile ed eccitante combattere battaglie giuste, dunque generalmente di minoranza, nel Paese governato per 20 anni da Mussolini, per 40 dalla Dc, per 20 da Berlusconi e dai suoi cloni del centrosinistra, e ultimamente da un paio di palloni gonfiati molto passeggeri. Non conoscono l’ebbrezza di avere ragione in minoranza anziché avere torto in maggioranza. Ignorano che questa è la differenza fondamentale fra un politico, che deve misurarsi con il consenso popolare, e un giornalista, che deve misurarsi soltanto con i fatti e con le proprie idee conseguenti. Non sanno che un giornalista o sta all’opposizione di chiunque stia al potere, oppure semplicemente non è un giornalista: è qualcos’altro. Convinti di insultarmi a sangue, a loro insaputa mi fanno il più grande complimento che abbia mai ricevuto.

Grazie ancora di cuore, e mi raccomando: continuate così.

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