Il copyright miete nuove vittime. L’accordo tra Youtube e Rai, in base alla quale la televisione pubblica dal 2008 in poi ha consentito al gigante californiano la pubblicazione di video di sua proprietà (istituzionali e anche da parte di utenti non autorizzati) dietro il pagamento di un forfait, sarebbe saltato.

Se è  dovesse avverarsi ciò che è stato annunciato dai giornali la diatriba scaturirebbe dalla volontà della Rai di farsi pagare più soldi per i video di sua proprietà su Youtube e dalla circostanza che Google non intende cedere ad una concessionaria, come avrebbe richiesto la Rai, il controllo degli introiti pubblicitari presenti sul proprio portale.

Così messa appare quasi una reazione alla mancata entrata in vigore della webtax che avrebbe di fatto obbligato gli operatori esteri interessati a fare business in Italia a dotarsi di una concessionaria del Belpaese.

Il problema insomma sarebbe legato alla volontà della Rai di impadronirsi delle risorse pubblicitarie che potrebbero derivare dal traffico generato dagli utenti sul web, oltreché da una valutazione negativa da parte dell’azienda pubblica dell’entità del corrispettivo pagato da Youtube.

Quali fattori possono aver spinto in questa direzione?

E’ probabile che nella controversia abbia giocato da un lato la possibile prossima risoluzione positiva della causa Mediaset-Google (che è però ferma presso il Tribunale di Roma) per violazione di copyright, con il possibile “stratosferico” risarcimento che potrebbe derivarne ( si parla di 500 milioni di euro).

La Rai in epoca di spending review potrebbe immaginare di fare altrettanto rimpinguando le proprie esangui casse.

Dall’altra potrebbe avere giocato un ruolo importante anche l’entrata in vigore del Regolamento Agcom sul diritto d’autore ( seppur sub judice) che sta mostrando tutti i suoi limiti ma che potrebbe applicarsi a tutti i video presenti su Youtube, impoverendo di fatto la vera e propria cultura dello scambio che ha fatto la fortuna dell’internet. A questo punto pare proprio che la Rai sia intenzionata a proporre i contenuti sul proprio sito per attirare le attenzioni delle concessionarie di pubblicità. Ma è pronta la Rai ad accogliere tutti i contenuti da lei stessa prodotti sul web?

E i contenuti parziali? I video di pochi secondi? E cosa faranno i nostri connazionali sparsi nel mondo che speravano di trovare nel tubo le informazioni non presenti sul sito della Rai? E la partecipazione di qualche minuto ad un programma televisivo orgogliosamente ostentato sul proprio blog (ahimè è successo anche al sottoscritto) verrà rimosso dalla solerte Agcom?

La guerra del copyright, grazie anche a vicende come questa, si svelerà probabilmente per quello che è in verità, una questione di soldi che non ha alcun interesse per la diffusione delle informazioni. Informazioni che vengono considerate una “gallina pubblicitaria” dalle uova d’oro da difendere ad ogni costo.

Anche a costo di non trovare più le informazioni in rete.

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