Adesso che le acque si sono calmate, prima di tutto quelle interiori, è possibile fare alcune valutazioni sul periodo inaugurato in Italia e in Ue con il voto per le europee. Non sono tra quelli che hanno gioito per il trionfo di Renzi e non sono nemmeno tra i tifosi delusi del M5S. Di quest’ultimo dirò quello che penso da sempre e cioè che il primo dei suoi errori è stato quello di non avere permesso la nascita del governo Bersani. Avrebbero dato prova di maturità democratica e avrebbero potuto dall’esterno incidere sulle scelte dell’esecutivo. E forse qualcun altro starebbe ancora a fare il sindaco. Ma quel tempo è ormai archiviato.
La questione Lgbt cara all’Europa si riflette, poi, sulla politica nazionale. Renzi è divenuto premier con l’avallo di due milioni di elettori, in una consultazione non istituzionale. Chi gli diceva che era entrato da palazzo Chigi senza passare dal “via” elettorale, aveva torto e ragione allo stesso tempo. L’ex sindaco, adesso, di voti ne ha cinque volte e mezzo tanto. Un battesimo delle urne di tutto rispetto. E se quando è andato al governo promise, tra tutte le lune possibili, anche civil partnership, stepchild adoption e ius soli entro i primi cento giorni – dichiarando che Alfano lo avrebbe seguito su questo – adesso che ha un potere contrattuale enorme, ci si aspetta che anche queste riforme vengano fatte in tempi ragionevoli. Intervenendo, magari, anche sulla recente legge contro l’omo-transfobia e ritornando ad un testo più dignitoso. Perché oltre tre mesi sono passati e a parte qualche parlamentare del suo partito che ha fatto estendere l’assistenza sanitaria al proprio compagno da almeno un anno buono – giusto per non istigare negli animi il sospetto che, sebbene gay, i privilegi ti piacciono come ai politici eterosessuali – le restanti migliaia di coppie di fatto italiane stanno ancora aspettando.
Non abbiamo dubbi, noi militanti snob, intellettuali (pare sia il nuovo insulto del Pd 2.0) e inguaribilmente comunisti (ma senza rimpiangere D’Alema), che la rappresentanza Lgbt di fede renziana non avrà remore a fare pressioni in tal senso, magari senza pensare di finire ad ogni costo su una poltrona o a rimanerci il più a lungo possibile. Pare infatti che certe preoccupazioni distraggano dall’obiettivo finale. Si ripassi un po’ di cronaca parlamentare, a tal proposito.
La gay community, infine, si rassegni: la strada della piena uguaglianza – quella che porta i nomi di matrimonio e adozione, per capirci – ha subito una deviazione, forse definitiva, verso legislazioni ad hoc. Roba segregazionista da Europa degli anni novanta, ma pare che l’omosessuale italiano, che il Pd lo vota anche tutto felice, non abbia problemi a percepirsi come soggetto diversamente rispettabile. Una preghiera tuttavia, visto che dobbiamo entrare nel palazzo dell’uguaglianza dalla porta di servizio: che almeno i tempi di ingresso e il menu delle leggi previste siano quelli concordati già ai tempi delle primarie. Perché ok, passi pure che siamo persone a dignità limitata, ma proprio per questo la pazienza dovrebbe essere finita. Poi non ho dubbi che con Renzi al 40,8% anche questa è cosa ormai fatta. Voi no?