“Metteremo fine a questo terrore”. A dirlo è il neo eletto presidente ucraino Petro Poroshenko, che ha assicurato il suo massimo impegno per reprimere i separatisti nell’Est. “Questa è una vera guerra – ha detto in un’intervista al tabloid Bild – mossa contro il nostro Paese. Posso dirvi che l’operazione (contro i filorussi, ndr) alla fine è davvero iniziata”. L’obiettivo, ha spiegato, è di catturare i militanti e di processarli. “Parleremo con Putin – ha aggiunto – per distendere la situazione e occuparci della pace”. 

Intanto, il leader dei separatisti filorussi Denis Pushilin ha ribadito la richiesta a Mosca di far entrare nella Federazione l’autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk. “Siamo russi e questo è il motivo per cui veniamo uccisi – ha detto in un videomessaggio – Vogliamo diventare parte della Russia, aiutateci a mettere fine a questo genocidio”. All’ultimatim lanciato da Kiev, che intimava ai ribelli di lasciare “la città”, il leader filorusso ha risposto: “Non combatteremo fino alla fine, ma fino alla vittoria”. I filorussi non intendono indietreggire. Un concetto ribadito anche dal premier Alexander Borodai poco in una conferenza stampa in un albergo della città. I ribelli hanno imposto il coprifuoco dalle 20 alle 6 del mattino in tutta la città, come annunciato già ieri. Intanto aerei militari sorvolano Donetsk, mentre raffiche di mitragliatrici risuonano nei pressi della sede dell’Sbu, i servizi segreti ucraini. A riferirlo sono numerosi testimoni oculari. La sede si trova nei pressi del palazzo dell’amministrazione, occupata dai separatisti. Si combatte anche a Sloviansk, dove alcune persone sono rimaste ferite in una zona residenziale per dei colpi di mortaio esplosi dalle truppe di Kiev. L’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) ha annunciato di aver perso i contatti con un secondo team di osservatori nella zona di Donetsk, teatro dell’offensiva militare di Kiev contro i ribelli secessionisti. Il gruppo comunque “è al sicuro” precisa la Bbc. Di una prima unità si sono perse le tracce da lunedì sera.

Ribelli annunciano elezioni a Lugansk – La leadership della autoproclamata Repubblica popolare di Lugansk, nell’est dell’Ucraina, ha annunciato l’intenzione di tenere a settembre elezioni parlamentari. “Presumibilmente – ha detto il premier Vasily Nikitin – terremo il voto per il Consiglio supremo il 14 settembre”, insieme a quelle per i consigli municipali. La Repubblica popolare di Lugansk e quella di Donetsk sono state proclamate dopo il referendum dell’11 maggio scorso convocato dai separatisti filorussi.

Le reazioni internazionali – L’azione dell’esercito nell’est dell’Ucraina sta “spingendo la situazione a un punto morto, rendendo più difficile organizzare un dialogo”. Lo ha dichiarato il consigliere agli Affari esteri del presidente Vladimir Putin, Yuri Ushakov. Le azioni della Russia in Ucraina “ci hanno ricordato i giorni in cui i carri armati russi entravano nell’Europa orientale. Ma questa non è la Guerra Fredda, la nostra capacità di orientare l’opinione mondiale ha isolato immediatamente Mosca”. È quanto rivendicato Barack Obama, nel discorso a West Point, citando quanto avvenuto in Ucraina come un esempio di quanto sbagli chi “critica e minimizza l’efficace dell’azione multilaterale” e la considera, come spesso viene rinfacciata al presidente democratico dai repubblicani, “un segno di debolezza”.

Gli attivisti non lasciano il Maidan – Dopo sei mesi di presidio nella piazza centrale di Kiev, simbolo della protesta filo occidentale, durante la notte è cominciata la rimozione delle tende, come chiesto dal neo sindaco, Vitali Klitscho. Uno smantellamento auspicato anche da Mosca. Gli addetti del Comune di Kiev sono riusciti a toglierne solo alcune, nelle aree marginali del Maidan. Ma gran parte dell’“accampamento” rimane, come ha potuto constatare l’Ansa sul posto. I militanti non sembrano per nulla intenzionati a sgomberare, anzi, promettono di restare “sino alla fine”, ossia fino a quando non vedranno i primi risultati concerti del nuovo presidente eletto Petro Poroshenko. A Kiev però sta cambiando l’atteggiamento della stampa verso questa tendopoli permanente: alcuni media, tra cui Canale 5 (di proprietà dello stesso Poroshenko), danno spazio alle lamentele della gente comune per un centro cittadino ancora occupato da tende, bivacchi e barricate.

Putin è pronto a negoziare con Kiev sul gas – “Spero che non si arrivi alla situazione in cui dovremo passare ai pagamenti anticipati“, ha detto ancora Vladimir Putin dopo che il ministro dell’Energia Alexander Novak gli ha illustrato la proposta dell’Unione Europea per risolvere la disputa sul gas con l’Ucraina. “Il governo deve stabilire quello che è disposto a fare” se l’Ucraina accetta il piano, ha detto poi il presidente russo che ha esortato Kiev ad iniziare a pagare. L’Ucraina ha detto che inizierà a pagare gli arretrati solo se la Russia accetta un prezzo temporaneo di 268,5 dollari per mille metri cubi, ha affermato il ministro dell’Energia ucraino, Yuri Prodan, ricordando che questo era il prezzo nel primo trimestre prima che Gazprom lo aumentasse dell’81%.

Arriva in Italia la salma di Rocchelli – Arrivato alle 17 a Ciampino il feretro di Andy Rocchelli, il fotoreporter italiano ucciso in Ucraina. Ad attendere l’aereo, su cui viaggiavano anche i famigliari e alcuni colleghi del fotoreporter, c’era il ministro degli Affari esteri, Federica Mogherini. La camera ardente sarà allestita nei locali del seminario di Pavia. “Verrà accolto nei locali del seminario di Pavia – afferma all’Adnkronos il sindaco di Pavia Alessandro Cattaneo – Io avevo messo a disposizione anche la chiesetta comunale sconsacrata, ma l’importante è l’obiettivo: dare la possibilità alla cittadinanza di offrire un ricordo, commosso e sentito, per un atto terribile di violenza che ha colpito un nostro concittadino”.

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