La Cassazione ha stabilito che le pene definitive per piccolo spaccio di droga dovranno essere riviste al ribasso. Si tratta di una decisione che potrebbe avere ripercussioni anche sul numero di detenuti nelle carceri italiane. Come spiegano le fonti della Suprema Corte, infatti, “potranno uscire dal carcere migliaia di detenuti condannati per piccolo spaccio, qualora venisse accolta la loro richiesta di revisione del trattamento sanzionatorio”. Tuttavia la Cassazione precisa che “non si possono avvantaggiare i detenuti condannati in via definitiva per spaccio di droghe pesanti commesso con l’associazione a delinquere“. In base alle ultime stime, comunque, ci sono circa 5.000 detenuti per spaccio di droghe pesanti in associazione, mentre circa 9.000 sono in carcere per spaccio di lieve entità. Saranno questi ultimi a poter chiedere il ricalcolo della pena ai giudici dell’esecuzione.

Dopo che la Corte Costituzionale ha dichiarato l’incostituzionalità della Fini-Giovanardi, la Cassazione ha sancito che questa pronuncia travolge il giudicato e dunque dovranno essere riviste al ribasso le pene per chi è già stato condannato in via definitiva secondo le norme previste. La Cassazione presieduta dal primo presidente Giorgio Santacroce, hanno preso questa decisione accogliendo un ricorso della procura di Napoli contro la decisione del tribunale che aveva negato a un condannato recidivo per piccolo spaccio di ottenere il ricalcolo della pena a seguito della sentenza della Consulta che nel 2012 aveva dichiarato incostituzionale la norma della Fini-Giovanardi che vietava la concessione delle circostanze attenuanti prevalenti nel caso di recidivi.

Sulla questione è intervenuto lo stesso Carlo Giovanardi, secondo il quale la pronuncia non implica alcuna “rivoluzione”, d’altronde “è appena entrata in vigore una nuova legge che stabilisce che lo spaccio di qualsiasi sostanza, che si tratti di cannabis o eroina, comporta la reclusione da sei mesi a quattro anni. Quest’intervento potrà forse avere ripercussioni sul sovraffollamento carcerario, ma non saprei quantificare in che misura”, ha concluso. 

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