Walter Ganapini, chiamato dall'ex governatore Antonio Bassolino alla guida dell'assessorato all'Ambiente, e due dirigenti della Regione dovranno risarcire un danno erariale di 9.081.087 euro. L’accusa è quella di non aver riscosso le multe per le violazioni al codice dell’ambiente. La sentenza è stata depositata il 5 maggio
Era stato tra i fondatori di Legambiente e per un periodo anche presidente di Greenpeace. Così quando nei primi mesi del 2008 il Governatore della Campania Antonio Bassolino si ritrovò con l’assessore regionale all’Ambiente Luigi Nocera arrestato per le note vicende dei Mastella, pensò a lui, a Walter Ganapini, un big dell’ambientalismo nostrano, per rilanciare e riqualificare un assessorato travolto dallo scandalo Udeur e dall’emergenza rifiuti. E ripulirne un po’ l’immagine.
È andata a finire male. La Corte dei conti della Campania ha condannato Ganapini e due dirigenti della Regione a risarcire un danno erariale di 9.081.087,00 euro. L’accusa è quella di non aver riscosso le multe per le violazioni al codice dell’ambiente. La sentenza è stata depositata il 5 maggio. Un sequestro conservativo sta per essere tramutato in pignoramento.
Ganapini è stato assessore regionale per due anni, fino al marzo 2010. Di lui si ricorda la denuncia di presunte pressioni ricevute dai servizi segreti per non divulgare notizie che avrebbero screditato l’azione del commissariato per l’emergenza rifiuti. E il tentativo di rivitalizzare l’impiantistica del trattamento spazzatura al collasso. Prima che le Fiamme Gialle e la Corte dei conti accendessero un riflettore sulla mancata riscossione delle sanzioni pecuniarie correlate alle violazioni ambientali. Si tratta di un’inchiesta condotta dal Nucleo Tributario della Guardia di Finanza di Napoli, aperta nel 2012, e relativa alla prescrizione di 1023 verbali di accertamento elevati nel periodo tra il 2002 e il 2005, redatti dai Nas, dall’Arpac, dalle Asl, nei confronti dei gestori dei depuratori delle acque reflue e dei titolari di scarichi abusivi. “Era infatti compito dei competenti uffici regionali – si legge in una nota della Finanza – provvedere a determinare la misura della sanzione, con conseguente notifica ai trasgressori della “ordinanza-ingiunzione””.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, accolta dalla Corte dei conti, una delibera di giunta regionale del 2000 aveva affidato a un’apposita “Unità Operativa” la gestione delle attività istruttorie finalizzate alla quantificazione delle sanzioni pecuniarie. “Unità operativa” poi soppressa nel 2007 dal Coordinatore pro-tempore del Settore Ecologia della Regione con proprio provvedimento. Da lì il vuoto. La mancata individuazione di una struttura alternativa all’interno dell’Ente alla quale delegare le funzioni ha comportato la prescrizione dei 1.023 verbali di accertamento e delle relative sanzioni amministrative. Che dovevano essere destinate al risanamento e alla riduzione dell’inquinamento delle acque.