Mettete il mestiere più vecchio del mondo, aggiungeteci il web e un pizzico di voyeurismo/selfie, mescolate per bene con tanti soldi, ed ecco a voi i Titcoin. L’idea è partita dal sito hard Pornhub e consiste nel pagare qualsiasi cosa, e dico qualsiasi cosa (dal pane alle scarpe) con una foto delle proprie poppe. Traduco per i non poliglotti: seno. I commercianti che aderiranno all’iniziativa, praticamente, metteranno un logo in vetrina in bella vista (tipo: si accettano tette) in modo che la donna squattrinata potrà comprare in piena tranquillità, economica s’intende. Si farà il suo bel giro di shopping e alla cassa to’, ecco un paio di tette da fotografare che verranno pubblicate su Pornhub. Il sito hard ricompenserà il valore della merce all’audace commerciante.
Per ora, tutto è solo sulla carta, ma l’iniziativa bizzarra (non me la sento di definirla anti-crisi) sembra partirà a breve. Domanda: in base a cosa è misurato il valore delle tette? No, perché io ho una seconda scarsa e rischio di pagarci a stento una ciriola con la mortadella. Se le quotazioni saranno “sull’abbondanza” della donna, noi popolo delle retromarcia, prendiamo una bella fregatura. Chi ha una quarta, invece, potrebbe valere anche un paio di Jimmy Choo, io, con la mia seconda posso permettermi un paio di ciabattine col peluche a via Sannio, forse.
Poi, vi dirò, un dubbio atroce mi assale, che non ci dormo di notte: chi ha il seno rifatto è una truffatrice? E’ come se pagasse con i soldi falsi? Se è così, quelli di Pornhub stanno freschi, tra noi sottodotate e quelle che vanno avanti a botta di protesi, il commercio sarebbe scarsino. E che dire delle signore carampane che hanno un paio di tette un po’… decadenti? Sul sito non si possono di certo mettere, rischio click in discesa. Ma i sindacati stanno già sul piede di guerra: si chiama discriminazione tettologica.
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