L’ucronia, cioè la creazione di un percorso alternativo della Storia, è uno dei grandi classici della letteratura internazionale. In particolare la vittoria dell’Asse durante la Seconda Guerra Mondiale ha solleticato la fantasia di molti narratori, compreso il geniale Philip K. Dick che, ne La Svastica sul Sole, ci ha raccontato le vicende di un’America dominata dai nazisti e dall’Impero giapponese. Wolfenstein: The New Order, sviluppato da MachineGames e pubblicato da Bethesda, segue esattamente lo stesso filone, facendoci calare nei panni di un soldato americano che, dopo aver passato quasi vent’anni in un manicomio polacco, si risveglia negli anni ’60 per scoprire che i nazisti hanno bombardato Manhattan e occupato tutto il mondo. Inutile dire che il nostro compito sarà farci strada nell’Europa dominata della croce uncinata cercando, insieme a uno sparuto gruppo di resistenti, di rovesciare il regime di Hitler.
La saga di Wolfenstein è un monumento della storia dei videogiochi. Nata nel 1981 come avventura grafica, ha avuto il suo massimo successo con Wolfenstein 3D uscito nel 1992 e sviluppato dal geniale John Carmack, all’epoca giovane e misconosciuto programmatore che, con il suo gioco, ha tracciato le fondamenta di tutti gli sparatutto moderni. Oggi, dopo ventidue anni e molti tentativi di rilanciare la serie andati a vuoto, MachineGames ha ripreso in mano il progetto abbandonando l’ambientazione guerresca e portandoci in una terribile ucronia, dove i Beatles cantano in tedesco e il loro maggiore successo si intitola “L’U-Boot blu“. Gli sviluppatori hanno fatto uno straordinario lavoro di caratterizzazione scenica inserendo nel gioco tutta una serie di piccoli indizi che, una volta assemblati, permettono di costruire un affresco piuttosto complesso di come le cose abbiano iniziato ad andare male durante la guerra.
Nella linea temporale di Wolfenstein: The New Order, gli scienziati nazisti sono arrivati per primi nella corsa per l’energia atomica e non hanno esitato nemmeno un minuto a usare la bomba per piegare le resistenze degli Alleati. Oltre alla definizione degli eventi storici, però, i designer hanno voluto costruire una vera e propria controsocietà nazista, immaginando l’evoluzione della cultura popolare e delle abitudini dei cittadini sotto un governo totalitario. Ascoltando i discorsi per strada si sentono delatori che denunciano i vicini di casa, vediamo le “razze inferiori” schiavizzate e sottomesse, i campi di concentramento che fanno parte della normalità mentre, a quanto pare, la Cina e la Russia sono pressoché totalmente anarchiche e ingovernabili.
Recuperando la lezione del suo illustre predecessore, Wolfenstein: The New Order propone un approccio opposto rispetto a quello degli sparatutto moderni. Laddove giochi come Call of Duty, Titanfall o Battlefield si basano sulla gestione delle coperture e sull’accoppiata avanzamento/attacco, MachineGames ha deciso di buttare tutto a mare, consegnandoci un titolo che premia l’attacco coraggioso. Non avremo problemi a maneggiare due fucili a pompa contemporaneamente e il nostro protagonista può incassare molti più proiettili di qualsiasi soldatino nazista gli capiti sotto tiro. Il risultato finale è una sorta di Die Hard contro i nazi decisamente gustoso, capace di offrire ore e ore di divertimento genuino senza però rinunciare a una trama e a una contestualizzazione non banali e piuttosto affascinanti. Wolfenstein: The New Order rilancia alla grande la saga e, soprattutto, propone un approccio al mondo degli sparatutto lontano da quello che si è imposto negli ultimi anni. Per questo, potrebbe essere una gradita sorpresa anche per chi, magari, è “nato” con Call of Duty.
Wolfenstein: The New Order è disponibile per PC, Playstation 4, Xbox One, Playstation 3 e Xbox 360.
Articolo a cura di Nicolò Carboni