Secondo il Quotidiano della Basilicata i pm vogliono capire perché la primogenita di Vito De Filippo, numero due del ministero della Salute e segretario regionale del Pd, abbia prima ricevuto e poi rinunciato a finanziamenti per la sua ditta. Al momento non si sa se ci sono iscritti nel registro degli indagati
Ci potrebbero essere nuovi guai all’orizzonte per il sottosegretario alla Salute Vito De Filippo. Per l’ex presidente della Regione Basilicata il 31 ottobre inizierà il processo per peculato nato dall’inchiesta sull’uso di fondi per le spese politiche e di rappresentanza durante la scorsa legislatura. De Filippo spese più di 2mila euro in francobolli (guarda), e per questo è stato rinviato a giudizio. Ma adesso la Procura di Pescara vuole capire se ci sono state irregolarità sull’assegnazione dei soldi da parte della Regione per l’insediamento dei giovani agricoltori, e l’ammodernamento delle imprese agricole del fondo europeo per lo sviluppo rurale.
A darne notizia è stato il “Quotidiano della Basilicata” secondo cui la Squadra mobile di Potenza è tornata negli uffici della Regione per acquisire tutta la documentazione e le varie delibere firmate dalla Giunta. In sostanza, i sostituti procuratori Laura Triassi e Francesco Basentini vogliono vederci chiaro sui finanziamenti ricevuti dalla “Marmaros società agricola srl” di Sant’Arcangelo, che è la ditta della primogenita di De Filippo. Non si sa ancora se ci sono iscritti nel registro degli indagati. Una cosa è certa: nel novembre 2012, la Marmaros ha partecipato al bando approvato due mesi prima dalla Giunta (presieduta da De Filippo, all’epoca governatore della Regione) assieme ad altre 413 aziende lucane. In ballo c’erano 8 milioni e 300mila euro disponibili, che poi sono lievitati a 20.
Anche se la figlia di De Filippo, il 30 aprile scorso, ha rinunciato ai finanziamenti della Regione, la Procura vuole verificare tutte le delibere che hanno portato ai contributi alla Marmaros e all’approvazione di un’altro progetto da 250mila euro complessivi di cui 150 finanziabili dall’Ente diretto fino a pochi mesi fa dal padre e segretario del Pd lucano. La “dichiarazione di rinuncia del beneficiario” ha portato alla seconda revoca in 5 mesi del provvedimento di concessione alla ditta della primogenita di De Filippo. Questo, evidentemente, ha aumentato i sospetti della Squadra mobile che ha notificato le prime convocazioni alle persone informate sui fatti.