In Città Vecchia a Taranto, dal lato del Mar Piccolo, c’è un palazzo che si affaccia sul porto, tra il viavai dei pescatori di cozze. Il comune lo aveva acquistato per farne un ostello con ristorante. Come in tante storie non solo tarantine, l’ostello non si è mai fatto e l’edificio ha cominciato a risentire dei segni del tempo, fino a quando un gruppo di giovani cittadini non ha deciso di occuparlo per prendersene cura.

Lo scorso marzo abbiamo fatto tappa in città, dove una di noi è nata: ci attendevano tre presentazioni di Vivere Senza Slot, una delle quali si è tenuta in quello stabile. Quando ci siamo passati la prima volta, c’erano dei bambini del quartiere impegnati a fare i compiti: una delle tante attività che “gli occupanti” organizzano per gli abitanti, per quelli che vivono tutti i giorni respirando i veleni dell’Ilva. Al piano terra c’è una biblioteca, che in poco tempo è diventato uno spazio militante dove si svolgono molte iniziative di lotta: contro ogni speculazione, con l’obiettivo di consentire ai tarantini di rivivere l’isola, sottraendola a privati che come sciacalli gufano la morte del vecchio borgo per potersi accaparrare la svendita di spettacolari stabili storici. Film già visto.

La Biblioteca Popolare cerca di mettere in pratica uno dei nostri primi slogan: È la lotta e non la fortuna che ti cambia la vita. La lotta contro l’azzardo deve partire dai luoghi della vita di ogni giorno. 

Terminato il giro di presentazioni a Taranto, ci è toccato ritornare a Pavia. Abbiamo preso un volo low-cost di una nota compagnia irlandese famosa per le campagne pubblicitarie politicamente scorrette. In un’ora e mezza di viaggio, abbiamo assistito a una trasformazione che sa di fantascientifico.

gratta-vinciCome in un fumetto di Stan Lee, non abbiamo neanche il tempo di slacciarci le cinture che hostess e steward svestono i panni impomatati e severi dei professionisti addetti alla sicurezza e al comfort dei viaggiatori per vestire magicamente quelli di croupier volanti. Il tutto annunciato in pompa magna da squilli di tromba nelle casse che incombono sulle teste dei passeggeri. Mazzi di gratta e vinci si materializzano assieme agli immancabili POS per pagare comodamente con carta di credito. Le novelle dee bendate ci tengono subito a sottolineare, voce suadente, che acquistandoli si farà tanta beneficenza! Alla compagnia blu e gialla, soprattutto. Ma anche a un ospedale pediatrico italiano, che visti i continui tagli alla Sanità pubblica necessita di carità per andare avanti. Associare i bambini malati ai gratta e vinci è un modo per coprire con una patina di umanitarismo la reale natura dell’operazione, com’è avvenuto per la ricostruzione delle case a L’Aquila dopo il sisma del 2009, che nelle intenzioni del governo doveva essere finanziata con le entrate dell’azzardo. In questo caso, l’umanitarismo è un ottimo espediente anche per rimpolpare gli scarni stipendi a hostess e steward oltre che i profitti della compagnia. Infatti questi lavoratori ricevono un salario fisso, ma se ne devono procacciare una parte variabile che dipende da quanti gratta e vinci, panini e profumi vendono a bordo, trasformazione in croupier inclusa. Quando ci passano accanto, proponendoci cinque biglietti al prezzo di tre, noi cerchiamo di trattenerci dal rispondere male, consapevoli che il vero problema andrebbe risolto negli uffici a Dublino e non per aria.

Giunti a destinazione, abbiamo dato un’occhiata alle condizioni generali di vendita di questi gratta e vinci. A fornirli alla compagnia aerea è la connazionale Brandforce, una società a responsabilità limitata che sul suo sito si descrive come “un’azienda leader nel settore delle strategie di marketing e del business development”. Abbiamo scoperto, proprio al punto 2 delle condizioni, che “Le schede possono essere vendute solo su voli internazionali”. Visto che la compagnia sorvola su almeno una delle clausole, ci si può chiedere quali siano le modalità per controllare il rispetto di tutte le altre. Come facciamo a essere sicuri, ad esempio, che non vengano venduti tagliandi a minorenni (punto 1)?

Nelle nostre teste due immagini continuano ad accostarsi: da un lato quella dei fumi dell’Ilva che rovinano la salute dei Tarantini e riempiono le tasche di chi trae profitto da questo malaffare; dall’altra il fumo negli occhi rappresentato dal miraggio del guadagno facile dei gratta e vinci, un fumo metaforico che però rovina realmente la salute di chi acquista i grattini e aumenta i fatturati di chi sfrutta questo business.

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