Cronaca

Appalti grandi eventi, sequestrato il Salaria sport village di Diego Anemone

Sono state requisite le 9 società che gestiscono le attività all'interno del centro romano, diventato celebre per la vicenda dei "massaggi" all'ex capo della protezione civile Guido Bertolaso. Il valore della struttura e di circa 200 milioni di euro. Il tribunale ha fissato per il 23 giugno prossimo l'udienza davanti alla III sezione penale, il contraddittorio tra le parti in ordine alle misure personali e patrimoniali

Sequestrati dalla Guardia di Finanza di Roma il Salaria sport village di Diego Anemone e le 9 società che gestiscono le attività al suo interno, per un valore di 200 milioni di euro. Il provvedimento avviene nell’ambito dell’inchiesta “grandi eventi”. Il centro sportivo romano era diventato celebre per la vicenda dei “massaggi” a Guido Bertolaso. Uno dei benefit che, secondo i pm, l’ex capo della protezione civile avrebbe accettato dal costruttore, insieme a somme di denaro, per influenzare alcuni dei maggiori appalti degli ultimi anni: dai Mondiali di nuoto a Roma del 2009 al G8 della Maddalena, fino alle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia. 

L’indagine è nata a Firenze nel 2010, poi è stata trasferita a Perugia e infine a Roma. Nel settembre 2013, con l’accusa di corruzione, Bertolaso è stato rinviato a giudizio insieme ad Anemone. Quest’ultimo accusato anche di associazione a delinquere con un altro membro della “cricca”, l’ex presidente alle opere pubbliche Angelo Balducci e ad altre 15 persone. 

Il sequestro è stato disposto dal tribunale di Roma su richiesta della procura della Repubblica della Capitale. Gli approfondimenti svolti dal nucleo di polizia tributaria hanno permesso di ricostruire nel dettaglio come le società “abbiano potuto beneficiare di flussi finanziari per oltre 30 milioni di euro ottenuti dalle imprese del gruppo Anemone”, secondo gli investigatori, grazie al sistema di spartizione degli appalti pubblici. Dalle indagini è emerso come tali fondi siano stati utilizzati per realizzare il progetto di reinvestimento dei capitali, che ha consentito all’imprenditore di acquisire il Salaria sport village, complesso sportivo che si estende su una superficie di circa 170mila metri quadrati e che comprende 8 distinti fabbricati. “Dal meccanismo estesissimo di corruzione è derivato per Anemone un esponenziale arricchimento e la trasformazione da imprenditore di modeste dimensione a dominus di fatto di un gruppo societario di grande rilievo, che si è visto aggiudicare nel periodo 1999-2009 appalti pubblici per 450 milioni di euro”. È quanto scrivono i giudici del tribunale di Roma nel decreto di sequestro del centro sportivo romano e delle società del gruppo riconducibile all’imprenditore. Per i giudici Anemone “avvalendosi anche della collaborazione del fratello Daniele ha realizzato – scrivono nel decreto di sequestro – unitamente ad Angelo Balducci un “sistema gelatinoso” di assegnazione dei maggiori appalti pubblici degli ultimi anni”. Un modu operandi connotato da “procedure semplificate e meno trasparenti nella selezione delle imprese aggiudicatarie sebbene per importi elevatissimi. Poteri in capo all’apposito Dipartimento costituito presso la Presidenza del Consiglio definiti dagli stessi interessati: ‘patente per uccidere'”. 

Il nucleo di polizia giudiziaria dei vigili urbani di Roma aveva già sequestrato alcune strutture del Salaria sport village nel maggio 2009, nel corso dell’inchiesta sulle piscine per i mondiali di nuoto. I sigilli riguardarono due palazzine, la vasca olimpionica, la foresteria e scattarono perché, secondo il gip di Roma, le costruzioni erano state fatte senza i necessari permessi e il provvedimento del commissario straordinario della rassegna non poteva essere considerato equivalente a una delibera pubblica amministrazione. Per i Mondiali fu concessa la “facoltà d’uso per motivi di pubblica utilità“. Le strutture furono poi dissequestrate dal tribunale del Riesame nel 2012. Il processo per questa vicenda si è concluso il 30 aprile del 2013 con l’assoluzione di tutti gli imputati. Secondo i giudici non ci furono né abusi edilizi e né violazione delle norme paesaggistiche. Nel 2012 un secondo provvedimento nel corso dell’inchiesta Grandi ha colpito le proprietà del costruttore romano, a cui sono stati sequestrati beni per oltre 32 milioni di euro, fra cui alcune palazzine nel comprensorio del centro sportivo.

“Abbiamo preso atto del sequestro notificato oggi dalla Guardia di Finanza”, afferma l’amministratore unico del Salaria Sport Village, Stefano Morandi. “Non sono stati apposti i sigilli pertanto l’attività del Salaria non ha subito alcuna interruzione e proseguirà regolarmente, secondo la normale programmazione sportiva e sociale”. Nella sostanza, conclude, “si tratta di una duplicazione dei sequestri già in atto, tanto è vero che sono stati nominati gli stessi amministratori giudiziari”.

Il tribunale ha fissato per il 23 giugno prossimo l’udienza davanti alla III sezione penale, il contraddittorio tra le parti in ordine alle misure personali e patrimoniali.